giovedì 2 aprile 2015

Lavoro di rete ed approccio relazionale: capacità di azione ed empowerment nei processi di aiuto. Fabio Fogheraiter

Lavoro di rete ed approccio relazionale:
capacità di azione ed empowerment
nei processi di aiuto. Fabio Fogheraiter
 

Il sociale presuppone la capacità di azione dei soggetti ai quali si rivolge.
Il sanitario presuppone invece l’incapacità di azione dei soggetti ai quali si rivolge, in quanto nella logica della sanità si diceva che quanto più il paziente ha la pazienza di sopportare senza agire, tanto meglio é. L’operatore sociale deve aiutare le persone che si rivolgono a lui, tenendo presente che conta la capacità di azione degli utenti, anche se è una capacità che evidentemente non c’è. Secondo Folgheraiter guardare la capacità di azione di chi non ne ha vuol dire: superare il concetto di utente, pensare simultaneamente che l’utente c’è e non c’è (ovvero che è un’entità che non la si trova da una “parte sola”); superare il concetto di esperto, pensare simultaneamente che l’esperto c’è e non c’è (anche questa entità non è da una “parte sola”). La relazione di aiuto classica è basata sull’idea che da una parte della scrivania siede l’esperto e dall’altra colui che ha bisogno di aiuto. In realtà dobbiamo guardare al di là delle apparenze, dobbiamo riuscire a vedere che l’utente e l’esperto siedono contemporaneamente di qua e di là. Superare l’idea che ci sia un oggetto del lavoro sociale, cioè  una persona da modificare, superare l’idea che l’operatore abbia uno schema predefinito.
( L’operatore deve avere delle direzioni in testa ma non obiettivi).
Le risorse dell’operatore sociale sono le risorse dell’utente.
Nel sanitario  se mi fratturo il polso, tutto sta nelle mani del medico che utilizza le risorse dell’ambiente clinico.
Nel sociale l’utente porta la conoscenza vissuta, diretta del problema che, anche se troppo coinvolta e confusa, ci permette di comprendere la vera entità del problema. A volte l’utente ha già in mente un’ idea di una possibile risoluzione e spiega all’assistente sociale, anche senza volerlo, implicitamente quali sono le risorse su cui si può basare per l’intervento.
IL LAVORO DELLA RETE è l’esperienza della rete di fronteggiamento (coping) che si struttura naturalmente, lavoro o sforzo che fanno persone/operatori che si danno da fare in collegamento tra loro, in vista di qualche condivisa finalità.
Tali persone si definiscono”AGENTI INFORMALI”.
IL LAVORO DI RETE è un lavoro indirizzato verso la rete naturale, la quale già lavora per conto suo. Rete messa in atto dall’operatore che opera insieme ad altri professionisti.

 R.M.

1 commento:

  1. Ciao ogni corpo,

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