domenica 29 marzo 2015

Dalla povertà all’esclusione sociale

“Dalla povertà all’esclusione sociale”

Il più grave problema della società odierna è la povertà che concorre all’esclusione di individui, famiglie e gruppi, rappresenta un fenomeno complesso che si è modificato nel corso degli anni ed attualmente il fenomeno è difficile rilevarlo in quanto venendo meno il rapporto tra posizione economica e sociale mancano quindi quei parametri essenziali che posso mettere appunto delle lotte efficaci contro la povertà stessa. A partire dagli anni 80 il fenomeno povertà si è messo in luce in molteplici aspetti :
-1° aspetto  dove essa non è più un fenomeno unilaterale ma multidimensionale cioè che comprende una pluralità di fattori es. assistenza sociale, istruzione, cibi, casa…;
-2° aspetto pone in risalto la cosiddetta povertà relativa( che tiene conto del rapporto tra gli individui e del livello medio di vita il PIL) con il superamento della povertà assoluta(basata sul valore monetario per l’acquisto di beni e servizi ritenuti essenziali per condurre una vita dignitosa il reddito : consumi);
-3° aspetto pone invece il superamento della povertà statica (fondata su criteri predefiniti come il reddito, le condizioni abitative, le condizioni alimentari…) nei confronti della povertà dinamica( incentrata su processi di impoverimento di tutti i gruppi sociali in particolari dei disabili, anziani, donne, bambini…). Quindi la nuova povertà e relativa - dinamica  ed ha introdotto il concetto di ESCLUSIONE SOCIALE un fenomeno che non fa riferimento alla mancanza di reddito ma si riferisce alla mancanza di capitale sociale cioè le varie relazioni su cui un individuo può contare per sentirsi integrato in una società. Il termine esclusione sociale è stato utilizzato  per la 1° volta in Francia  nel 1974 dal sociologo Renè Lenoir  che constatò per la prima volta l’estensione della povertà sociale non solo ai poveri ma anche ad individui di differente estrazione sociale, egli comprese nel grande paniere degli esclusi  i portatori di handicap, anziani, tossici, vagabondi, prostitute….tutti quelli che avevano bisogno di assistenza istituzionalizzata (che veniva dallo stato). Venne istituito la cosiddetta soglia di povertà  un parametro che indica quali sono i poveri e quali no in base al reddito medio familiare pro-capite dove veniva considerato il parametro del 60% al di sotto del quale si trovano i poveri.
Domanda: la definizione di esclusione sociale sostituisce la nozione di povertà?
Risposta: la definizione di esclusione sociale è più ampia ma non sostituisce la nozione di povertà, ma alcuni sostengono che la povertà si riferisce alla mancanza di mezzi che rende il soggetto incapace di reagire di fronte a tale situazione mentre l esclusione si riferisce alla mancanza di risorse sociali cioè di relazione che impediscono agli esclusi l esercizio dei propri diritti.
Si è cosi sviluppato un dualismo tra INSIDE ed OUTSIIDE che sposta l attenzione non più sulle persone povere (fenomeno di inside) ma sulle istituzioni che non sono capaci di attuare meccanismi validi di inclusione (fenomeno outside). Un altro concetto che si sviluppa negli anni 60 è UNDERCLASS che evidenzia la condizione particolare  di gruppi come le popolazioni di colore delle grandi città collocate ai margini di una società, questo termine fu introdotto da Myrdal per attrarre l’attenzione pubblica sulle strategie di sopravvivenza attivate da individui esclusi dagli standard della società. Negli anni 90 viene invece abbandonato il termine povertà mentre viene sempre + utilizzato il termine di esclusione sociale e molti sociologi dico le loro impressioni sul fenomeno dell’esclusione  tra questi troviamo: De Fucal e Afficart  che dichiarane che l’esclusione è rappresentato dall’effetto di alcuni fattori di rilievo quali la povertà materiale, le malattie, analfabetismo….; per Paugam invece l esclusione è connessa alla desqualification sociale cioè la fragilità sociale, mancanza di lavoro, rottura dei legami familiari….tutto questo determina la cosiddetta spirale della precarietà dove l esclusione interessa un gruppo eterogeneo di persone ed è per questo che determina un approccio non più statico ma dinamico non più basato sul reddito ma su caratteristiche fisiche e sociali. E negli anni 90 che  tutti i paesi del mondo tra cui Stati Uniti e Unione Europea concorrono creando strategie per eliminare l esclusione sociale creando delle politiche sociali capaci di abbattere questo fenomeno, l’ esclusione sociale e l’ integrazione sociale  sono diventate i problemi importanti che furono affrontati nel Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale di Copenaghen organizzato dalle Nazioni Unite nel 1995 dove i capi di stato e di governo di ben 186 paesi si sono riuniti per discutere definendo gli obiettivi che riguardano la lotta alla povertà e all’esclusione sociale analizzando le cause e mettendo a punto gli strumenti di lotta per contrastare questo fenomeno attraverso l integrazione sociale.


