ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO
SOCIALE
I 2 concetti
fondamentali nello studio del sistema organizzativo, sono persona e comunità.
Lo studio del
sistema organizzativo del servizio sociale, non è lo studio di una cosa che si
chiama “organizzazione”, ma è lo studio delle persone nell’organizzazione.
Noi studiamo
l’organizzazione come sistema, ma questo studio è possibile solo se partiamo
dalla persona, infatti le persone sono gli attori fondamentali della società,
quindi, della comunità, infatti lo studio dell’ORGANIZZAZIONE, è lo studio di
una comunità ch’è necessariamente fatta di persone.
Il sistema
organizzativo, è un sistema nel quale la rilevanza è data alle risorse umane,
quindi è un sistema che parte e arriva alla comunità in quanto è lo studio
della persona ch’è titolare di diritti e di doveri.
A seconda della
struttura a cui facciamo riferimento, il Servizio sociale è inteso:
- Organizzazione
come ente:significa che se definiamo un ente come
soggetto(giuridico,economico,etc) possiamo dire ente organizzato perché, una
cosa è una società cooperativa a responsabilità limitata(che è una entità
definibile), e un’altra è una società semplice in nome collettivo(es. 2
fratelli), che è un soggetto molto meno complicato e non ha una forma
complessa, quindi l’organizzazione è l’ente stesso,perché si riferisce a come
l’ente è organizzato, per cui, l’organizzazione come ente,significa soggetto
giuridico,economico e comportamentale(es. gli azionisti,il presidente,si
comportano in un certo modo nel gruppo a cui appartengono).
- Organizzazione
come sistema stabile di organi ed uffici dell’ente preso in considerazione(in
pratica l’estensione,l’ampiezza dell’organizzazione interna).
Il sistema
organizzativo è l’insieme di organi ed uffici per far funzionare il soggetto
definito prima;
- Organizzazione
come l’operatore, che organizza il proprio lavoro con gli altri,cioè l’attività
organizzativa degli operatori di un qualunque ente,privato o pubblico. Questo
aspetto è molto importante e va studiato attentamente.
OGGETTO DI ANALISI
BREVI RICHIAMI AL
CONCETTO DI AZIENDA E ORGANIZAZIONE
L’azienda pubblica è
caratterizzata da:
- attività
di governo, dove i fini
pubblici e collettivi vengono interpretati nel tempo e nello spazio,, da
parte di comunità organizzate su un territorio;
- attività
amministrativa, dove si
combinano i fattori produttivi per ottenere beni e servizi nei quali si realizzano i fini, cioè
l’attività di governo.
Facendo riferimento
ai paradigmi dell’economia aziendale, dobbiamo distinguere l’amministrazione
dall’azienda:
·
l’amministrazione è l’attività posta in essere dalle persone
che agiscono in nome e per conto dell’azienda per costruire, organizzare, far
funzionare e migliorare il complesso organizzato;
·
l’azienda è un’organizzazione economica di mezzi e persone atta a durare
nel tempo in cui si produce, si scambia e si consuma ricchezza con l’obiettivo
di raggiungere un determinato fine.
Tutte le aziende
hanno un’ identico fine generale, che è quello di concorre re al progresso
economico e sociale delle comunità locali,nazionali e sovranazionali,ma
svolgono differenti funzioni e i loro fini differenti permettono di
differenziare:
- aziende
di produzione, che
hanno il fine immediato di aumentare la ricchezza economica (aziende
private)dando vita a valori economici definiti in scambi,espressi
monetariamente;
- aziende
di consumo, che
producono utilità non definita e non misurata da un valore di scambio,
ma
Dal benessere fisico e psichico
delle persone (aziende pubbliche).
Queste, a loro volta
possono essere: aziende di consumo private, che soddisfano bisogni
propri e limitati, di specifici gruppi sociali o individui (es. famiglie,
associazioni private, ecc); aziende pubbliche, che soddisfano bisogni
comuni, o comunque considerati rilevanti e prioritari dalle diverse comunità,
e, poiché gli istituti pubblici territoriali hanno nel tempo ampliato il loro
campo d’intervento (occupandosi anche di processi di produzione economici),
esse, sono definite anche aziende pubbliche composte perché svolgono
congiuntamente processi di consumo e di produzione in senso economico.
DEFINIZIONE
DELL’OGGETTO DI ANALISI
I termini Comune,
Provincia, Regione, e Stato possono evocare diversi concetti come:
-
un ambito
territoriale nel quale è insediata una popolazione che è soggetta a regole;
-
un ente, ossia
un soggetto giuridico titolare di diritti e di doveri nei confronti di altri
soggetti giuridici;
-
un istituto,
ch’è un concetto molto simile a quello di ente,
ma che diverge perché per l’ente, è essenziale una autonoma personalità
giuridica, che invece, non è essenziale nel caso dell’istituto;
-
un’azienda,
ossia un insieme di processi tra loro interdipendenti che devono essere
condotti e governati sulla base di conoscenze di natura economico aziendale.
Il richiamo ai
diversi termini, ha lo scopo di ricordare che uno stesso fenomeno, è oggetto di
studio e di analisi da parte delle diverse discipline,ognuna delle quali ha lo
scopo di approfondire e affermare le conoscenze relative a determinati aspetti.
In particolare,
l’oggetto dell’amministrazione è stato studiato da diverse discipline:
-
SOCIOLOGIA: che
studia le differenti forme di organizzazione sociale, da quelle naturali (come
la famiglia), a quelle codificate (società).
-
SCIENZE
POLITICO-SOCIALI: che servono per comprendere i comportamenti degli uomini
nelle organizzazioni.
-
DIRITTO:che
studia i diversi sistemi di “regole codificate”, che regolano la vita delle
persone nella società.
-
ECONOMIA: che
studia l’insieme dei comportamenti, ,per capire come far funzionare una
collettività piccola, media e grande,
che sia, dal punto di vista della gestione di beni e degli interessi.
CORRELAZIONE TRA
FENOMENI E DISCIPLINA
IL fatto che uno
stesso fenomeno è oggetto di studio di varie discipline, introduce la
considerazione della relazione tra fenomeni e discipline.
Nell’antichità, le
forme sociali organizzate, facevano riferimento ai legami di sangue, alle
etnie, ecc.. che determinarono la nascita di un sistema di regole esplicite per
mantenere un equilibrio, nascono così le funzioni
pubbliche e nasce l’amministrazione
della cosa pubblica come attività tramite cui sono esercitate queste
funzioni.
In epoca recente, la
dimensione economica, è diventata più rilevante,infatti si caratterizza per la
capacità di trasformazione dei beni che si trovano in natura,per l’aumento
della quantità dei beni prodotti,per l’aumento della capacità di produrre non
solo con il lavoro della persona,ma anche con l’uso si altri beni.
Quest’evoluzione, ha
dato vita ad una nuova disciplina, l’economia, che si articola in 2 principi:
- quelli riguardanti la destinazione di
beni limitati al soddisfacimento dei bisogni, cd dimensione allocativa;
- quelli riguardanti le modalità per
accrescere la produzione dei beni dotati di utilità, cd dimensione produttiva.
Questo sviluppo ha
determinato la distinzione tra 2 sistemi di regole: quello riferito
all’organizzazione politica della popolazione (stati sovrani e enti pubblici);
quello riferito alla produzione d ricchezza fondato su 2 elementi:
1. l’impresa: una forma organizzata
dell’attività umana;
2. il mercato: un sistema di scambi guidato dal
principio di utilità e convenienza.
Questa distinzione,
ha portato anche alla distinzione tra sistema privato e sistema pubblico.
Il sistema privato,
è finalizzato a guidare lo sviluppo tramite lo stimolo delle motivazioni
individuali; il sistema pubblico, è finalizzato a perseguire interessi comuni.
Oggi tale
distinzione appare superata, le dimensioni della produzione e della
distribuzione (allocazione) della ricchezza sono interdipendenti e influenzate
sia dalle regole del mercato e sia dalle regole del sistema pubblico.
Anche il concetto di
management (gestione attività complesse), è stato inteso negli stati uniti e
poi importato in Italia come sinonimo di management delle imprese, e questo ha contribuito alla
separazione tra contenuti e paradigmi della sfera privata e quelli della sfera
pubblica.
Il contributo delle
amministrazioni pubbliche alla competitività dei sistemi economici deve essere
valutato sia per il dimensionamento dell’intervento pubblico in economia,sia
per i livelli di efficienza delle amministrazioni pubbliche.
PARADIGMA AZIENDALE
APPLICATO ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
L’amministrazione
pubblica ha a che fare con 2 ambiti specifici diversamente da quella privata, e
sono:
- conoscenze riconducibili al sistema
istituzionale che definisce la forma di stato, gli organi e i rispettivi
poteri, il sistema elettorale, ecc.. quindi ha lo scopo di perseguire
l’equilibrio tra i poteri esercitati in nome e per conto di una comunità.
- conoscenze riconducibili al sistema
politico, che definisce le modalità e le forme tramite cui si acquisisce
il consenso, il rapporto tra rappresentanti e rappresentati, le regole del
confronto tra maggioranza e opposizione, i comportamenti finalizzati ad
acquisire, mantenere e aumentare il consenso, quindi, ha lo scopo di
realizzare un equilibrio tra valori e attese prevalenti nella società.
Oggi c’è la
necessità di tenere presente anche un altro sistema,quello Aziendale, che ha lo
scopo di realizzare un equilibrio tra bisogni pubblici e risorse messe a
disposizione dalla comunità (tramite imposte), tra la domanda e l’offerta di
servizi pubblici, e tra le risorse impiegate ei servizi erogati agli utenti (i
risultati).
La necessità di
tener presente anche il sistema aziendale nella gestione degli enti pubblici, è
causata da 5 fenomeni di cui dobbiamo tener conto:
- crescente peso del settore pubblico
nell’economia;
- riscontro di basso livello di
produttività della pubblica amministrazione, cioè del settore pubblico;
- competizione globale derivante dalla
globalizzazione, per cui l’attività della pubblica amministrazione è
osservata da altri soggetti sopranazionali;
- maggiore attenzione alla qualità della
vita;
- la qualità delle amministrazioni,
influenza il consenso politico, in quanto, essendosi ridotto nella società
moderna il peso delle ideologie, il livello di soddisfazione dei cittadini
circa la qualità reale dei servizi ricevuti, diventa un elemento spesso
determinante del consenso politico, per cui, si tende ad attribuire le
funzioni di amministratori pubblici, a persone competenti, professionali,
oneste, e non a persone solo “politicamente fedeli”.
Quindi,
l’amministrazione pubblica, deve svolgersi rispettando un equilibrio tra
sistema istituzionale, sistema politico, e sistema aziendale.
Questo, però, induce
a fare una riflessione, e che cioè, è
sbagliato assimilare i termini di azienda e impresa, e di conseguenza, risulta
discutibile l’idea secondo cui occorre gestire le amministrazioni pubbliche
come imprese.
CHIARIMENTI
SEMANTICI
Il termine amministrazione pubblica, viene
utilizzato in 3 diverse accezioni: funzionale, istituzionale e strutturale.
- nell’accezione funzionale, il termine
amministrazione pubblica, è inteso come attività strumentale al fine di
perseguire i fini di un ente (secondo lo schema giuridico) o di un
istituto (secondo lo schema aziendale).
- l’accezione istituzionale del termine
amministrazione pubblica, è utilizzato quando s’intende evidenziare la
distinzione tra il fine (l’interesse pubblico) e il soggetto che svolge
l’attività, ma anche per sottolineare l’attività svolta nell’ambito di
enti pubblici, spesso per attuare confronti con l’attività che perseguono
egli stessi, ma che vengono svolti anche da altri soggetti ( privati), per
differenziare l’attività della
pubblica amministrazione da quella di soggetti privati, che perseguono gli
stessi fini di quella pubblica.
- l’accezione strutturale del termine
amministrazione pubblica , è utilizzata quando si fa riferimento al
complesso degli enti pubblici territoriali.
