La politica di coesione economica e sociale nell’Unione Europea…..
La politica di coesione economica e sociale è una politica che mira
a ripartire le risorse finanziarie a livello centrale attraverso interventi
politici e finanziari per la promozione dello sviluppo delle regioni in
difficoltà economica. Questa politica non era prevista nel trattato di Roma del
’57, ma prevedeva la promozione di uno
sviluppo armonioso delle attività economiche e più strette relazioni tra gli
stati membri, fu successivamente l’Atto Unico Europeo 1987 nel
titolo V ad introdurre la Politica di
Coesione Economica e Sociale al fine
di permettere alle regioni in ritardo o in declino industriale di trarre
beneficio dal dinamismo dal nuovo grande Mercato Unico Europeo. Quindi
nell’Atto Unico Europeo la nuova Politica di Coesione economica e Sociale si
identifica con la Politica Regionale
Comunitaria destinata a recuperare
il divario di sviluppo che esiste tra le varie regioni europee, sarebbe stato +
logico chiamarla Politica Regionale ma
il termine regionale avrebbe potuto generare un equivoco poiché per regioni si intende quella porzione di
territorio nazionale in cui può essere diviso uno stato, ma non tutti gli stati
membri europei al loro interno sono divisi in regioni così per ovviare a questo
problema si è deciso di chiamarla Politica di Coesione Economica e Sociale dove
coesione vuol dire proprio eliminare il divario tra una regione e l ‘altra e quindi tra le
società stesse.
La politica di coesione è
innanzitutto una politica di solidarietà, infatti, essa intende stimolare a
livello comunitario gli interventi in grado di consentire alle regioni in
difficoltà di superare + agevolmente il proprio svantaggio. Nel
momento in cui fu istituita la
Politica di coesione fu inserito nell’Atto Unico che questa
politica per esistere aveva bisogno di fondi.
Furono realizzati numerosi
interventi nelle regioni grazie al cofinanziamento dei fondi europei denominati
<<fondi strutturali>>, così chiamati perché erano istituiti al
servizio delle politiche strutturale, come quella che riguardava le strutture
agricole, sociali, dell’occupazione, e quella regionale.
Oggi i fondi strutturali che consentono
all’unione europea di concedere aiuti finanziari a programmi pluriennali di
sviluppo regionale negoziati fra le regioni, stati membri, la commissione sono
4:
1-
Fondo Sociale Europeo FSE nasce nel 1960
favorisce l’adeguamento della popolazione attiva ai mutamenti del mercato
dell’occupazione e all’inserimento
professionale dei disoccupati e delle categorie svantaggiate;
2-
Fondo Europeo
di Orientamento e Garanzia Agricola FEOGA nasce nel 1962 finanzia il
settore agricolo principalmente nelle regioni che presentano un ritardo nello
sviluppo operando nel quadro della Politica Agricola Comune PAC;
3-
Fondo europeo di Sviluppo Regionale FESR nasce nel
1975 finanzia le infrastrutture, gli investimenti produttivi intesi a
creare posti di lavoro e i progetti di sviluppo locale e corregge gli squilibri
tra le regioni.
4-
strumento
finanziario di orientamento della pesca (SFOP) che finanzia la riforma
strutturale del settore della pesca.
Il Fondo sociale europeo FSE
Il FSE ha il compito di
utilizzare in modo efficace il potenziale dei lavoratori per contribuire al
miglioramento delle opportunità di impiego, inizialmente serviva soprattutto
finanziare misure di trasferimento e riqualificazione, all’art. 123 del Trattato di Roma attribuisce al FSE il compito di utilizzare
in modo efficace il potenziale dei lavoratori contribuendo al miglioramento
delle opportunità di impiego.
Il FSE erogava contributi
determinati con un sistema indiretto, che nel rispetto dei requisiti
individuati dal consiglio, venivano concessi alle autorità nazionali, ma non ai
lavoratori, poiché l’originario regime di intervento del FSE era caratterizzato
da un sistema di rimborsi delle spese affrontate dagli stati membri, sia x
sostenere i lavoratori destinati a cambiare lavoro a seguiti di riconversione
industriale, sia per concedere aiuti in ccaso di riduzione o sospensione
temporanea dell’attività lavorativa.
Nel 1971 si ha la 1° Riforma del FSE da una decisione
del Consiglio 66/1971 dove :
-
vengono incrementate le risorse alle regioni
caratterizzate da grave squilibri occupazionali;
-
viene favorita la formazione di manodopera qualificata
-
vengono sostenute le categorie di lavoratori +
vulnerabili quali i disabili, anziani,donne e giovani.
