La cognizione dei fenomeni di esclusione sociale nella politica sociale dell’unione europea
La comunità nasce con il trattato
di Roma del 1957 che conteneva rare disposizioni di politica sociale infatti
troviamo:
- libera circolazione dei lavoratori che comprendevano la
libera circolazione di persone, servizi, capitali e merci in tutti i paesi
aderenti alla CEE
- c’era una copertura sociale per i lavoratori migranti
- fu istituito il FSE (fondo sociale europeo) che
sosteneva gli stessi lavoratori.
La politica sociale era una
politica di accompagnamento, infatti accompagnava altre politiche (x es. la
politica economica)
Per delle vere e proprie prese di
posizioni dell’Europa per ciò che riguarda la politica sociale si è dovuto
aspettare il 1974 dove il consiglio adottò il primo Programma D’Azione
Sociale, cioè un documento programmatico che,in un certo numero di anni, si
prefiggono le normative da raggiungere. Esso rappresentava il punto di partenza
dell’intervento della Comunità nel settore sociale, il documento conteneva
direttive in materia di parità di trattamento a uomini e donne, sicurezza sul
luogo di lavoro nonché alcuni programmi specifici in favore di disabili, poveri
e anziani.
Nel 1987 nasce l’Atto
Unico Europeo che era un documento di riforma dei trattati. Esso si definisce
come tale poiché si voleva risolvere un problema di materia comune, infatti si
sarebbero dovuti adottare 2 trattati, uno in materia di politica estera e
l’altro in materia di politica economica. In materia di politica sociale l’atto
unico europeo si sviluppa grazie a Jack Delors che propose una nuova dimensione
sociale al diritto comunitario rilanciando il settore della sicurezza e salute
dei lavoratori creando un dialogo tra le parti sociali e la coesione economica e sociale, cioè cercò di
creare una politica destinata ad eliminare il divario tra stati, infatti in
molte regioni c’era tanta scarsità di risorse e quindi tanti poveri, mentre
altre regioni erano più ricche. Quindi attraverso l’armonizzazione si cercava di far in modo che in vari settori le
legislazioni degli stati membri abbiano
regole comuni rendendo quindi omogenei i
sistemi degli stati stessi. In politica sociale il meccanismo
dell’armonizzazione è valido soltanto in
alcuni ambiti es. sicurezza sul lavoro, salute dei lavoratori, ambiente….però
esistono anche altri settori che non sono soggetti all’armonizzazione in quanto
vengono lasciati alla libera iniziativa dello stato non c’e armonizzazione ma
c’e coordinamento della loro attività per raggiungere obiettivi comuni senza
che ci siano regole comuni uguali per tutti es. la previdenza….
Nel 1989 i capi di stato e
di governo degli 11 stati membri dell’Europa ad esclusione del Regno Unito
hanno adottato a Strasburgo la CARTA COMUNITARIA DEI DIRITTI
SOCIALI FONDAMNETALI DEI LAVORTORI detta
anche PATTO SOCIALE che contiene tutti quei diritti sociali
fondamentali dei lavoratori, che devono essere garantiti nel mercato del lavoro
però non è vincolante per gli stati in quanto non e stato sottoscritta da tutti
(il regno unito non l ha firmata), crea dei miglioramenti di vita e di lavoro,
protezione sociale, libertà di associazione, formazione professionale, parità
di trattamento tra uomini e donne, tutela della salute e sicurezza
nell’ambiente di lavoro, protezione dei bambini e degli adolescenti, tutela
degli anziani e disabili….
Nel 1992 a Maastricht è stata
segnata una nuova tappa nel settore sociale con la adozione del protocollo
sulla politica sociale allegato al trattato sull’ Unione Europea dove veniva
constatata la volontà degli 11 stata tranne il Regno Unito di compere progressi
significativi in tale campo. E autorizzava gli stati a far ricorso alle
istituzioni al fine di adottare decisioni di politica sociale. Tale trattato
integrato con l’accordo sulla politica sociale sostiene che la promozione
dell’occupazione è una questione di interesse comune.
Nel 1997 con il trattato
di Amsterdam fu integrato nel corpus del
trattato l’ Accordo sulla politica sociale (questo è il primo trattato che
integra completamente al suo interno al politica sociale) con vari obiettivi comunitari es. promozione
dell’occupazione in quanto questione di interesse comune, ribadisce l
importanza delle parti sociali ad un duplice livello sia nazionale(dove gli
stati possono affidare alle parti
sociali l’attivazione delle normative) e sia a livello comunitario (dove la
commissione promuove la consultazione e il dialogo tra le parti il cosiddetto
“dialogo sociale” dove partecipano alla realizzazione di un mercato interno e
alla sua dimensione sociale). Questo viene inteso come tentativo di far
partecipare le parti sociali alle fasi delle trattative dando vita a una
“partnership sociale” a livello europeo istituendo dei FORUM composti da vari
organismi consultivi che permettono l’integrazione tra istituzioni e parti sociali cercando di risolvere carenze di ogni tipo.