E’ importante dire
che l’uso del termine al singolare, e cioè “amministrazione pubblica”, richiama
il sistema degli enti in cui si articola la stato, sottolineando che essi sono
regolati da norma comuni, o aventi la stessa logica, da modalità di
funzionamento omogenee e persino standardizzate.
Distinguiamo:
-
l’amministrazione
centrale, intesa come insieme dei ministeri;
-
l’amministrazione
regionale, intesa come sistema delle regioni;
-
l’amministrazione
locale, intesa come sistema dei comuni e delle province.
L’uso del termine al
plurale, invece, sottolinea il fatto che non si tratta di un’entità unitaria e
monolitica, ma che vi sono sempre più evidenti differenze anche quando si è in
presenza di normative omogenee.
Il termine Settore Pubblico, viene utilizzato per
delimitare una parte del sistema economico e sociale, e comprende enti ed istituti, e quindi aziende di diversa
natura:
-
enti ed
istituti territoriali, in
quanto rappresentativi delle comunità insediate in un determinato territorio,
sono definiti plurifunzionali (cioè
titolari di molteplici funzioni) o enti
esponenziali (rappresentano gli interessi delle comunità).
-
Enti ed
istituti funzionali, che
hanno competenze e responsabilità ben definite e limitate funzioni, cioè, aree
di bisogno, possono avere o non avere la personalità giuridica, ma sono
identificabili come autonome entità sul piano operativo, organizzativo, della
dotazione di personale e di capacità
contrattuale.
-
Imprese pubbliche, che si caratterizzano per il fatto di
produrre beni divisibili ed esclusivi nell’uso, di operare attraverso “scambi
economici” che prevedono un corrispettivo diretto per i beni ceduti (tariffe o
prezzi pubblici), che operano in mercati (a volte come monopolisti, altre
volte in concorrenza con altri
soggetti), per perseguire un proprio equilibrio economico.
AMMINISTRAZIONE
DEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI E SOVRANAZIONALI
Si tratta di un
fenomeno poco studiato,quello degli organismi internazionali e sovranazionali,
che svolgono funzioni di:
-
regolare le
relazioni tra gli Stati sovrani (ONU);
-
collaborazione
e applicazione di regole e politiche comuni nel campo del commercio;
-
sviluppo
economico e sociale (OCSE);
-
integrazione
economica e politico istituzionale e sopranazionale (UE);
-
garantire la
difesa militare (NATO).
Si tratta di
organismi che gestiscono prevalentemente relazioni, ed è quindi limitata
l’attività dei erogazione di servizi.
Anche per quanto
riguarda le risorse, si tratta di organismi nei quali prevale l’attività di
trasferimento o gestione,inoltre anche in questi organismi si trovani strutture
organizzative,vengono svolti processi finalizzati al loro funzionamento,regole
per la gestione del personale e delle risorse finanziarie,ma non hanno
caratteri peculiari.
AMMINISTRAZIONE
PUBBLICA E PRIVATA
Esistono diversi
tipi di amministrazione a seconda se si riferisce alle imprese(amministrazione
privata)o agli istituti pubblici(amministrazione pubblica), infatti:
-
i fini: sono
differenti, in quanto quella privata persegue il benessere individuale o di
gruppi specifici, mentre quella pubblica, persegue il benessere generale di una
collettività.
-
Condizioni di
base dell’operare: è uguale, perché in entrambe le amministrazioni, ci sono
risorse limitate.
-
Criterio guida
di efficienza e razionalità economica: è uguale.
-
L’indicatore
d’efficienza economica: è differente in quanto è riferita alla soddisfazione di
persone o gruppi specifici nell’amministrazione privata, per cui è
unidimensionale, mentre per quella pubblica, è multidimensionale, cioè,
benessere di persone e gruppi sociali diversi.
-
Scelte
concrete: sono prese in modo differente perché, mentre l’amministrazione
privata segue le regole del sistema di mercato, quelle pubbliche no.
Quindi, per l’amministrazione privata:
- ogni scambio di beni (merci e servizi)
ha un suo prezzo ch’è espresso in unità monetarie;
- i soggetti che attuano gli scambi, sono
autonomi, indipendenti, e maggiormente, sono dotati di poteri uguali.
- il consenso o il non consenso dato a chi
amministra, è strettamente collegato alla produzione di valore economico.
Per l’amministrazione pubblica, invece,
possiamo dire che:
- gli scambi si effettuano tra soggetti
diversi, ma per una parte dei beni ceduti, si genera per il destinatario,
un’utilità cui non corrisponde un “valore di scambio” misurato da un
prezzo espresso in unità monetarie (servizi ceduti a titolo gratuito);
- i soggetti che attuano gli scambi, sono
autonomi, ma uno di essi ( l’ente pubblico), è dotato di poteri
sovraordinati;
- l’equilibrio dell’insieme degli scambi,
non scaturisce dal susseguirsi di valutazioni di convenienza particolare,
ma discende da scelte di ordine superiore;
- l’effetto di ritorno, in termini di
consenso e/o giudizio su chi amministra, non sempre è collegato alla
generazione o al mantenimento di un valore aggiunto, ma anche, e in alcuni
casi, soprattutto alla condivisione delle scelte (motivi ideologici,
appartenenza a una determinata forza politica, ecc..) o a un’efficace
gestione dell’immagine e dell’informazione esterna.
In realtà, ognuno di
tali soggetti ( impresa, istituto pubblico territoriale, famiglia, ecc...), può
svolgere attività riferibili tanto a contesti di mercato, quanto a contesti non
di mercato, per cui la gestione delle attività economiche, non deve essere
riferita solo allo schema che contrappone il pubblico al privato, ma alla
combinazione dei vari sistemi che danno origine a molteplici alternative di
gestione delle attività economiche.
AMMINISTRAZIONE PUBBLICA ED EVOLUZIONE DEL
RUOLO DELLO STATO NELLA SOCIETA’ MODERNA
E’ chiaro che
l’azienda pubblica e l’attività amministrativa, risentono del tipo di Stato nel
quale si collocano.
Nella I fase
di quello che viene definito modello
dello Stato dei diritti formali, si affermano i primi e fondamentali
diritti umani e civili della persona, nonché quelli politici.
In questa prima
fase, la funzione dell’amministrazione, è quella di dare applicazione alle
leggi e garantire le condizioni per l’esercizio dei diritti tramite
l’assunzione di un ruolo super – partes legato ai poteri d’imperio di cui è
dotata.
All’amministrazione
pubblica, vengono attribuite le funzioni di produzione e di messa a
disposizione dei cosiddetti “beni collettivi”,
ossia di quei beni che non sono prodotti dell’iniziativa privata, e non
sono oggetti di scambio tramite mercato.
L’intervento
pubblico nell’economia, è limitato in questa fase, al prelievo dei tributi, la
conservazione e la gestione economica del patrimonio collettivo, l’esercizio
dei poteri finalizzati alla regolazione della società.
Nella II fase,
assistiamo alla nascita del cosiddetto modello
di stato sociale del benessere (Walfare State), la cui origine può essere
ricondotta ai valori di solidarietà sociale. In questa fase, cambia
radicalmente la funzione dell’amministrazione pubblica, ch’è chiamata a
realizzare:
-
azione di
redistribuzione della ricchezza;
-
interventi
mirati a garantire un andamento più ordinato dell’economia.
Inoltre, si consolida l’immagine dello Stato
imprenditore, cioè dello Stato che gestisce attività economiche tramite imprese
pubbliche presenti in vari settori dell’economia.
Dalla fase del
Walfare, si passa ad un’altra fase definibile come Stato dei Servizi, nella quale gli enti/istituti pubblici, sono
direttamente coinvolti nella produzione diretta dei servizi, ed anche se in un
primo momento, si è potuti contare su un’ampia disponibilità di risorse
economiche, ora è difficile sostenere economicamente la produzione, a causa
dell’espansione della domanda di servizi pubblici, a fronte di una crescente
opposizione all’aumento delle tasse.
Per cui, oggi,
l’amministrazione pubblica, deve necessariamente realizzare:
-
una più attenta
selezione delle aree d’intervento;
-
cercare di
aumentare la produttività;
-
una maggiore
concentrazione di risorse pubbliche nei settori dei “servizi a rete” che
richiedono interventi organici e coordinati.
L’ultima fase è
quella dello Stato regolatore, che
deve fare regole anche in campo economico, prefigurata da vari interventi
legislativi e dalle politiche di privatizzazione dei servizi pubblici. Si
tratta di un’evoluzione destinata a rafforzasi in futuro, nella quale sarà
richiesta, non tanto l’efficienza nella produzione dei servizi, quanto la
qualità delle regole pubbliche che regolano il mercato, l’economia.
I PROCESSI TIPICI
SPECIFICAZIONE DEI
FINI E PRINCIPIO DI SOVRANITA’
l’amministrazione in
quanto attività che consente di valorizzare e concretizzare i fini
istituzionali,è espressione di un potere che nel caso degli enti/istituti
pubblici nasce dal principio di sovranità
I processi tipici
della pubblica amministrazione (P.A.), che precedono e orientano lo svolgimento
dell’attività amministrativa, sono costituiti dai fini di un ente pubblico.
Tali fini possono essere:
§ Fini degli Enti Locali, tra cui quello di
rappresentare le comunità locali, tutelare gli interessi, promuovere lo
sviluppo;
§ Fini delle Regioni e Province , tra cui
legiferare nelle materie di propria competenza e programmare lo sviluppo
economico sul proprio territorio;
§ Fine dello Stato., tra cui la tutela al suo
interno e a livello internazionale, definire gli ambiti di intervento dello
stato nella società e nell’economia e contribuire a realizzare positive
relazioni internazionali ;
§ Fine degli organismi internazionali tra cui
quello di favorire rapporti internazionali, promuovere lo sviluppo economico e
sociale a livello mondiale e prevenire
situazioni di conflitto.
Tali finalità, in
sostanza, sono legate al concetto di interesso pubblico e al principio di sovranità.
Per interesse pubblico intendiamo
un’esigenza che spinge le persone ad agire. In un certo senso, esso può essere
considerato come il “mediatore operativo” tra valori generali e comportamenti
concreti delle persone.
Una prima
distinzione dell’interesse pubblico può essere fatta tra interesse
individuale, che si riferisce alle persone come individui, e interesse
generale che, invece, si riferisce ad un insieme di persone variamente
definito.
Il concetto di
interesse individuale ha un carattere operativo immediato in quanto è evidenziato
dalle scelte e dalle azioni degli individui.
Il concetto di
interesse generale, al contrario è generico e può essere reso concreto e
operativo dalla mediazione del concetto di “interesse pubblico”che è comune o
accettato da una determinata comunità, quest ultimo può essere:interesse che
viene esteso a tutta la popolazione,parte comune di interessi diversi,bene
comune ossia un interesse che qualcuno considera positivo per la società.
I processi tipici
della P.A. sono o dovrebbero essere, dunque, quelli di identificare e
soddisfare gli interessi pubblici,chi deve essere preposto è colui che prepara
un programma ed ha obiettivi politici
(ad es. un partito politico).
I programmi e gli
obiettivi politici, si concretizzano attraverso programmi ed obiettivi elettorali,
che poiché sono finalizzati al consenso
tramite le elezioni, non sono stabili nel tempo.
Infine, chi ha
ottenuto il consenso da parte del popolo, concretizza i programmi elettorali
attraverso l’attività di governo,
governo, che a sua volta, deve individuare i mezzi e gli strumenti per
realizzare i programmi e gli obiettivi.
I contenuti delle 3
fasi su citate seguono una logica a
cascata:
§ PROGRAMMI ED OBIETTIVI POLITICI (che sono per
la maggiore a lungo termine), sono basati su principi, valori ed interessi
molto generali, perché hanno lo scopo di suscitare l’adesione o
l’identificazione con un partito, un movimento, una forza politica.
§ PROGRAMMI ED OBIETTIVI ELETTORALI, sono in
genere più specifici e centrati su temi di attualità, in quanto hanno lo scopo
di ottenere il sostegno, il voto per singoli partiti, alleanze tra forze
politiche.
