domenica 29 marzo 2015

La politica di coesione economica e sociale nell’Unione Europea…..

La politica di coesione economica e sociale nell’Unione Europea…..


La politica di coesione economica e sociale è una politica che mira a ripartire le risorse finanziarie a livello centrale attraverso interventi politici e finanziari per la promozione dello sviluppo delle regioni in difficoltà economica. Questa politica non era prevista nel trattato di Roma del ’57, ma  prevedeva la promozione di uno sviluppo armonioso delle attività economiche e più strette relazioni tra gli stati membri, fu   successivamente l’Atto Unico Europeo 1987 nel titolo V ad  introdurre la Politica di Coesione Economica e Sociale  al fine di permettere alle regioni in ritardo o in declino industriale di trarre beneficio dal dinamismo dal nuovo grande Mercato Unico Europeo. Quindi nell’Atto Unico Europeo la nuova Politica di Coesione economica e Sociale si identifica con la Politica Regionale Comunitaria  destinata a recuperare il divario di sviluppo che esiste tra le varie regioni europee, sarebbe stato + logico chiamarla Politica Regionale  ma il termine regionale avrebbe potuto generare un equivoco poiché  per regioni si intende quella porzione di territorio nazionale in cui può essere diviso uno stato, ma non tutti gli stati membri europei al loro interno sono divisi in regioni così per ovviare a questo problema si è deciso di chiamarla Politica di Coesione Economica e Sociale dove coesione vuol dire proprio eliminare il divario tra  una regione e l ‘altra e quindi tra le società stesse.
La politica di coesione è innanzitutto una politica di solidarietà, infatti, essa intende stimolare a livello comunitario gli interventi in grado di consentire alle regioni in difficoltà di superare + agevolmente il proprio svantaggio.   Nel momento in cui fu istituita la Politica di coesione fu inserito nell’Atto Unico che questa politica per esistere aveva bisogno di fondi.
Furono realizzati numerosi interventi nelle regioni grazie al cofinanziamento dei fondi europei denominati <<fondi strutturali>>, così chiamati perché erano istituiti al servizio delle politiche strutturale, come quella che riguardava le strutture agricole, sociali, dell’occupazione, e quella regionale.
 Oggi i fondi strutturali che consentono all’unione europea di concedere aiuti finanziari a programmi pluriennali di sviluppo regionale negoziati fra le regioni, stati membri, la commissione sono 4:
1-      Fondo Sociale Europeo FSE nasce nel 1960 favorisce l’adeguamento della popolazione attiva ai mutamenti del mercato dell’occupazione  e all’inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie svantaggiate;
2-       Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola FEOGA nasce nel 1962 finanzia il settore agricolo principalmente nelle regioni che presentano un ritardo nello sviluppo operando nel quadro della Politica Agricola Comune PAC;
3-      Fondo europeo di Sviluppo Regionale FESR nasce nel 1975 finanzia le infrastrutture, gli investimenti produttivi intesi a creare posti di lavoro e i progetti di sviluppo locale e corregge gli squilibri tra le regioni.
4-       strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP) che finanzia la riforma strutturale del settore della pesca.
Il Fondo sociale europeo FSE
Il FSE ha il compito di utilizzare in modo efficace il potenziale dei lavoratori per contribuire al miglioramento delle opportunità di impiego, inizialmente serviva soprattutto finanziare misure di trasferimento e riqualificazione,  all’art. 123 del Trattato di Roma   attribuisce al FSE il compito di utilizzare in modo efficace il potenziale dei lavoratori contribuendo al miglioramento delle opportunità di impiego.
Il FSE erogava contributi determinati con un sistema indiretto, che nel rispetto dei requisiti individuati dal consiglio, venivano concessi alle autorità nazionali, ma non ai lavoratori, poiché l’originario regime di intervento del FSE era caratterizzato da un sistema di rimborsi delle spese affrontate dagli stati membri, sia x sostenere i lavoratori destinati a cambiare lavoro a seguiti di riconversione industriale, sia per concedere aiuti in ccaso di riduzione o sospensione temporanea dell’attività lavorativa.
Nel 1971  si ha la 1° Riforma del FSE da una decisione del Consiglio 66/1971 dove :
-          vengono incrementate le risorse alle regioni caratterizzate da grave squilibri occupazionali;
-          viene favorita la formazione di manodopera qualificata
-          vengono sostenute le categorie di lavoratori + vulnerabili quali i disabili, anziani,donne e giovani.
Nel 1977 si ha la 2° Riforme del FSE da una decisione del Consiglio 801/1977 dove:
-sia amplia la categoria dei beneficiari del sostegno del FSE;