Nel 1997 nel Programma D’Azione sociale la commissione ha ritenuto che gli organi
rappresentativi debbano essere consultati su un ampia serie di problemi sociali
quali: l’esclusine sociale, il razzismo, la disabilità, l evoluzione
demografica e l’invecchiamento….
L’Unione si è occupata di esclusione
sociale soltanto a partire dalla seconda metà degli anni 80 predisponendo
programmi specifici quali:
-
Programma Povertà I che la comunità ha posto in essere
nel 1975 sostenendo la realizzazione di progetti pilota negli stati membri;
-
Programma Povertà II 1984/1989 dove è stata riportata
l’ attenzione allo scambio trasnazionale di esperienze tra i progetti locali;
-
Programma Povertà III
1989/1994 sono state fatte sperimentazioni a livello locale sulle
strategie di integrazione economica e sociale basate sulla partnership comunitaria.
Tutto questo servì per promuovere
programmi contro la povertà, infatti nello stesso periodo si intensifica la
lotta all’ esclusione sociale.
Dal 1993 al 1994 furono
istituiti anche alcuni documenti
programmatici quali il Libro Verde sulla
politica sociale del 1993 che ha una valenza meno specifica e individua le
linee guida generali; ed il Libro Bianco del 1994 che è più specifico e
individua le strategie che la comunità deve intraprendere. Entrambi però
delineano una linea guida che la comunità deve adottare in materia di lavoro, libera circolazione e parità di trattamento tra uomini e donne…La
commissione nel 1994 attraverso il Programma d’Azione Sociale per il 1995/1997 ha cercato di creare una cooperazione tra le
autorità competenti degli stati membri per la lotta alla povertà e
all’esclusione sociale, successivamente nel 1997 fu istituito il consiglio
europeo di Straordinario di Lussemburgo che prevedeva strategie coordinate in favore
dell’occupazione mediante politiche attive al sostegno del lavoratore che vennero chiamate SEO (strategie europee per l
occupazione) fondata su 4 pilastri :
-
occupabilità prevenendo la disoccupazione di
lunga durata riducendo il rischio di esclusione sociale;
-
imprenditorialità agevolare le creazioni d’impresa;
-
adattabilità accrescere la capacità di adattamento
delle imprese e dei lavoratori alle nuove tecnologie;
-
pari opportunità garantire parità di accesso e
integrazione nel mercato del lavoro di uomini e donne.
Invece nel Programma D’azione sociale del 1998/2000
vengono raggruppate le varie linee d’azione in materia sociale tra cui:
crescita dell’occupazione, competenza e mobilità, lotta all’esclusione sociale,
integrazione sociale….
Dal periodo 2000/2005
viene inaugurato un nuovo Programma D’azione Sociale dove si cerca di dare
maggiore visibilità alla politica sociale Europee e con il vertice di Lisbona
del 2000 si è cercato un accordo sui
principi guida della nuova Agenda Sociale e sul ruolo della politica sociale
quale fattore produttivo,. La strategia di Lisbona è che l’Europa doveva
passare verso un’ Europa della
conoscenza promuovendo il passaggio ad un’ economia competitiva dinamica basata
sulla conoscenza e il coordinamento aperto tra gli stati membri. I vari Impegni
dell’agenda 2000 sono :
-
una piena occupazione mediante un miglioramento
quantitativo e qualitativo dell’occupazione;
-
adottare i sistemi sociali per consentire che il lavoro
possa fornire un reddito sicuro rendendo sostenibili i sistemi pensionistici e
promuovendo l’integrazione sociale e un assistenza sanitaria di elevata
qualità;
-
rafforzare la normativa sociale nell’ottica
dell’allargamento dell’ Unione Europea verso gli altri paesi.
Riguardo agli obiettivi previsti
per il 2005 è risultato impossibile raggiungerli nel periodo prestabilito ma
anche quelli del 2010 rischiano di non essere conseguiti per via degli scarsi
progressi ottenuti nel ritardare l’abbandono del mercato del lavoro dei
lavoratori più anziani.
La politica sociale ha cercato di
rimediare ai fallimenti del mercato tutelando i soggetti più deboli e
svantaggiati attraverso la modernizzazione del modello sociale europeo
incentrando lo sviluppo delle risorse e la lotta alle esclusione sociale, attraverso la
promozione dell’inclusione sociale mediante azioni prioritarie indirizzate a
particolari gruppi quali bambini, anziani, disabili…
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