§ PROGRAMMI, INDIRIZZI ED OBIETTIVI DI GOVERNO,
sono più puntuali e precisi in quanto devono indicare come e con quali scelte
politiche, legislative, finanziarie, e con quali strumenti s’intendono
realizzare i programmi elettorali.
Il principio di sovranità, altro concetto essenziale, è
inteso come il potere originario e autonomo per definire l’organizzazione di
una comunità.
La natura della
sovranità è differente in rapporto alle diverse forme di Stato, infatti, nei
sistemi democratici, ad esempio, essa deriva dalla libera espressione di
volontà della popolazione dotata di diritti civili ed elettorali, x cui la sovranità della popolazione si
esprime tramite un processo di delega mediato dai sistemi elettorali.
Esistono 2 grandi
modelli, tramite cui la popolazione dotata della “sovranità originaria”
realizza il processo di delega ai propri rappresentanti chiamati a esercitare
la funzione di governo, che sono:
1. di nomina indiretta
2. elezione diretta.
Nel 1° modello,
tramite l’elezione si ha la composizione delle “assemblee elettive”
(Parlamento, Consiglio Regionale, provinciale o comunale) che nominano i
componenti del governo sulla base di un consenso raggiunto all’interno delle
assemblee stesse.
Il 2° modello
(elezione diretta) è fondato su una duplice delega richiesta alla popolazione.
In un primo momento si costituiscono le assemblee elettive nelle quali si
confrontano i valori, gli ideali, si formano gli indirizzi della c.d. “alta
amministrazione “che riguardano la progettazione del futuro della città; in un
2° momento si indica la persona o il gruppo di persone ritenute più adatte x
governare e amministrare.
LA RAPPRESENTANZA
POLITICA: GOVERNO, GOVERNABILITA’,GOVERNANCE
Il modello di Stato
moderno è fondato sulla distinzione dei 3 poteri:
-
potere
legislativo, cioè la capacità di approvare norme aventi valore generale per la
comunità residente nel territorio in cui si estende la sovranità;
-
potere di
governo, cioè dare esecuzione alle leggi e dare risposte ai bisogni pubblici;
-
potere
giurisdizionale, che consiste nella capacità di verificare che le norme
generali siano applicate secondo i principi del diritto e che l’attività
amministrativa si svolge nell’interesse pubblico.
Il potere di governo
ha un’importanza diretta x il funzionamento dell’azienda pubblica(comune,
provincia, regione, Stato U.E. ecc.).
L’attività di
governo consiste nel dare indirizzi e obiettivi all’amministrazione e nel
verificare che gli indirizzi sono stati seguiti e siano giudicati soddisfacenti
dai cittadini.
Le forme di
esercizio della funzione di governo sono differenti, infatti abbiamo:
-
Governabilità (stabilità dei governi)
-
Government
(esercizio dei poteri
sovraordinati)
-
Governance (capacità di orientare i comportamenti di differenti, pubblici e
privati)
Per Governabilità intendiamo la stabilità
dei governi e la possibilità di assumere decisioni. La governabilità dipende da
molteplici fattori quali assistenza o meno di un partito omogeneo e compatto ,
dai comportamenti dei partiti politici, ecc.
Per Government (o Governabilità formale) si intende la capacità del governo
di prendere decisioni facendo leva sui suoi poteri formali, sul fatto di avere
una buona maggioranza, e sulla fiducia che i poteri sovraordinati diano
sufficienti garanzie x l’attuazioni delle decisioni .
Se qsto tipo di
governo non persegue interessi generali, ma compie decisioni sulla spinta ad
interessi particolari, esso sarà un “cattivo governo”.
Infine per Governance (o governabilità sostanziale) intendiamo la capacità di
orientare i comportamenti dei diversi soggetti, pubblici e privati, ciò vuol
dire che l’argomento di interesse formale definisce gli obiettivi di interesse
comune e generale, non tramite i propri poteri formali, ma creando le
condizioni affinché una pluralità di soggetti che hanno conoscenze, risorse e
potenzialità diverse decidano autonomamente di concorrere al raggiungimento
degli obiettivi. In sostanza governance vuol dire trovare le forme e i modi per attuare molteplici interessi
delle società, per dare necessaria
attenzione alle attese dei cittadini con riguardo alle scelte dell’ente
pubblico .
Le caratteristiche
dei processi tipici dell’A.P. sono:
-
L’ ESERCIZIO DI
FUNZIONI POTESTATIVE;
-
LA TUTELA DEI DIRITTI
SANCITI PER LEGGE;
-
E LA SCELTA
DISCREZIONALE DA PARTE DEGLI ORGANI ELETTIVI TRA I DIVERSI BISOGNI.
L’ESERCIZIO DI
FUNZIONI POTESTATIVE
È l’attività svolta
per esercitare le funzioni che garantiscono l’esistenza stessa dell’ente
pubblico.
Le funzioni
potestative sono essenziali e inderogabili e sono definite da leggi di vario
rango che specificano la natura della funzione potere.
Tali funzioni
costituiscono un potere che viene esercitato in modo autonomo dall’organo
competente, esse hanno scopo di tutelare diritti considerati essenziali,ma non
devono ledere diritti di altri soggetti.
Si tratta di una
funzione che non ha natura politica,cioè non soggette a valutazioni,ma la
capacità di valutare gli effetti sui rapporti e sui comportamenti sociali.
L’esercizio di
queste funzioni richiede una conoscenza approfondita delle leggi, una
sensibilità politico – sociale, elevata professionalità, capacità di controllo.
L’attività svolta
nell’esercizio delle funzioni potestative è spesso complessa e delicata in quanto:
-
Il mancato
esercizio delle funzioni si configura come reato per “omissione di atti
d’ufficio”;
-
L’esercizio
delle funzioni, eseguito come un eccessivo peso attribuito a determinate
condizioni, si configura come reato per “eccesso di potere”;
-
L’adozione di
un provvedimento potestativo implica l’immediata attuazione delle risorse.
I
PROCESSI CONNESSI ALL’AFFERMAZIONE DI DIRITTI A CONTENUTO ECONOMICO
Un’altra
caratteristica dei processi tipici è la tutela dei diritti sanciti per legge,
per cui affermiamo che: il progresso economico e sociale ha portato lo stato a
definire come diritti del cittadino la soddisfazione di bisogni irrinunciabili.
Con l’affermazione
di Diritti della sicurezza sociale, diritto alla tutela della salute, lo Stato
si impegna ad erogare determinati servizi, per queste
attività,tuttavia,esistono limitati margini decisionali sia da parte degli
organi politici sia da parte dell’amministrazione.
L’evoluzione da
bisogni a diritti è avvenuta secondo due modelli: quello europeo, c. d. welfare
totale e quello nord americano c.d. di intervento pubblico o residuale.
Nel primo modello il
sistema pubblico definisce il contenuto di un diritto che si estende a tutta la
popolazione.
Nel secondo modello
lo Stato interviene solo quando l’individuo da solo non è in grado di
soddisfare un bisogno.
L’esistenza di
diritti nei confronti dell’amministrazione determina la presenza di doveri ed
obblighi come:
-
Definizione dei
diritti
-
Interpretazione
che viene data al diritto
-
Intervento di
soggetti esterni.
-
Esigenza di
chiarezza che evitano conflitti di competenze
Nel caso di
interventi derivanti dalla tutela dei diritti,l’amministrazione deve:
-
Verificare
l’esistenza dei fatti;
-
Organizzare
un’offerta che risponda realmente ai diritti;
-
Garanzia di
elevati livelli di efficienza.
La tendenza a
qualificare come diritti un numero di servizi sempre + ampio ha determinato
obblighi all’amministrazione all’aumento della spesa pubblica,infatti il
welfare è diventato sempre meno sostenibile e si sono dunque creati i cd livelli
essenziali di servizi.
PROCESSI DERIVANTI
DA SCELTE POLITICHE DISCREZIONALI
Ultima
caratteristica dei processi tipici dalla P. A. è rappresentato dalla scelta
discrezionale da parte degli organi elettivi tra i diversi bisogni che emergono
nella società.
Mentre le funzioni
potestative e le attività che tutelano i diritti sono espressione della
dimensione istituzionale, la scelta di cui si fa riferimento è espressione
della dimensione politica,quindi possono essere molto differenti tra
enti/istituti. Sono molteplici i fattori che influenzano il compimento di tale
attività:
-
La concezione
di società prevalente nei governi pro
tempore
-
Interessi che
riescono a influenzare l’azione di governo con diversi strumenti leciti o
illeciti;
-
Grado di
autonomia riconosciuta ai diversi livelli di governo
-
Disponibilità
di risorse economiche che, a sua volta, è collegata a scelte sui livelli di
risposte ai bisogni.
Le scelte di
politica pubblica e dei bisogni devono essere valutate in base a vari aspetti:
numerosità dei soggetti e orizzonte temporale delle scelte politiche.
Alcune scelte
tecnico-gestionali dell’amministrazione pubblica rispondo a criteri di
interesse particolare e altre di interesse generale.
I PROCESSI
FINANZIARI
I processi reali,
combinazione dei fattori produttivi, sono correlati ai processi finanziari ,
che come per tutte le aziende, anche quelle pubbliche devono perseguire
l’equilibrio operativo tra bisogni – domanda e risorse – offerta e l’equilibrio
tra flussi di proventi e di spesa e flussi di entrate e uscite.
Nelle aziende accade
che le relazioni non sono mai lineari, decisioni e azioni influenzano la spesa.
Le due logiche che
vengono + frequentemente a sostegno sono:
-stabilire i livelli
di bisogni da soddisfare
- definire i livelli
di entrate compatibili con le scelte di politica economica in generale o
politica tributaria in particolare.
I vincoli di spesa
vengono stabliti in base alle scelte di politica economica nazionale,ed essi
ultimamente sono stati influenzati anche dalle attese dei mercati finanziari
internazionali nei confronti di stati o altre amministrazioni pubbliche.
Uno dei problemi
maggiori nel settore pubblico è costituito dalla difficoltà di conciliare
politiche di governo ed esigenze dell’amministrazione. È diffusa l’esigenza di
ridimensionare l’intervento pubblico, ridurre la spesa pubblica, ridurre la
pressione fiscale.
IL CONCETTO DI
VALORE PUBBLICO
Infine il concetto
di valore pubblico è diverso dal concetto di valore di scambio, che è
importante per fare la distinzione tra azienda di produzione, il cui fine è
quello di aumentare il valore complessivo; e azienda di consumo il cui
obiettivo è quello di trasformare la ricchezza misurata da valori di scambio in
altri valori.
Il concetto di
valore pubblico può essere specificato in vari modi come: il miglioramento
della qualità della vita, miglioramento della qualità relazionale, ecc.
Con riferimento al
valore pubblico diventa essenziale l’aspetto della sua misurazione con metodi
diretti o indiretti. Tra questi si ricordano:
-
Le analisi
costi – benefici
-
Valore
opportunità
-
Misurazione
della disponibilità a pagare
-
Analisi dei
livelli di soddisfazione degli utenti.
L’introduzione del
concetto di valore pubblico può consentire, inoltre, di evitare che si
stabiliscano equivalenze improprie tra disavanzo contabile e presenza di
sprechi e inefficienze, di dare valutazioni diverse ad amministrazioni che
producono un valore pubblico differente.
LE CARATTERISTICHE
DELLA GESTIONE DELLA AZIENDE PUBBLICHE
L’ETEROGENEITA’ DEI
PRODOTTI E DELLE ATTIVITA’
L’assunzione da
parte delle pubbliche amministrazioni di ambiti di attività diversificati è
stata la conseguenza dell’espansione dell’intervento dello Stato
nell’economia,infatti,l’attività della pubblica amministrazione, è orientata
alla produzione delle seguenti classi di prodotti:
1. leggi
ed atti amministrativi
-
la legge, è il
prodotto tipico dell’attività del parlamento; con l’emanazione di leggi che
hanno validità erga omnes, l’istituto pubblico, assume il ruolo di regolatore
di rapporti sociali, di regolatore dell’economia;
-
gli atti
amministrativi, sono fatti dal governo per lo Stato, ,quali concessioni,
autorizzazioni, ,certificazioni; altre volte, gli atti amministrativi sono
strumento diretto per l’attuazione concreta delle leggi, ed in genere sono
“prodotti” dagli istituti pubblici locali (comuni, provincia).