-si intensifica l’impegno nelle regioni svantaggiate.
Nel 1983 si ha la 3° Riforma del FSE da una decisione del Consiglio 516/1983 dove:
            -si rafforza la concentrazione degli interventi;
            -si riserva maggiore attenzione alla programmazione dell’occupazione giovanile;
            - viene aumentato il contributo del FSE per gli operai privati (sempre in merito ai requisiti  
              stabiliti dal consiglio).
Negli anni ottanta l’impegno finanziario della comunità x ridurre i divari strutturali esistenti tra le sue regioni si era rilevato inadeguato, specialmente in vista dell’obiettivo del completamento del mercato unico.
Nel 1987  con l’Atto Unico Europeo si ha la 1° grande Riforma dei Fondi Strutturali  e la comunità si impegna a sostenere lo sforzo di adeguamento delle economie regionali in ritardo strutturale per renderle pienamente integrate nello spazio europeo. Quindi la commissione proponeva di raddoppiare l’impegno finanziario dei fondi: pertanto venne adottato a Bruxelles il “ Pacchetto Delors 1”, che metteva in luce l’importanza delle iniziative regionali e locali, sulla base del presupposto che nessuna organizzazione centralizzata avrebbe tenuto conto in modo completo delle differenti situazioni locali.
 La riforma dei fondi strutturali, si basa su una serie di principi chiave, tra cui in primis abbiamo la concentrazione degli interventi volta al conseguimento di un numero limitato di obiettivi riferiti a problemi di alcune regioni e ai principali squilibri riscontrabili sul mercato del lavoro in tutti gli stati membri. Abbiamo poi:
-          il Programmazione che rappresenta il processo di organizzazione decisione  e finanziamento delle fasi successive per attuare su base pluriennale l’azione congiunta della Comunità e degli Stati Membri;
-          la Partnership   che prevede il coinvolgimento di tutti gli attori sociali interessati alla realizzazione degli interventi comunitari (comunità-stato-regione);
-          Addizionalità  i fondi strutturali comunitari devono affiancarsi alle risorse nazionali e la Commissione verifica che i fondi richiesti dallo stato siano aggiunti effettivamente ai sui fondi interni;
-          E la valutazione periodica delle azioni finanziarie  della comunità volta a verificare se siano state attuate correttamente per prevenire e sanzionare le irregolarità recuperare le somme perse a causa di un abuso o di una negligenza.
La riforma, inoltre per quanto attiene al FSE ne ha accentuato il ruolo volto a ridurre la disoccupazione di lunga durata e facilitare l’inserimento professionale dei giovani, per favorire la stabilita occupazionale attraverso la formazione professionale, finalizzata all’acquisizione di competenze richieste dal mercato del lavoro.
Nel 1993 il Tratto di Maastricht costituisce una svolta importante per la coesione economica e sociale e viene sottoscritto un Protocollo dedicato a tale coesione ed istituito un nuovo Fondo, il Fondo di coesione, che è un contributo finanziariocce viene messo a disposizione per progetti nel settore dell’ambiente, delle reti transeuropee, delle infrastrutture e del trasporto.
In quel periodo ci fu una 2° riforma a causa delle problematiche che avevano messo in evidenza una difficoltà di adattamento al sistema di programmazione varato dalla riforma del 1988. si registravano le difficoltà nell’individuazione dei progetti eleggibili ed errate previsioni finanziarie. Tali difficoltà riscontratesi da parte della comunità e da parte nazionale hanno rappresentatogli elementi di rilievo della normativa comunitaria dei fondi strutturali e delle linee nazionali di intervento. Per colmare i problemi esistenti viene introdotto il “ Pacchetto Delors 2” dove sono individuate una serie di misure destinate a perfezionare gli interventi nelle aree più sfavorite ed a consolidare i principi fondamentali individuati nella riforma del 1988.
La revisione della riforma ha individuato un 6° obiettivo fondamentale dei fondi strutturali ai quali è destinato gran parte dei finanziamenti.
I 5 obiettivi erano:
1-      Promuovere lo sviluppo e l’adeguamento delle regioni in ritardo di sviluppo;
2-      Riconvertire le regioni o parte di esse gravemente colpite dal declino industriale
3-      Lottare contro la disoccupazione di lunga durata
4-      Facilitare l’inserimento professionale dei giovani nel mercato del lavoro
5-      Questo quinto obiettivo si  divide in:
5a- favorire l’adeguamento delle strutture agricole nell’ambito della riforma della PAC(politica Agricola Comunitaria);
5b-promuovere lo sviluppo delle zone rurali
A cui si è aggiunto l’Obiettivo 6 destinato a promuovere lo sviluppo delle regioni a bassa densità di popolazione o caratterizzate da un clima particolarmente rigido.