Nel 1977 si ha la 2° Riforme del
FSE da una decisione del Consiglio 801/1977 dove:
-sia amplia la
categoria dei beneficiari del sostegno del FSE;
-si
intensifica l’impegno nelle regioni svantaggiate.
Nel 1983 si ha la 3° Riforma del
FSE da una decisione del Consiglio 516/1983 dove:
-si
rafforza la concentrazione degli interventi;
-si
riserva maggiore attenzione alla programmazione dell’occupazione giovanile;
-
viene aumentato il contributo del FSE per gli operai privati (sempre in merito
ai requisiti
stabiliti dal consiglio).
Negli anni ottanta l’impegno
finanziario della comunità x ridurre i divari strutturali esistenti tra le sue
regioni si era rilevato inadeguato, specialmente in vista dell’obiettivo del
completamento del mercato unico.
Nel 1987 con l’Atto Unico Europeo si ha la 1° grande
Riforma dei Fondi Strutturali e la
comunità si impegna a sostenere lo sforzo di adeguamento delle economie
regionali in ritardo strutturale per renderle pienamente integrate nello spazio
europeo. Quindi la commissione proponeva di raddoppiare l’impegno finanziario
dei fondi: pertanto venne adottato a Bruxelles il “ Pacchetto Delors 1” , che metteva in luce
l’importanza delle iniziative regionali e locali, sulla base del presupposto
che nessuna organizzazione centralizzata avrebbe tenuto conto in modo completo
delle differenti situazioni locali.
La riforma dei fondi strutturali, si basa su
una serie di principi chiave, tra cui in primis abbiamo la concentrazione degli
interventi volta al conseguimento di un numero limitato di obiettivi riferiti a
problemi di alcune regioni e ai principali squilibri riscontrabili sul mercato
del lavoro in tutti gli stati membri. Abbiamo poi:
-
il Programmazione che rappresenta il processo di
organizzazione decisione e finanziamento
delle fasi successive per attuare su base pluriennale l’azione congiunta della
Comunità e degli Stati Membri;
-
la
Partnership che
prevede il coinvolgimento di tutti gli attori sociali interessati alla
realizzazione degli interventi comunitari (comunità-stato-regione);
-
Addizionalità i
fondi strutturali comunitari devono affiancarsi alle risorse nazionali e la Commissione verifica
che i fondi richiesti dallo stato siano aggiunti effettivamente ai sui fondi
interni;
-
E la valutazione periodica delle azioni
finanziarie della comunità volta a
verificare se siano state attuate correttamente per prevenire e sanzionare le
irregolarità recuperare le somme perse a causa di un abuso o di una negligenza.
La riforma, inoltre per quanto
attiene al FSE ne ha accentuato il ruolo volto a ridurre la disoccupazione di
lunga durata e facilitare l’inserimento professionale dei giovani, per favorire
la stabilita occupazionale attraverso la formazione professionale, finalizzata
all’acquisizione di competenze richieste dal mercato del lavoro.
Nel 1993 il Tratto di Maastricht
costituisce una svolta importante per la coesione economica e sociale e viene
sottoscritto un Protocollo dedicato a tale coesione ed istituito un nuovo
Fondo, il Fondo di coesione, che è un contributo finanziariocce viene messo a
disposizione per progetti nel settore dell’ambiente, delle reti transeuropee,
delle infrastrutture e del trasporto.
In quel periodo ci fu una 2°
riforma a causa delle problematiche che avevano messo in evidenza una
difficoltà di adattamento al sistema di programmazione varato dalla riforma del
1988. si registravano le difficoltà nell’individuazione dei progetti eleggibili
ed errate previsioni finanziarie. Tali difficoltà riscontratesi da parte della
comunità e da parte nazionale hanno rappresentatogli elementi di rilievo della
normativa comunitaria dei fondi strutturali e delle linee nazionali di
intervento. Per colmare i problemi esistenti viene introdotto il “ Pacchetto
Delors 2”
dove sono individuate una serie di misure destinate a perfezionare gli
interventi nelle aree più sfavorite ed a consolidare i principi fondamentali
individuati nella riforma del 1988.
La revisione della riforma ha
individuato un 6° obiettivo fondamentale dei fondi strutturali ai quali è
destinato gran parte dei finanziamenti.