2. beni
collettivi
-
tipicamente
servizi, ossia beni immateriali che intendono rispondere ad un bisogno di tutta
la collettività, ad es. la sicurezza
pubblica.
La
maggior parte dei beni collettivi potrebbero essere sostituiti con beni
individuali, ma questo comporterebbe, effetti di selezione sui
destinatari,esigenza di raggiungere elevati livelli di produttività per ridurre
l’effetto di esclusione dal servizio.
3. beni
individuali d’interesse collettivo
(beni divisibili ed escludibili nell’uso). Si tratta di beni (merci e servizi)
denominati “di pubblica utilità” e “di pubblico interesse, che, presentano
molti elementi di analogia con i beni collettivi, ma presentano anche
differenze rilevanti quali:
-
la loro
cessione può avvenire a fronte di un pagamento di un prezzo;
-
essi presentano
caratteri di differenziazione a differenza dell’uniformità dei beni collettivi
con elevata variabilità;
-
essi possono
essere soddisfatti anche da altri soggetti,
ad es. i privati creando però, ,un problema di
legittimazione/delegittimazione dell’intervento pubblico.
4. trasferimenti
finanziari
-
può essere
definita come una vera e propria funzione d’intermediazione che si attua
tramite la raccolta di tributi in diverse forma e nella successiva erogazione
di mezzi finanziari in forma di pensioni,
contributi alle famiglie,, vari incentivi alle imprese a fondo perduto o
con interessi agevolati;
-
le motivazioni
di tali interventi sono:la redistribuzione della ricchezza,alla difesa
dell’occupazione,incentivazione dello sviluppo e della ricerca scientifica
ecc..
5. indirizzi,
programmi e linee guida
-
sono anch’esse
norme di comportamento rivolte ai vari soggetti, ma il loro contenuto non
riguarda diritti e doveri, ma convenienze di diversi soggetti considerati
autonomi e liberi,dall’indicazione dei percorsi da seguire,gli impegni che
l’ente si assume ecc.
L’evoluzione dei
fini dell’intervento pubblico ha portato all’emergere di attività e prodotti
talmente differenti da richiedere soluzioni per quanto riguarda i rapporti con
il personale,i criteri di valutazione della convenienza,ma considerare la
ricerca di un’unica soluzione causa effetti negativi sulla qualità
dell’amministrazione pubblica e dei suoi costi.
L’ASSENZA DEL PREZZO
DI CESSIONE DEI PRODOTTI
I
prodotti dell’attività della pubblica amministrazione, sono in tutto o in parte
ceduti senza un corrispettivo economico (prezzo), e questo, come conseguenza,
comporta:
1.
il miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi erogati, non ha di
per se un effetto positivo sull’equilibrio economico della gestione,è opportuno
distinguere:
-
recuperi di più elevati livelli di efficienza che si traducono in riduzione dei
costi
-
recuperi di efficienza che si traducono in miglioramenti della qualità dei
servizi ma non riduzione dei costi;
- recuperi di efficienza che spostando le quote di domanda da un ente all’alto,produce incrementi di costi in un uno e riduzione di costi nell’altro.
- recuperi di efficienza che spostando le quote di domanda da un ente all’alto,produce incrementi di costi in un uno e riduzione di costi nell’altro.
2.
la mancanza di prezzo, elimina i meccanismi di autoselezione della domanda; in
sostanza, in assenza di un valore di scambio, viene meno anche la percezione
del valore economico dei beni.
Può
accadere che la gratuità del servizio o tariffe inferiori ai costi determinano
il paradosso di elevare la qualità desiderata, facendo emergere dunque critiche
quando la qualità non sia conseguita.
3.
effetti negativi sul piano del consenso e della legittimazione conseguenti al
meccanismo di selezione della domanda: la mancanza di prezzo per i servizi
erogati, produce un trade – off tra razionalità economica (che porta a
contenere quantità e qualità dei servizi nei limiti delle risorse disponibili),
e consenso, che in molti casi, penalizza proprio la prima (la
razionalità,economica); può permettersi di dare limitata attenzione al
consenso, solo chi ha forte senso della funzione pubblica, chi non ha bisogno
del consenso in quanto non è legato esclusivamente alla carriere politica, o
chi è in grado di ottenere il consenso in virtù della condivisione del progetto
politico.
4.l’impossibilità
di confrontare costi e ricavi (che invece fa l’azienda privata): questo impone
d’orientarsi prevalentemente su comparazioni di costi, ma il rischio è quello
di privilegiare alternative caratterizzate da costi minori, che non necessariamente,
sonno quelle caratterizzate da u miglior rapporto utilità/costi;
5.
applicabilità delle regole auree dell’equilibrio economico: nell’azienda
pubblica, esiste una netta differenziazione tra gruppi che sostengono sacrifici
(contribuenti), e quelli che usufruiscono dei vantaggi (utenti dei servizi).
LA FORMLIZZAZIONE
DELL’ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA
La
formalizzazione dell’attività amministrativa deve svolgersi secondo schemi
predeterminati e trasparenti,
finalizzati a garantire la collettività contro il rischio di uso
distorto dei poteri.
Essa
riguarda:
-
gli organi che hanno il potere di operare in base a
competenze;
-
la successione delle diverse operazioni e le
modalità del loro svolgimento;
-
i tempi di svolgimento;
-
le modalità di attuazione delle decisioni;
-
gli elementi che devono essere presenti;
-
l’esistenza di particolari condizioni.
Una
prima conseguenza della formalizzazione, riguarda la preferenza data al
paradigma:
Istruttoria –
deliberazione – esecuzione
(PROCEDIMENTO
AMMINISTRATIVO)
Rispetto
a
Informazione –
decisione – operazione – risultato
(PROVVEDIMENTO
AMMINISTRATIVO)
Privilegiando
il primo paradigma, si da coerenza agli aspetti interni del processo, mentre il
secondo paradigma, è invece centrato sul risultato finale.
Quindi,
potremmo dire che si richiama la nozione di governo formale.
Gli
atti amministrativi sono:
-
manifestazione di volontà;
-
si dividono dagli atti amministrativi giudiziari;
-
l’attività amministrativa è un procedimento formale,
,cioè, nel tempo e nello spazio devono essere individuati i soggetti
responsabili;
-
è propria degli organi esecutivi e amministrativi;
-
richiede che siano rispettate le norme in ordine ai
tempi e ai luoghi dove si svolge l’attività amministrativa;
-
l’attività è formale quando viene rispettato il
procedimento amministrativo nel tempo e nei luoghi indicati;
-
l’attività amministrativa formale, ha delle modalità
di esecuzione.
L’atto
amministrativo, per essere formale, deve avere degli elementi costitutivi:
- deve essere
emanato da un organo competente per legge;
- deve essere
legittimo, ossia conforme alla legge;
- deve
manifestare una volontà pubblica correlata alla finalità pubblica del
provvedimento.
Nel
momento in cui non si rispettano questi 3 elementi,si avranno 3 conseguenze
negative:
- incompetenza
dell’organo;
- violazione di
legge;
- eccesso
amministrativo di potere (che non è l’abuso di potere che invece è un
reato penale).
Per
conseguire un atto concorrono varie operazioni,decisioni,atti che devono essere
coordinati dal punto di vista tecnico,organizzativo ed economico.
La
tutela dei diritti e interessi viene demandata alla correttezza formale degli
atti e non alla qualità delle decisioni,tale correttezza rappresenta la
funzionalità dell’amministrazione,che ovviamente non corrisponde alla realtà
amministrativa.
La
forma inoltre tutela gli interessi esterni e non la funzionalità
dell’azienda;la capacità di produrre beni in quantità e qualità corrispondenti
ai bisogni della comunità con il miglior impiego di risorse,è rilevante secondo
il modello di formalizzazione degli atti,che consente una tutela degli
interessi e diritti di tutta la comunità.
In
seguito all’ ampliamento dell’intervento pubblico hanno portato a una
divaricazione tra sostanza e forma,cioè tutela dei singoli interessi che
convergono nell’istituto pubblico e interesse autonomo dello stesso.
In
riferimento all’amministrazione pubblica,si ha una correlazione inversa,cioè
all’aumento della tutela formale degli interessi delle famiglie e imprese,si
una diminuzione sostanziale,data dalla quantità e qualità dei servizi a causa
di molti ostacoli.
La
rilevanza data alla formalizzazione porta a considerare l’amministrazione come
atti amministrativi formali,tale delimitazione è una delle cause maggiori
dell’arretratezza degli studi su tutti gli aspetti dell’amministrazione che non
sono definiti giuridici.
L’INTERDIPENDENZA
TRA TEMPI E RITMI DELLA GESTIONE E TEMPI E RITMI ISTITUZIONALI
L’azienda,
è fatta anche di un sistema di operazioni e di decisioni interdipendenti nel
tempo.
Nelle
aziende private, i tempi ed i ritmi decisionali ed operativi, sono influenzati
da variabili organizzative
(struttura di base, meccanismi operativi, distribuzione del potere), variabili del contesto (le innovazioni
tecnologiche, ma anche la nascita di nuovi bisogni e la correlata domanda, sia
dei singoli che della società), variabili
di ambiente (la situazione economica del paese, le condizioni del mercato,
la condizione politica del paese).
Ora,
a queste variabili che sono proprie dell’azienda, si uniscono quelle variabili
proprie delle pubbliche amministrazioni, che risentono di tutta una serie di
fattori, principalmente di quella variabile
di tipo politico – istituzionale, in cui elezioni, crisi e ricostruzione di
governi centrali, regionali e locali, si
susseguono senza la possibilità di prevederli accentuando l’effetto di
ritardare la presa di decisioni e l’attuazione di queste.
Per
cui, da ciò, si deduce chela gestione operativa, ha tempi e ritmi diversi da
quelli istituzionali, ma sono interdipendenti perché l’uno, ,deve tener conto
dei tempi e dei ritmi dell’altro, per garantire un buon andamento della
pubblica amministrazione.
LA PRESENZA
DELL’EFFETTO ANNUNCIO
La
capacità di acquisire il consenso dall’ambiente esterno, è condizione
necessaria per la sopravivenza di una qualsiasi azienda.
Per
la pubblica amministrazione, il consenso, non è legato solo all’utilità dei
beni prodotti (così come per le aziende private), ma anche alla condivisione
del modello di società proposto dalle varie forze politiche che sono al potere,
nonché dalla trasparenza dell’attività amministrativa.
La
dinamica del consenso, appare fortemente influenzata dal cosiddetto “effetto annuncio”, ossia dalle attese
che si generano a seguito della presentazione di programmi, d’intenzioni, di
promesse nei confronti dei portatori dei differenti interessi sociali.
Per
EFFETTO ANNUNCIO, s’intende la particolare enfasi data a
programmi e progetti, la cui realizzazione viene collegata dalle forze
politiche al fatto di ottenere il consenso a certi programmi, che nella percezione
collettiva, inducono a ritenere questi programmi già realizzati, nel momento in
cui di essi si annuncia l’avvio.
Il
ricorso all’effetto annuncio, si basa sul presupposto di una correlazione del
tipo:
MAGGIOR CONSENSO
MAGGIOR POTERE
DECISIONALE
MAGGIORE
RAZIONALITA’ AMMINISTRATIVA POSSIBILE NELLE CIRCOSTANZE DEI MEZZI,LUOGHI,
TEMPI, ETC
Però,
all’effetto annuncio, sono correlate alcune conseguenze negative, come il fatto
che per acquisire il consenso, le forze politiche, alzano il livello delle
attese, e questo comporta che il giudizio di soddisfazione o di non
soddisfazione dei cittadini, dipende dal divario tra livello delle attese e
qualità effettiva dei servizi.