A Copenaghen fu adottata una DICHIARAZIONE e un PROGRAMMA D’AZIONE.
-La Dichiarazione non è vincolante per gli stati  firmatari ma essi stessi si sono impegnati a risolvere i relativi problemi di : malnutrizione, corruzione, criminalità organizzata, terrorismo…attraverso un coordinamento nazionale regionale internazionale rispettando i diritti umani quali l’uguaglianza, libertà…Nel vertice di Copenaghen aveva messo in risalto che i più colpiti dalla povertà sono donne, bambini, anziani, disabili….distinguendo così la povertà estrema caratterizzata dalla totale privazione dei bisogni umani di base quali cibo, acqua potabile, strutture sanitarie, alloggi, istruzione…dalla povertà urbana  con problemi sociali come il sovrappopolamento, l’inquinamento delle acque, la criminalità….
-Programma d’azione fu fatto a favore dello sviluppo sociale e del benessere assumendosi tutti e 186 paesi 10 impegni  a noi interessano solo il 2 e 4 impegno.
Il secondo impegno finalizzato alle eliminazione della povertà nel mondo entro un periodo di tempo questi sforzi dovrebbero comprendere l eliminazione della fame e della malnutrizione, la sicurezza alimentare, l’istruzione, l’occupazione, i servizi sanitari di base, acqua potabile, miglioramento condizioni igieniche sanitarie, costruzione di alloggi….e gli stati partecipanti a   Copenaghen  si sono impegnati a incoraggiare tutti i donatori internazionali, le banche internazionali a sostenere i programmi volti a realizzare lo sviluppo dei paesi poveri in particolare dell’Asia del sud.
Il quarto impegno mira a promuovere l integrazione sociale che si concretizza con la realizzazione di una società per tutti dove ogni individuo con i propri diritti e proprie responsabilità abbia un ruolo attivo basato sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, delle diversità culturali e religiose, della giustizia sociale, e delle particolari esigenze dei gruppi più svantaggiati. A livello Nazionale gli stati devono  eliminare la discriminazione in tutte le sue forme  e raggiungere
 l integrazione sociale attraverso l istruzione,  l’uguaglianza sia formale che sostanziale; mentre a livello internazionale gli stati  si sono impegnati nell’applicazione di strumenti relativi alla protezione dei diritti umani, sviluppo economico umanitario….attraverso i vari trattati internazionali che divengono vincolanti per gli stati firmatari.
Il programma d’azione non è altro che la traduzione in termini  pratici  (la pratica, la messa in opera) degli intenti assunti dalla dichiarazione, ma entrambi non hanno prodotto effetti esaltanti e fino al 2000 molti paesi non sono stati in grado di formulare strategie e superare i limiti della dichiarazione e dopo 5 anni nel 2000 è stato fatto a Ginevra un altro vertice chiamato
Copenaghen + 5 , nel quale fu affrontata la questione del debito estero che gravava su quasi tutte le nazioni del sud del mondo e i paesi interessati (sud africa) si trovavano  in grave difficoltà nel restituire il loro debito ogni anno costretti a pagare gli interessi che a volte superavano il costo del debito stesso, tutto ciò comportava che questi paesi non erano in grado di svilupparsi al loro interno in modo adeguato dovendo pagare il loro debito alle nazioni più ricche.
A Ginevra fu  stilato un documento di revisione di quanto stabilito durante il vertice di Copenaghen avanzando nuove proposte con iniziative destinate a rendere effettivi gli impegni sociali assunti, con una particolare attenzione al debito estero dei paesi più in via di sviluppo, e si decise che entro il 2015  si doveva eliminare la cosiddetta povertà estrema  considerando che un quinto della popolazione mondiale  vive con un dollaro al giorno, per rispettare questa data  c’era bisogno della partecipazione globale di tutti i paesi coinvolti  più ricchi e più poveri in una serie precisa di responsabilità :
 - I paesi poveri  dovevano riformare le loro politiche destinando le proprie risorse al raggiungimento dei primi 7 obbiettivi quali la fame, l’istruzione, l’uguaglianza, ridurre la mortalità infantile, migliorare la maternità, ridurre  HIV, le varie malattie, sostenere l ambiente;
- I paesi più ricchi si impegnarono a raggiungere 8 obiettivo cioè garantire la riduzione del debito dei paesi in via di sviluppo attraverso la garanzia di migliori opportunità commerciali, regole di mercato più eque. Per gli Stati Uniti attuare tutto questo è stato facile  perchè al suo interno già c’era la carta Costituzionale dell’ONU che lo prevedeva, ma per L’Europa  non è stato facile perché ha dovuto superare una serie di ostacoli perchè la comunità Europea nasce nel 57 come organo sopranazionale e con entità economica e non sociale ed infatti il termine di esclusione entra a far parte nella normativa europea solo nel 1989  nella Risoluzione dei Ministri degli Affari Sociali dove la comunità volle sottolineare l importanza dell’impegno contro il fenomeno in questione, ed è in questo periodo che Jack Delors con la sua presidenza  diede una svolta decisiva  in un ottica fatta solo di economia di mercato attraverso ATTO UNICO EUROPEO 1987 non vincolante per i paesi ma è un atto politico importante perchè traccia la strada alle future norme comunitarie, viene nominato il termine di esclusione anche nella Carta Comunitaria dei diritti sociali dei lavoratori  1989 che afferma che i lavoratori  esclusi dal lavoro  devono usufruire  di adeguate risorse per un buon proseguimento ella loro vita. Nonostante però la frequenza  dell’utilizzo del termine esclusione esso però non ha assunto dignità costituzionale sino al trattato di Nizza 2001 dove la parola esclusione entra nel gergo comunitario assumendo una  dignità costituzionale trovandosi nel trattato documento vincolante per tutti, ne parla art. 34 dicendo “ l unione riconosce il diritto alla protezione contro esclusione sociale e  la povertà con l’obiettivo di garantire un esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono risorse sufficienti”.
L’ultima tappa dove possiamo trovare la parola esclusione è nel trattato sulla costituzione 2004 nella parte I art. 3 che contempla tra gli obiettivi dell’ unione la lotta all’esclusione sociale.

R.M. 






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