Nel 1993 in occasione del Consiglio Europeo di Copenaghen fu varata una strategia che prevedeva che l’Europa doveva aiutare gli Stati ad aderire alla comunità. A partire dal ’94 viene attivata questa strategia detta “Strategia di preadesione”. E in questo periodo nascono i Fondi Europei di Preadesione 1993 che sostengono gli investimenti volti a colmare il divario con i nuovi paesi membri. Gli stati che intendevano aderire alla comunità dovevano raggiungere dei criteri che erano:
- il criterio politico
- il rispetto dei diritti umani e minoranza
- il criterio dell’aquis comunitario (cioè tutte le norme su cui i nuovi paesi membri dovevano giurare il rispetto per poter entrare nell’unione)
-criterio economico dove gli stati dovevano raggiungere un economia aperta fatta di concorrenza per un mercato aperto e libero
Bisognava aiutare questi stati e dare il sostegno economico necessario cosi furono creati  questi fondi che sono :
-Fondo PHARE  che accompagnava la modernizzazione dei PECO(paesi europei centro orientali) poi successivamente si è esteso ai paesi  dei Balcani occidentali, era stato avviato già nel 1997 e nel 1999 per rispondere alle esigenze dell’adesione di nuovi stati e per agevolare le transizione verso i fondi strutturali, attualmente finanzia numerosi progetti detti TRANSFONTANIERI( rapporti tra stato e stato vicini) che interessano il futuro campo d’azione: dei fondi strutturali, il programma PHARE è incentrato su 2 priorità:
1-rafforzamento delle istituzioni e delle amministrazioni
2-finanziamento degli investimenti.
-Fondo ISPA istituito nel 2000 per sostenere i PECO nel settore dei trasporti e dell’ambiente, destinato ai paesi meno prosperosi della comunità, finanzia direttamente i progetti ambientali consentendo l’applicazione delle direttive in materia di ambiente.
-Fondo SAPARD  operativo dal 2000 aiuta i paesi candidati a sostenere l’impatto derivante dalla politica agricola comune, in particolare sostiene l’adeguamento alle norme europee di qualità dei prodotti alimentari e di protezione dei consumatori.
E stata istituita la programmazione 2007/2013  che riguarda le strategie e le risorse della politica di coesione che saranno articolate su 3 nuovi obiettivi prioritari in materia di intervento strutturale:
1-      Convergenza  che sarebbe l’obiettivo 1 (sostegno alle aree in ritardo di sviluppo, alle regioni ultraperiferiche  ed a quella a bassa densità di popolazione);
2-      Competitività che sarebbe l’obiettivo 2 e 3 (2-sostegno alle regioni bisognose di interventi di riconversione socio economico,3-sviluppo delle risorse umane in tutta l’area europea)
3-      Cooperazione  viene inserito questo nuovo obiettivo che da più importanza alle cooperazioni territoriali per ciò che concerne la risoluzione di problemi analoghi.

Nel 1999 è stata approvata  l’Agenda 2000 presentato dalla Comunità  che ha semplificato i meccanismi di intervento dei fondi strutturali per il periodo 2000/2006 , prevedendo un maggiore decentramento nella gestione delle risorse e riducendo gli obiettivi da 6 a 3, ossia:
1-      Sostegno alle aree in ritardo di sviluppo, alle regioni ultraperiferiche  ed a quella a bassa densità di popolazione;
2-      Sostegno alle regioni bisognose di interventi di riconversione socio economico;
3-      Sviluppo delle risorse umane in tutta l’area europea
Per gli anni 2000/2006 la commissione ha delineato un quadro finanziario molto rigoroso con cui ha cercato di gestire risorse di bilancio sufficienti a coprire i costi dell’allargamento dell’unione.
R.M.

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