RAZIONALITA’
ECONOMICA E SENSO DELLE ISTITUZIONI
Un’altra
conseguenza alla razionalità amministrativa,
è la razionalità economica. Nella pubblica amministrazione, la
razionalità economica è una necessità, in quanto si deve far corrispondere i
costi di un servizio all’effetto che si vuole ottenere.
Tutto
questo, si presenta sottoforma di azioni amministrative, nel senso che
all’inizio del procedimento, l’amministratore pubblico, deve fare una scelta
tra diversi obiettivi.
Alternativa
di scopi:
-
fare nuove scuole (nuove spese)
-
eliminare alcuni insegnanti (ridurre le spese).
Per
decidere, si tiene conto degli :
-
interessi e obiettivi individuali;
-
interessi e obiettivi di uno o più gruppi (es. di un
partito politico);
-
interessi generali ed obiettivi di funzionalità ed
economicità (cioè efficacia ed efficienza, ed es. di un servizio, ma questo interesse
sta al terzo posto per cui è debole nella scelta, cioè è tenuto in meno in
considerazione rispetto ai primi 2 nella sequenza decisionale).
Oggi,
invece, opposta a quella tradizionale, c’è la sequenza decisionale alternativa:
- interesse alla
funzionalità e all’economicità;
- interessi di
uno o più gruppi;
- Interessi
individuali.
Sarebbe
necessario, quindi, favorire l’affermazione di un diverso percorso di selezione
delle alternative che procederebbe attraverso:
-
l’introduzione di criteri chiari di analisi costi –
benefici degli investimenti;
-
di valutazione della razionalità di certe strutture
organizzative;
-
di analisi della convenienza di certe modalità di
gestione dei servizi pubblici.
Tutto
ciò, al fine di aumentare il numero delle decisioni nelle quali il
perseguimento di interessi ed obiettivi individuali, è compatibile con elevati
livelli di risposta ai bisogni collettivi o di pubblica utilità.
Oggi,
invece, il perseguimento dell’interesse generale rispetto a quello individuale
o di gruppo, è attuato da quelle persone che hanno senso etico o senso delle
istituzioni, ma questi, sebbene apprezzabili, non possono essere considerati
sostitutivi della razionalità economica ed amministrativa.
COMPLESSITA’ LOGICA
E CRITERI DI VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA
Poiché
l’ente pubblico, a differenza dell’impresa, persegue fini di carattere
generale, la valutazione dei risultati da esso raggiunti, risulta complessa,
infatti, la valutazione riguarda:
-
gli aspetti intrinseci dell’attività stessa, quali
la razionalità nella scelta tra alternative disponibili e il rispetto delle
norme formali;
-
la qualità dei servizi e il grado di soddisfazione
dei cittadini;
-
il consenso, la credibilità, la trasparenza di
amministrazione.
Per
cui, nella valutazione hanno importanza non solo i risultati ottenuti, ma anche
i modi impiegati per raggiungerli, e la qualità delle relazioni che si
stabiliscono con i diversi soggetti interessati.
Anche
l’amministrazione pubblica deve essere condotta, comunque, nel rispetto del
principio dell’efficienze economica, ossia della ricerca delle modalità idonee
a far conseguire i fini con l’uso del minore volume di ricchezza (principio del
minimo prezzo a parità di risultato o del massimo risultato a parità di mezzi).
Tale
criterio generale si articola in criteri particolari:
-
economicità della gestione intesa come capacità nel
lungo periodo, , di soddisfare i bisogni considerati di pubblico interesse
dalla comunità, facendo ricorso solo al quantitativo di denaro che la comunità
considera economicamente sopportabile e accettabile (tributi);
-
efficacia
dell’azione intesa come coerenza tra quantità e qualità del prodotto
dell’attività (prestazioni e servizi) considerato come “risultato intermedio
dell’attività amministrativa e quantità e qualità dei bisogni il cui
soddisfacimento costituisce il risultato finale”;
-
Efficienza nell’impiego delle risorse, intesa come
rapporto tra quantità e qualità delle risorse impiegate e quantità e qualità
delle prestazioni e dei servizi prodotti.
Efficacia,
efficienza ed economicità, rappresentano
3 comportamenti distinti che però, sono tra loro correlate nel senso che ognuna
influenza le altre, ,questo però, vale solo in astratto e nel lungo periodo,
mentre non vale nel breve periodo a causa sempre dei tempi e dei ritmi della
pubblica amministrazione.
Le
principali misure di efficacia dell’azione pubblica, sono:
-
livello della domanda (o dei bisogni) rimasta
insoddisfatta;
-
tempi di attesa per l’accesso ai servizi;
-
rilevazione del grado di soddisfazione degli utenti.
Le
misure dell’efficienza sonno:
-
misure di produttività (riferite alla gestione nel
suo complesso);
-
misure di rendimento e costi unitari di servizi e
prestazioni (in riferimento ai diversi settori).
Efficacia,
efficienza, economicità, ,sono i 3 principi fondamentali per l’esistenza e il
buon funzionamento dell’azienda privata.
EFFICACIA: è il criterio in
base al quale si mettono in relazione l’azione amministrativa e il risultato
raggiunto; l’efficacia, attiene ad una valutazione qualitativa, ad es.,
l’azione è stata efficace,, cioè ha raggiunto lo scopo.
EFFICIENZA: è il criterio in
base al quale si valuta l’insieme delle risorse (uomini, mezzi, strumenti,
uffici).
ECONOMICITA’: è il criterio
esclusivamente economico (contabile), analisi dei costi e dei ricavi messi a
confronto.
STIMOLI AL
MIGLIORAMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE
La
dinamica dei sistemi amministrativi dipende non solo da fattori strutturali di
carattere economico e sociali, ma anche da meccanismi capaci di stimolare
comportamenti orientati alla ricerca di più elevati livelli di efficienza,
efficacia ed economicità.
Questi
meccanismi non sono altro cche un insieme di regole sociali,che premiano i
comportamenti degli individui orientati in senso positivo e disincentivano
quelli che compiono comportamenti negativi.
Tra
i meccanismi utilizzabili per influenzare la dinamica dei sistemi di
amministrazione ricordiamo:
-
potenziamento dei sistemi di controllo,tramite il
rafforzamento di forme di denuncia,critica e pressione esterna,tuttavia vengono
introdotti nuovi vincoli,procedure rigide,per far fronte alla critica sociale;
-
rafforzamento delle scelte del consumatore di
servizi pubblici,tramite la rottura di monopoli pubblici e introduzioni di
alternative degli stessi,produce sicuramente effetti positivi per un sistema
pubblico non abituato a confrontarsi con l’esterno,ma produce effetti positivi
reali e generali solo se si attua regole di concorrenza che impediscono ai
privati di realizzare solo servizi economicamente convenienti;
-
introduzione di sistemi di controllo direzionali
interno tramite strumento di rivelazione di efficacia efficienza ed
economicità,devono essere adattati alle caratteristiche delle diverse
attività,specialmente non di mercato,ma quando sono applicati senza tenere
conto della peculiarità dell’azienda pubblica possono causare errate
valutazioni.
IL SISTEMA DI FINANZIAMENTO
Per gestione
d’azienda s’intende il sistema di operazioni che quest’ultima svolte per
raggiungere i propri fini.
All’interno di essa
si evidenza la dimensione finanziaria che consiste nel reperimento dei mezzi
finanziari a loro volta utilizzati per acquisire i fattori produttivi che
consentono il proseguimento della gestione.
La disponibilità dei
mezzi finanziari, avviene originariamente tramite il conferimento di coloro che
intendono assumersi il rischio economico dell’attività e in via ordinaria
tramite il corrispettivo ottenuto per la cessione dei beni produttivi.
L’esistenza del
credito,anticipando o posticipando le disponibilità monetarie,consente poi di dare
maggiore flessibilità nel tempo alle scelte riguardanti i processi
tecnico-operativi.
Le aziende pubbliche
sono peculiari anche in riferimento al sistema di finanziamento della gestione.
Il finanziamento, è
una delle leve più importanti della pubblica amministrazione.
Noi possiamo
distinguere 2 grandi categorie di finanziamenti:
1. gestione finanziaria ordinaria:
-
soldi che
entrano ordinariamente
-
gestione
caratteristica, es. tributi, IRPEF
-
gestione
patrimoniale che viene dal patrimonio e non dai tributi (es. rendita da
locazione di locali del comune).
2. soldi che entrano in via straordinaria.
Per gestione di
azienda, s’intende il sistema di operazioni svolte da quest’ultima per
raggiungere i propri fini.
All’interno di
questo sistema, si evidenzia la dimensione finanziaria che consiste nel
reperimento dei mezzi finanziari a loro volta utilizzati per acquisire i
fattori produttivi che consentono il perseguimento della gestione.
Le aziende
pubbliche, si differenziano da quelle private anche per il sistema di finanziamento.
Nelle aziende pubbliche, troviamo:
GESTIONE FINANZIARIA
ORDINARIA:
-
gestione
caratteristica
- tributi (cioè imposte e tasse)
- prezzi di cessione dei servizi (cioè
tariffe e prezzi politici)
- trasferimenti da altri enti pubblici.
-
gestione
patrimoniale
- canoni di locazione
- rendite da titoli mobiliari ed
immobiliari
- proventi dalla gestione reddituale del
patrimonio.
GESTIONE FINANZIARIA
STRAORDINARIA
-
smobilizzo e
permuta, vendita di un immobile oppure la permuta, le cui conseguenze possono
essere sia positive che negative, a seconda se la pubblica amministrazione deve
fare qualcosa di nuovo o deve sopperire ad un disavanzo;
-
ricorso al
prestito, la pubblica amministrazione, può contrarre debiti mediante mutui;
anche qui le conseguenze possono essere sia negative che positive;
-
trasferimenti
straordinari per opere specifiche e ne distinguiamo 2 tipi: dall’UE all’Italia
(ad es. treni ad alta velocità); dallo Stato agli Enti locali.
I trasferimenti sono
operazioni di finanza straordinaria, attuati per migliorare i servizi pubblici.
I TRIBUTI
Essi rappresentano
la fonte tipica di finanziamento dell’azienda pubblica, e sono correlati alla
sua natura istituzionale.
Il potere d’imporre
tributi, è uno degli elementi costitutivi dell’ente pubblico, nel quale si
esprime una delle componenti della sua sovranità.
Il tributo
rappresenta sul piano giuridico un
prelievo coattivo di ricchezza; sul piano
economico il corrispettivo per lo svolgimento delle funzioni e l’erogazione
dei servizi indistinti per la collettività.
L’esistenza stessa
dell istituzioni pubbliche non viene più considerata come un semplice dato di
fatto,ma si nota la tendenza a un diffuso ritorno al principio del value for money ,in base al quale la
popolazione esprime un giudizio sull’utilità delle attività che l’ente pubblico
svolge a seguito del prelievo di tributi o sull’utilità delle attività
alternative cui essa è costretta a rinunciare.
I tributi si
dividono in:
- IMPOSTE: imposte
correlate al reddito, al patrimonio e comunque non collegate a qualche prestazione
dell’azienda pubblica;
- TASSE: sono
collegate a qualche operazione svolta dall’amministrazione a favore del
cittadino (ad es. emissione di un certificato, raccolta dei rifiuti urbani,
etc).
I tributi, possono
essere prelevati direttamente dal singolo ente pubblico, o possono essere
acquisiti indirettamente tramite il trasferimento da altri enti (ad es. è lo
Stato che preleva i tributi che poi vengono trasferiti secondo determinati
criteri, ai vari enti locali).
I PREZZI DI
CESSIONE DEI SERVIZI
L’evoluzione
dell’intervento pubblico si è caratterizzato per la produzione in misura
crescente dei beni individuali e divisibili sul piano tecnico-economico,ma resi
pubblici per scelta politica e sociale.