I 5 obiettivi erano:
1-
Promuovere lo sviluppo e l’adeguamento delle regioni in
ritardo di sviluppo;
2-
Riconvertire le regioni o parte di esse gravemente
colpite dal declino industriale
3-
Lottare contro la disoccupazione di lunga durata
4-
Facilitare l’inserimento professionale dei giovani nel
mercato del lavoro
5-
Questo quinto obiettivo si divide in:
5a- favorire
l’adeguamento delle strutture agricole nell’ambito della riforma della
PAC(politica Agricola Comunitaria);
5b-promuovere lo sviluppo delle
zone rurali
A cui si è aggiunto l’Obiettivo 6
destinato a promuovere lo sviluppo delle regioni a bassa densità di popolazione
o caratterizzate da un clima particolarmente rigido.
Nel 1993 in occasione del
Consiglio Europeo di Copenaghen fu varata una strategia che prevedeva che
l’Europa doveva aiutare gli Stati ad aderire alla comunità. A partire dal ’94
viene attivata questa strategia detta “Strategia di preadesione”. E in questo
periodo nascono i Fondi Europei di Preadesione 1993 che sostengono gli
investimenti volti a colmare il divario con i nuovi paesi membri. Gli stati che
intendevano aderire alla comunità dovevano raggiungere dei criteri che erano:
- il criterio politico
- il rispetto dei diritti umani e
minoranza
- il criterio dell’aquis
comunitario (cioè tutte le norme su cui i nuovi paesi membri dovevano giurare il
rispetto per poter entrare nell’unione)
-criterio economico dove gli
stati dovevano raggiungere un economia aperta fatta di concorrenza per un
mercato aperto e libero
Bisognava aiutare questi stati e
dare il sostegno economico necessario cosi furono creati questi fondi che sono :
-Fondo PHARE che accompagnava la modernizzazione dei
PECO(paesi europei centro orientali) poi successivamente si è esteso ai
paesi dei Balcani occidentali, era stato
avviato già nel 1997 e nel 1999 per rispondere alle esigenze dell’adesione di
nuovi stati e per agevolare le transizione verso i fondi strutturali,
attualmente finanzia numerosi progetti detti TRANSFONTANIERI( rapporti tra
stato e stato vicini) che interessano il futuro campo d’azione: dei fondi
strutturali, il programma PHARE è incentrato su 2 priorità:
1-rafforzamento delle istituzioni
e delle amministrazioni
2-finanziamento degli
investimenti.
-Fondo ISPA istituito nel
2000 per sostenere i PECO nel settore dei trasporti e dell’ambiente, destinato
ai paesi meno prosperosi della comunità, finanzia direttamente i progetti
ambientali consentendo l’applicazione delle direttive in materia di ambiente.
-Fondo SAPARD operativo dal 2000 aiuta i paesi candidati a
sostenere l’impatto derivante dalla politica agricola comune, in particolare
sostiene l’adeguamento alle norme europee di qualità dei prodotti alimentari e
di protezione dei consumatori.
E stata istituita la
programmazione 2007/2013 che riguarda le
strategie e le risorse della politica di coesione che saranno articolate su 3
nuovi obiettivi prioritari in materia di intervento strutturale:
1-
Convergenza
che sarebbe l’obiettivo 1 (sostegno alle aree in ritardo di sviluppo,
alle regioni ultraperiferiche ed a
quella a bassa densità di popolazione);
2-
Competitività che sarebbe l’obiettivo 2 e 3
(2-sostegno alle regioni bisognose di interventi di riconversione socio
economico,3-sviluppo delle risorse umane in tutta l’area europea)
3-
Cooperazione viene inserito questo nuovo obiettivo che da
più importanza alle cooperazioni territoriali per ciò che concerne la
risoluzione di problemi analoghi.
Nel 1999 è stata approvata l’Agenda 2000 presentato dalla Comunità che ha semplificato i meccanismi di
intervento dei fondi strutturali per il periodo 2000/2006 , prevedendo un maggiore
decentramento nella gestione delle risorse e riducendo gli obiettivi da 6 a 3, ossia:
1-
Sostegno alle aree in ritardo di sviluppo, alle regioni
ultraperiferiche ed a quella a bassa
densità di popolazione;
2-
Sostegno alle regioni bisognose di interventi di
riconversione socio economico;
3-
Sviluppo delle risorse umane in tutta l’area europea
Per gli anni 2000/2006 la
commissione ha delineato un quadro finanziario molto rigoroso con cui ha
cercato di gestire risorse di bilancio sufficienti a coprire i costi dell’allargamento
dell’unione.
R.M.
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