In relazione a tali
beni è possibile applicare un corrispettivo diretto della cessione e si può
parlare di tariffa, quando il valore
è fissato in misura inferiore al costo di produzione, oppure in forma di vero e
proprio prezzo politico, ossia non
necessariamente inferiore al costo di produzione, ma fissato con criteri che
sono diversi da quelli che sarebbero determinati sulla base delle leggi di
mercato,cioè dall’incontro tra domanda e offerta guidate dal principio della
massimizzazione del profitto.
Grande rilievo ha la
presenza di un corrispettivo economico per la cessione dei risultati dell
attività amministrativa:
- chiude il ciclo delle operazioni di
trasformazione tecnica e di cessione dei beni anche sul piano economico;
- pone gli amministratori fi fronte ai
classici problemi di valutare da un lato l’effetto di elasticità della
domanda in relazione al prezzo e dall’altro di correlazione tra dinamica
dei costi di produzione e dinamica dei prezzi in relazione all’aspetto
competitivo;
- riferendosi a beni di natura individuale
pone problemi di possibile competizione diretta o indiretta in quanto beni
offerti possono essere sostituiti da altri beni successivi;
- consente di utilizzare il corrispettivo
anche come strumento per governare e controllare la domanda.
REDDITI DA GESTIONE
PATRIMONIALE E PROVENTI VARI
L’azienda pubblica,
può operare anche come qualsiasi altro soggetto privato, e quindi può essere
proprietaria di patrimoni da reddito con caratteristiche qualitative più varie,
come ad es., proprietà d’immobili, titolo mobiliare, etc,o anche la proprietà
di socio di maggioranza o di minoranza che possono anche produrre utili.
Dobbiamo dire, che
questa forma di reddito, ha ricevuto scarsa attenzione ed è stata sottovalutata
proprio da quando si è accentuata la natura pubblicistica dell’ente pubblico,
molti enti locali, per es., non dispongono neanche di un inventario aggiornato
delle proprietà, per cui non è neanche possibile sfruttare appieno la loro
potenzialità come fonte di reddito.
Inoltre, proprio nel
periodo in cui si è affermato lo “STATO SOCIALE”, si è collegata alla gestione
dei beni patrimoniali una componente di risposta ai bisogni cosi che i beni
sono stati locati a condizioni privilegiate a gruppi socialmente deboli e
destinati ad attività giudicate socialmente utili (associazioni, movimenti,
gruppi, etc.).
TRASFERIMENTI
DA ALTRI ENTI PUBBLICI
I trasferimenti da altri enti pubblici
rappresentano per gli enti locali una tipica fonte di mezzi finanziari, più o
meno rilevante in relazione al minore o maggiore grado di autonomia o di
decentramento, in tempi recenti e per specifici settori si hanno fonti
crescenti di trasferimenti anche allo stato e alle regioni erogati da organismi
sovranazionali.
La natura e i
criteri dei trasferimenti sono stabiliti da leggi, ma il loro ammontare è
definito anno per anno dagli organi dell’ente che eroga i trasferimenti, di
conseguenza le decisioni degli organi che governano i trasferimenti determinano
specifici effetti di limitazione dell’autonomia aziendale degli enti locali e
specifici effetti d incertezza sono poi più accentuati nel caso di
trasferimenti a specifica destinazione criterio qst contrario al principio dell
unitarietà economica dell’azienda.
I trasferimenti
finanziari in considerazione della loro natura rappresentano una fonte di
conflittualità tra i diversi livelli di governo che ha un fondamento di natura
economica,creano anche una confusione delle responsabilità circa u risultati
della gestione economico-finanziaria,determinati dal concorso di decisioni di
diversi livelli di governo.
I PROVENTI DELLA GESTIONE
STRAORDINARIA DI SMOBILIZZO DEL PATRIMONIO
Per patrimonio,
s’intende, sul piano quantitativo, il fondo valori a disposizione dell’azienda,
e, sul piano qualitativo, il complesso dei beni e delle condizioni durevoli di
gestione di cui il singolo ente pubblico, è titolare.
Le decisioni che
incidono sull’ammontare del patrimonio dell’ente pubblico determinano il
livello di ricchezza che una determinata generazione mette a disposizione di
quelle future,mentre con lo smobilizzo del patrimonio al fine di coprire il
finanziamento di spesa corrente implicherebbe la scelta di approfittare della
ricchezza accumulata dalle generazioni precedenti per un consumo immediato e
quindi consegnare al futuro un azienda più povera.
Le operazioni di
finanziamento della gestione tramite smobilizzo del patrimonio, possono avere
diverse motivazioni:
- copertura di disavanzi:livelli di spesa
corrente superiori alla ricchezza a disposizione;
- permutazione del patrimonio:una
trasformazione in condizioni più utili per il soddisfacimento di bisogni;
- riduzione dei livelli
d’indebitamento:riduzione del circolo vizioso che causa indebitamento a
causa degli oneri finanziari sul debito in precedenza accumulato.
IL RICORSO AL
PRESTITO
La funzione del
prestito, è quella di rendere più elastici i processi economici, consentendo di
anticipare i di posticipare nel tempo, scelte riguardanti la produzione,, la
distribuzione, il consumo della ricchezza.
Per le aziende
pubbliche, il ricorso al prestito, è motivato dalla necessità di realizzare
investimenti sociali, cioè la creazione di infrastrutture di varia natura,
destinate al soddisfacimento di bisogni collettivi per periodi di tempo lunghi
(scuole, strade, ponti).
Con il ricorso al
prestito, è possibile realizzare prima ciò che si ha intenzione di fare, cioè
prima il recupero della somma necessaria a farlo.E’ chiaro che al prestito, è
legato l’interesse che va pagato.
Il ricorso al
prestito è stato correlato ai cosiddetti investimenti produttivi
diretti(effettuati dall ente pubblico) oppure indiretti effettuati dalle
imprese).
Il ricorso al
prestito è servito in sostanza ad aumentare la discrezionalità di scelta nel
breve periodo,aumentando la rigidità delle scelte future e limitando perciò l
autonomia e il potere dei decisori futuri.
Questo stato di cose
ha fatto si che il ricorso al prestito abbia determinato i seguenti effetti:
- sul piano economico il trasferimento
della ricchezza tra le generazioni;
- sul piano politico istituzionale il
trasferimento nel tempo,e quindi tra diverse forze o coalizioni politiche
,del potere decisionale reale.
Nella realtà
concreta, però, non si sono avuti aumenti della produttività superiori
all’onere del ricorso al prestito; a volte, il ricorso al prestito, è stato
utilizzato non per gli investimenti, ma per coprire disavanzi di parte
corrente,ossia per sostenere livelli di consumi superiori a quelli consentiti
dalla ricchezza messa a disposizione.
Recentemente, però,
sono stati posti vincoli alla possibilità d’indebitamento da parte dello Stato,
da accordi internazionali, quali, ad es., il trattato do Mastritch che ha posto
la condizione che “se uno Stato vuole far parte dell’Unione Monetaria, deve
ridurre il debito pubblico entro una determinata percentuale del PIL(60%).
Il ricorso al
prestito da parte dell’ente pubblico va infine valutato con riguardo agli
effetti di concorrenza nei confronti del sistema delle imprese in
quanto,sottraendo quote di risparmi ai possibili impieghi da parte delle
imprese,può rallentare il tasso di sviluppo economico,specie nei periodi di
limitata disponibilità di credito per esigenze di equilibrio.
LA RILEVANZA DELLE
DIVERSE FONTI DI FINANZIAMENTO
La rilevanza delle
diverse fonti di finanziamento varia in relazione all’evoluzione del modello di
ente pubblico e del suo ruolo nell’economia.
Lo Stato,l’ente
pubblico (neutrale)rispetto ai processi economici,ha infatti limitate esigenze
di mezzi finanziari e a esse può fare fronte agendo in parte come soggetto
privato e in parte come soggetto pubblico dotato di poteri impositivi.
È in questa fase che
sono definite logiche e criteri di gestione finalizzate alla conservazione e
all’incremento del patrimonio.
Si tratta di logiche
e di criteri che correlano la capacità dell’ente pubblico di continuare a
svolgere in futuro le proprie funzioni alle dimensioni e alle qualità dei
redditi del proprio patrimonio e che quindi pongono vincoli assai rigidi agli
organi decisionali,circa la modalità di vendita e perfino di permuta del
patrimonio.
gli ostacoli allo
smobilizzo del patrimonio hanno indotto gli organi decisionali a preferire il
ricorso al prestito ,da cui si è generato il circolo vizioso dell’aumento
dell’indebitamento a causa di oneri finanziari
di alcuni paesi.
In questo periodo si
sono affermati criteri e culture gestionali che hanno portato gradualmente a
considerare i tributi come fonte di finanziamento della gestione e,quindi ,come
uno degli strumenti di politica aziendale da utilizzare parallelamente e in
modo coordinato con le politiche della spesa ,ma come strumento di politiche
del sistema pubblico. ciò ha portato alla mancata considerazione della
necessità di mantenere una correlazione tra dimensioni e distribuzione dei
tributi tra i diversi gruppi sociali e i diversi soggetti economici e
dimensioni e distribuzione dei vantaggi correlati al loto impiego.
LE RELAZIONI DI SISTEMA
PUBBLICO:RIFLESSI SULLA GESTIONE DELL’AZIENDA PUBBLICA
la definizione dei bisogni pubblici,la
titolarità delle funzioni e l’esercizio delle competenze amministrative
Agli enti e istituti pubblici è attribuito il
compito di tutelare e soddisfare i bisogni pubblici, relativamente alla
funzione assegnata loro e nell’ambito territoriale di competenza.
Pur esistendo in ogni società bisogni
pubblici e collettivi,essi non sono definibili a priori e in modo
deterministico. l’identificazione dei bisogni pubblici da tutelare e
quindi,dell’estensione e dell’intensità dell intervento pubblico,può avvenire
secondo due principi: quello cosiddetto “dello stato sovrano” e quello della
sussidiarietà orizzontale e verticale.
Nel primo caso lo Stato sulla base delle
diverse ideologie e dei diversi ideali,definisce l’ambito del proprio
intervento e,quindi,le funzioni di propria competenza ,le funzioni da delegare
alle regioni o agli enti locali e le funzioni da lasciare ai soggetti privati.
Il secondo principio ,della sussidiarietà ,si
articola su due dimensioni:la sussidiarietà orizzontale privilegia le scelte e
l’autonomia degli individui;all’interno del sistema pubblico la sussidiarietà è
di tipo verticale,esso prevede che alle esigenze cui non può dare risposta il
governo locale deve dare risposta l’organizzazione politico-sociale di livello
superiore o organismi sopranazionali.
La titolarità di una funzione può essere
scomposta in diversi e distinti elementi:
- Titolarità della potestà decisionale sulla funzione potere
di decisione sull’esistenza stessa della funzione,sulla sua configurazione
fondamentale,sul livello istituzionale a cui debba essere affidata,questa
potestà può essere attribuita a livello nazionale negli stati con una
cultura più accentrata o a livello di ente intermedio o locale negli stati
di grandi dimensioni titolari di un autonoma sovranità.
- Titolarità dell’esercizio della funzione potestà di
svolgere gli atti tecnici e formali tramite cui viene prodotto
effettivamente il servizio.
Distinti sono i concetti di funzione e quello
del suo esercizio,cioè l erogazione dei relativi servizi,mentre la funzione
rappresenta la responsabilità di predisporre interventi rivolti a soddisfare
un’area definita di bisogno,il servizio è legato alla produzione tecnica e
all’erogazione di una definita prestazione in quantità e qualità corrispondenti
al bisogno.
I diversi modelli di stato e di sistema
pubblico
·
Stato unitario a forte accentramento
amministrativo, colloca la
sovranità a livello centrale e opera tramite proiezioni periferiche dello stato
stesso,che agiscono nei vari territori;
·
Stato unitario con ampio decentramento
amministrativo, colloca la
sovranità a livello centrale, ma opera tramite delega di funzione a enti
decentrati,relativamente autonomi,alcune funzioni sono decentrate il resto sono
riservate allo stato centrale;
·
Stato unitario decentrato con forte autonomia
degli enti locali, mantiene
la sovranità decisionale a livello centrale, ma limita la propria titolarità a
una lista positiva di funzioni,attribuendo tutte le rimanenti agli enti locali,
questi ultimi non operano attraverso delega da parte dello stato centrale,ma
attraverso una titolarità primaria di funzione;
·
Stato federale,colloca la sovranità in capo all’ente
intermedio che è titolare in via primaria di tutte le funzioni,esso delega
alcune funzioni di valenza nazionale allo stato federale e confederale,e
inoltre decide quali funzioni delegare o attribuire primariamente agli enti
decentrati che operano nel territorio di sua competenza;
·
Stato inserito in una comunità(economica e
politica) sopranazionale, le
configurazioni interne dello Stato sono riconducibili alle quattro sopra
elencate. Alcune funzioni dello stato che in passato rientravano nella
sovranità degli stati nazionali,sono però attribuite alla nuova istituzione
sopranazionale,poiché la sovranità sopranazionale viene esercitata secondo le
regole decisionali concordate.
Non è possibile
definire quale sua il modello di stato ottimale,poiché risulta sempre opinabile
valutare quale sia il livello di governo più appropriato per una funzione
pubblica .
Gli enti locali e
intermedi nel caso di stati accentrati sono legittimati a svolgere solo le
funzioni esplicitamente previste e in caso di un’evoluzione della società che
evidenza nuove esigenze non possono intervenire,lo spazio d azione è ridotto o
comunque delineato dallo Stato.
Mentre nei sistemi
decentrati o federali,gli enti locali possono legittimamente svolgere tutele
funzioni che non sono esplicitamente riservate allo stato,e quindi,sono
pienamente legittimati a occuparsi delle nuove funzioni.
le tendenze nei
paesi dell’Unione Europea
La stessa UE, pur relazionandosi direttamente
con gli stati centrali,disegna che proprie politiche a partire da un’ipotesi
regionalista. Il successo del modello regionale è attribuibile a molteplici
fattori riassunti in tre macrocategorie:
- Gerarchia: la presenza di un forte livello di
governo intermedio riposiziona e ridimensiona il suolo dello
stato,modificando la distribuzione dei poteri. In molti paesi il modello
federale è congenito alla stessa creazione dello stato unitario,nato dalla
volontà degli stati autonomi preesistenti,diventati di conseguenza livelli
intermedi;
- Identità: l’autonomia di una regione poggia
sulla volontà,concessa o conquistata,di autogoverno da parte di comunità o
etnie locali/regionali. Il livello di governo intermedio serve soprattutto
per costruire dei servizi vicini alle specificità e alla cultura locale,in
un processo complessivo di autoresponsabilizzazione e sviluppo di un
identità regionale;
- Economie
di scala: è necessario
un livello di governo intermedio per coordinare tra di loro gli enti
locali e per raccordare il sistema periferico complessivo con lo stato
centrale. Questo garantisce che vi sia una costante ricerca di sinergie e
di economie di scala,una tensione volta alla riduzione delle disuguaglianze
regionali e alla programmazione regionale.
Gli enti intermedi
possono essere:
- proiezioni
dello stato centrale,
cioè proiezioni divisionali dello statoc entrale,che assolvono localmente
il complesso delle funzioni;
- nascere
dal basso, come
strumento di coordinamento degli enti locali;
- costituiscono un autonoma espressione politica regionale, con una propria
assemblea politivo-rappresentativa.
L’
evoluzione del modello di stato in Italia
L’
Italia ha recentemente approvato un complesso di norme che indirizza la riforma
della pubbliche amministrazioni in senso regionalista e ,in parte,federalista
configurando un modello di stato decentrato,l’ente intermedio italiano è la
regione.
Nel
processo di sviluppo delle regioni italiane rimane però da svolgere la parte più
complessa del percorso attuativo,decentrare le funzioni e ridisegnare i sistemi
regionali.
In
particolare,nel ridisegnare il percorso attuativo del processo federale occorre
distinguere il trasferimento di funzioni dallo stato alle regioni e il riposizionamento
di funzioni e competenze tra regioni,enti e aziende locali.
In
Italia gli enti pubblici si dividono in enti territoriali e in enti derivati,i
primi sono lo stato ,le regioni,le province e i comuni,mentre gli enti derivati
sono molteplici e molto differenziati tra loro, ma dipendono sempre da uno dei
precedenti livelli,che costituisce l’ente sovraordinato che può condizionare le decisioni ed esercitare
il controllo. I primi sono titolari di funzioni e sono più stabili nel tempo,i
secondi sono maggiormente focalizzati sui servizi e presentano un livello di
dinamicità istituzionale maggiore.
Il
processo di riforma italiano è partito nel 1990 e non si può considerare
concluso. La fase iniziale della riforma ha coinvolto soprattutto comuni e
province e i loro enti derivati(142/1990). Si è rafforzata l’autonomia di
comuni e province,concedendo maggiore libertà organizzativa e finanziaria, e
rafforzando il ruolo dell’esecutivo dei dirigenti nei confronti dell’assemblea
politico-rappresentativa(81/1993).
Sono
state, inoltre, istituite nuove possibili aziende,dotandole di elevati livelli
di autonomia e imprenditorialità. Le USL
e i grandi ospedali sono stati trasformati in aziende autonome della
regione,che nomina i direttori e finanza le spese.
La riforma regionalista
Le
regioni sono previste nella Costituzione italiana del 1947,ma hanno visto la
luce solo nel 1972 con i primi decreti di trasferimento da parte dello stato
centrale,rafforzati con ulteriori compiti del D.P.R. 616/1977.
Il
recente processo di decentramento(59/1997;d.lgs 112/1998;1/1999;modifica del
titolo V) ha posto alcuni principi e criteri,che sanciscono probabilmente un
processo irreversibile:
·
competenza
primaria dello Stato solo su materie di interesse generale;
·
utilizzo
estensivo del principio di sussidiarietà, che probabilmente nella sua
dimensione verticale indurrà le regioni a dover stabilire i propri livelli
interni di decentramento a comuni e province;
·
un
significativo rafforzamento istituzionale del livello intermedio,ora dotato di
potestà statutaria e di un sistema elettorale garante di stabilità;
·
introduzione
del federalismo fiscale per le ragioni ,che prevede un percorso predefinito di
sviluppo della sua intensità;
·
una
parziale semplificazione e liberalizzazione degli strumenti di relazione
interistituzionali;
·
un
aumento del potere di consultazione delle regioni e degli enti locali presso lo
stato;
·
la
necessità di generare anche un flusso regioni-stato,per le funzioni centrali e
per la rappresentanza presso l’UE.
Le
modalità di esercizio delle funzioni pubbliche
L’attribuzione
delle funzioni e la distribuzione delle stesse tra i diversi livelli di governo
dalla natura istituzionale dello Stato.
Le
modalità di esercizio delle funzioni dipendono,da valutazioni di convenienza
economica,di opportunità sociale e di corrispondenza ai valori presenti nella
società dell’istituto che ne è titolare.
Le
modalità di esercizio delle funzioni possono essere ricondotte a quattro
categorie:
- delega di
funzioni;
- differenziazione
organizzativa;
- gestione
per conto di enti pubblici;
- affidamento
al mercato o ai corpi sociali.
La
delega di funzioni
L’ente
titolare della funzione attribuisce tramite delega ad un altro istituto il
compito di porre in essere le attività necessarie per dare risposta ai bisogni.
Lo
Stato può delegare alcune sue funzioni alle regioni o agli enti locali,le
regioni possono delegare alcune loro funzioni alle province o ai comuni; gli
enti locali possono delegare alcune delle loro funzioni a consorzi o possono
gestirle tramite forme associative congiunte.
La
delega può essere necessaria o conveniente per motivazioni di carattere tecnico
o politico.
Affinché
il processo di delega consenta effettivamente di perseguire l’efficienza ed
efficacia dell’azione amministrativa è opportuno prestare attenzione ad alcuni
aspetti.
In
primo luogo,i limiti entro cui può esercitarsi il potere decisionale e
discrezionale dell’istituto,cui sono attribuite le funzioni per delega,devono
essere definiti con precisione e puntualità,poiché la mancata esplicitazione
dei confini delle relative competenze amministrative è causa di ambiguità.
In
secondo luogo, l’ampiezza della delega deve essere correlata al volume delle
risorse messe a disposizione. Uno dei conflitti più frequenti tra i diversi
livelli di governo riguarda,infatti, casi di attribuzione di deleghe di
funzioni con contestuale trasferimento di risorse economiche giudicate
sufficienti dall’ente delegante e insufficienti dagli istituti delegati.
La
differenziazione organizzativa
L’ente
titolare della funzione può attivare forme di differenziazione organizzativa
affidandone la gestione a:
·
unità
organizzative interne dotate di un elevato grado di autonomia operativa;
·
unità
organizzative autonome ed esterne ,dotate di proprio personale e di un proprio
bilancio,ma non di un’autonoma personalità giuridica;
·
unità
organizzative autonome dotate di ampia autonomia organizzativa,economica e
giuridica;
·
unità
organizzative dotate di autonomia personalità giuridica,oltre che di un
autonomia organizzativa,operativa,amministrativa,gestione del personale,ma che
non sono autonome economicamente;
·
unità
organizzative dotate di un autonomia
giuridica,organizzativa,operativa,amministrativa
,patrimoniale, di bilancio,ma anche economica.
La gestione per conto di enti pubblici
La
gestione per conto di terzi è soluzione organizzativa attuabile,soprattutto per
funzioni che si traducono nella produzione di servizi e non nell’esercizio di
poteri formali.
Questo
tipo di gestione può essere affidata a imprese pubbliche e private su base
contrattuale e che non essendo assoggettate alla normativa pubblicistica
,possono garantire in alcuni casi una maggiore rapidità ed efficienza
dell’azione. La gestione per conto di enti pubblici può avvenire in ragione di
trasferimenti finanziari ottenuti dall’ente titolare e tramite concessione
pubblica che opera sul mercato.
Affidamento
al mercato o ai corpi sociali
Una
funzione pubblica può essere esercitata attraverso politiche che promuovono
l’azione di soggetti privati,profit o non profit, o altri corpi
sociali,incentivando o regolamentando alcuni comportamenti che tutelano
interessi pubblici.
In
questo caso le pubbliche amministrazioni agiscono applicando il principio di
sussidiarietà orizzontale,poiché operando in questo modo ,favoriscono le politiche
per l’inserimento lavorativo dei portatori di handicap o azioni di sostegno
alle famiglie.
La
dimensione geografico-territoriale
Gli istituti
pubblici territoriali rappresentano le comunità,e solo le comunità di un dato
territorio o che ,comunque,in esso svolgono la loro attività, e perciò trovano
nell’estensione territoriale un limite alla ricerca di condizioni e dimensioni
aziendali più convenienti.
Questo limite è
molto rilevante perché storicamente le dimensioni assunte dagli enti
territoriali non sempre garantiscono le necessarie razionalità istituzionali ed
economie di scala.
La variabile
territoriale delimita l’ambito di attività non solo degli istituti pubblici
territoriali e della loro dimensione aziendale,ma anche quello degli strumenti
che essi possono darsi in attuazione del principio della differenziazione
organizzativa . Negli ultimi anni è stato ampliato il limite delle aziende
comunali di operare anche nel territorio di altri enti locali.
Oggi uno dei
problemi maggiormente critici del sistema di amministrazioni pubbliche è
proprio quello di come far convivere le
dimensioni istituzionali con dimensioni funzionali e aziendali coerenti con i
fattori tecnici, operativi, organizzativi e economici.
Una prima soluzione
è di carattere strutturale e/o politico –istituzionale. Essa consiste:
- in interventi legislativi che impongono
la fusione degli enti territoriali di minori dimensioni in enti di
dimensioni maggiori;
- in interventi adottati nelle grandi
città metropolitane,di decentramento di molte competenze amministrative a
enti di governo con competenze su parte del territorio , in questo caso le
competenze relative ai servizi restano di competenza del governo o delle
autorità metropolitane.
Modifiche delle
delimitazioni territoriali di comuni e province sono legate a un intrecciasi di
fattori personali,culturali,di tradizioni,di esercizio del potere di influenza
diretta o indiretta ,che spesso bloccano anche le soluzioni più razionali.
Un secondo tipo di
interventi per rendere compatibili dimensioni territoriali inadeguate con
dimensioni aziendali che consentono più soddisfacenti livelli di costi-qualità
dei sevizi.
I meccanismi di
integrazione e coordinamento tra livelli di governo
La compresenza di
enti diversi nell’ambito della medesima area territoriale ,la compartecipazione
degli stessi al soddisfacimento di un bisogno,rende necessaria l’attivazione di
meccanismi di integrazione e coordinamento.
Il coordinamento può
essere di tipo orizzontale,cioè tra enti di pari livello “gerarchico”,questo
tipo di coordinamento può essere a sua volta distinguibile in due tipologie:
integrazione tra enti che operano negli stessi settori su aree geografiche
limitrofe e ricercano sinergie su un bacino d’utenza comune più ampio,oppure
integrazioni tra enti che operano su un identico territorio per funzioni
correlate tra di loro.
Il coordinamento può
essere anche di tipo verticale,cioè tra enti posizionati a livelli diversi
nella filiera istituzionale,ognuno dotato di una certa autonomia decisionale e
politica,non può operare un semplice principio di gerarchia,ma occorre
ricercare un’armonizzazione delle decisioni interistituzionali al fine di
ottenere sinergie nei meccanismi operativi.
Le logiche e gli
strumenti di coordinamento e integrazione possono assumere forme diverse a
seconda del modello di stato in essere.
Un primo
strumento di coordinamento è collegato alla corretta e precisa suddivisione
delle competenze amministrative in modo da evitare sovrapposizioni,che generano
situazioni di incertezza,causate spesso dalle frammentazioni delle funzioni
nella distribuzione delle competenze.
Un secondo strumento di coordinamento del
sistema pubblico è quello di tipo finanziario ,legato ai meccanismi di
allocazione di risorse dall’ente di livello superiore agli enti subordinati che
esercitano autonomamente la funzione.
Un terzo strumento è rappresentato dagli
atti di indirizzo e programmazione con cui l’ente sovraordinato definisce piani
pluriennali di sviluppo generali o settoriali,livelli attesi di autput e outcome sociali e standard di servizi. Gli
enti subordinati,attuando questi programmi,tendono a comportamenti maggiormente
omogenei e coordinati.
Un quarto strumento di coordinamento è
costituito dai sistemi di controllo ,che possono operare attraverso:
- l’emanazione da parte degli enti di
livello superiore di leggi primarie o norme derivate che impongono certe
uniformità di comportamento amministrativo agli enti di livello inferiore;
- la presenza di organi di controllo sugli
atti ,sui bilanci e sulle azioni degli istituti: Corte dei Conti sugli
atti del governo o degli enti ai quali lo stato conferisce fondi e
sovvenzioni finanziarie in via continuativa e normale; comitati regionali
di controllo per gli enti locali ,tali organi subordinano l’efficacia
degli atti amministrativi a controlli preventivi ,oppure, a seguito di
controlli dichiarano la nullità degli atti facendo perdere loro efficacia
giuridica;
- la previsione di organi dotati di poteri
sostitutivi,come nel caso di Prefetti,che possono proporre lo scioglimento
di consigli comunali o che possono nominate commissari in caso di
inadempienza di altri organi;
- la presenza di organi dotati di poteri ispettivi nominati da
organi di livello superiore nel caso si manifestino eventi o fatti che
richiedono approfondimenti su specifici fenomeni.
Alcune
considerazioni a parte meritano le procedure che prevedono la richiesta di
pareri obbligatori a organi di alte amministrazioni o da parte di organi
rappresentativi di vari gruppi portatori di interessi.
Tali pareri possono
comportare:
- allungamento delle procedure
amministrative nel caso in cui siano obbligatori,ma non vincolati;
- interferenza e riduzione dell’autonomia
amministrativa nel caso in cui siano obbligatori,vincolati o prevedano
l’obbligo di motivare scelte diverse da quelle indicate con il parere.
Un quinto strumento di coordinamento è
rappresentato dalla concentrazione interistituzionale e dalla programmazione
negoziata, in particolare si fa riferimento a:
- protocollo
generale d’intesa:
strumento di concertazione interistituzionale,focalizzato sugli aspetti
politico-strategici delle intese;
- conferenza
dei servizi: strumento
di decisione e deliberazione formale contestuale e congiunta che vincola
tutti gli istituti contraenti;
- patto
territoriale e patto d’area:
strumenti di concertazione per lo sviluppo economico e la costruzione di
grandi infrastrutture,che di norma coinvolgono soggetti pubblici,privati e
parti sociali.
Tra gli strumenti di
concertazione istituzionale vi sono quelli utilizzati per coordinare processi produttivi
e gestioni congiunte:
accordo di programma: strumento utilizzato per coordinare e
integrare l’attività di più istituzioni che operano a diverso titolo in uno
stesso settore o che operano su territori limitrofi;
convenzioni e deleghe :contratti interistituzionali regolati dal
diritto amministrativo ,in cui un ente eroga prestazioni a favore dell’ ente
titolare del servizio,che rimborsa l’istituto produttore. Entrambe vengono
negoziate senza dover espletare una gara pubblica;
contratti interistituzionali:contratti di fornitura regolati dal diritto
privato,in cui si cerca di enfatizzare il rapporto di scambio
tipico(moneta-servizi),pur all’interno di relazioni tra istituti pubblici ;
aziende interistituzionali: società di diritto pubblico o privato di
proprietà congiunta tra più enti pubblici,che erogano servizi a favore di
bacini d’utenza congiunti.
Le relazioni
finanziarie tra i diversi livelli di governo: sistema di finanza accentrata e
finanza decentrata
Le
fonti di finanziamento di un’azienda pubblica possano essere classificate in
fonti correlate alla gestione caratteristica ordinaria ,alla gestione
patrimoniale,alla gestione straordinaria e a quella finanziaria.
Due
sono i modelli di riferimento per l’analisi delle relazioni di sistema di
finanza:
- accentrato,definito
anche di finanza derivata quando lo si valuta dal punto di vista degli
enti locali,nel quale spetta allo stato prelevare la maggior parte dei
mezzi finanziari;
- decentrati,definito
anche di finanza autonoma,caratterizzato da una maggiore distribuzione tra
i diversi livelli di governo del potere di raccogliere messi finanziari:
il modello del federalismo fiscale può essere
considerato una fattispecie estrema del modello decentrato nel quale esiste
un’ampia autonomia degli enti locali,nel prelievo tributario e nella gestione
delle risorse finanziarie collegata a un’ampia autonomia di tipo istituzionale
e di organizzazione politica.
Il
modello accentrato o di finanza derivata
In
esso la maggiore quota dei tributi è prelevata dallo Stato, ai cui organi sono
attribuiti anche i poteri decisionali fortemente vincolati per gli enti locali
per quanto riguarda l’applicazione e la determinazione dei prezzi dei servizi.
Si
tratta di un sistema coerente con il modello di stato unitario ed è applicato
nei paesi nelle fasi storiche nelle
quali si ritiene necessario rafforzare l’identità unitaria,esso presenta da
punto di vista teorico una serie di vantaggi di tipo strutturale, che possono
poi non realizzarsi concretamente.
In
altre parole c è la necessità di tenere ben distina :
- analisi
delle caratteristiche del modello teorico in sé;
- dall’analisi
degli effetti dell’applicazione di un modello in un determinato paese e in
un determinato momento storico.
La critica al sistema di finanza accentrata
che ha caratterizzato l’Italia negli anni settanta ottanta deve essere separata
dall’analisi dei potenziali vantaggi del modello astratto per:
1. possibilità di realizzare un coordinamento
dei tributi e di mantenere un’unitarietà di rapporti con soggetti di impostazione
tributaria. Un sistema tributario accentrato,consente di applicare un numero
ridotto di tributi e di realizzare una politica fiscale organica e più efficace
rispetto ai suoi obiettivi,ma ciò non è stato realizzato in molti paesi:
·
per
motivi di natura socio-politica,in quanto il mantenimento di un numero elevato
di tributi ha consentito di non rendere trasparenti gli effetti della pressione
tributaria complessiva;
·
per
motivi formali,nei casi in cui l’esistenza di procedure formali di abrogazione
dei tributi ha favorito processi di stratificazione degli stessi,rendendo
invece difficili processi di revisione e di razionalizzazione;
·
per
motivi legati alle resistenze del potere informale generato dal modello
burocratico ,per cui l’esistenza di un tributo motiva l’esistenza di un organo
,nonché l’esercizio del potere.
2. possibilità di applicare in termini coerenti
alcuni principi di base della teoria fiscale quali l’imposizione correlata alla
capacità contributiva,la progressività dell’ imposta,l’equità del sistema
tributario. Il modello accentrato consente l’adozione di politiche sistematiche
che cercano di applicare tali principi, mentre il sistema decentrato non
consente politiche sistematiche o le rende assai più complesse sul piano
tecnico –operativo.
3. possibilità di inserire le politiche
tributarie e più in generale le politiche di finanza pubblica,nell’ambito di
interventi di politica economica. Un sistema di finanza pubblica accentrata
agevola il coordinamento in un quadro di politica economica generale. Se si
assume un modello di politica economica consistente nella definizione di una
serie di obiettivi specifici,di interventi puntuali,si strumenti definiti,di
poteri gerarchicamente ordinati il modello di finanza accentrata è essenziale e
per certi aspetti ineliminabile,mentre se si hanno obiettivi generali ,nella
definizione di poche ed essenziali regole di comportamento ,nell’accettazione
di una pluralità di strumenti per raggiungere gli obiettivi,esso può
addirittura essere controproducente.
4. possibilità di applicare i principi della
specializzazione e della professionalità riguardo la funzione di raccolta dei
tributi e di ricorso al prestito, infatti ,in presenza di dimensioni
organizzative elevate è possibile dedicare in modo esclusivo o prevalente alla raccolta
di tributi persone dotate di una specifica competenza. Per quanto riguarda il
ricorso al prestito, la specializzazione professionale riguarda le valutazioni
di convenienza economica comparata tra diverse forme tecniche di
indebitamento,la definizione di elusolo di copertura del rischio. I vantaggi
della specializzazione e della professionalità possono esistere anche per
quanto riguarda la gestione del patrimonio ai fini di reddito e il calcolo dei
costi dei servizi e dei correlati prezzi,ma questi vantaggi vengono valutati
concretamente anche in relazione alle potenziali distorsioni.
5. possibilità di realizzare una parità di forza
contrattuale tra l’ente che preleva il tributo e i soggetti dotati di un forte
potere economico che ha solo lo stato centrale tanto da poter imporre a grandi
imprese nazionali e multinazionali aliquote giudicate adeguate rispetto ai
principi di equità contributiva. Una disparità di forza contrattuale con
riguardo alle reciproche convenienze economiche tra ente pubblico e soggetti
economici privati ha spesso determinato situazioni del tipo:
- subordinazione
delle politiche dell’ente pubblico a quelle dei soggetti provati;
- oppure
contrapposizione ,tra l’ente locale e soggetti dotati di forte potere di
influenza economica che hanno penalizzato le scelte dei soggetti privati
facendo perdere alle comunità locali importanti opportunità di sviluppo
economico e sociale.
Il modello
decentrato o di finanza autonoma
Esso
è caratterizzato da una distribuzione tra i vari livelli di governo del potere
decisionale reale sulle fonti di finanziamento correlato alle funzioni
attribuite a ognuno e si basa sull’ipotesi teorica che agli enti locali debba
essere riconosciuta l’autonomia e la responsabilità di ricercare un proprio
equilibrio economico attraverso autonome scelte sui tributi. Si tratta di un
sistema coerente con i modelli di stato decentrato,e rafforza il modello
aziendale secondo cui il sistema pubblico deve essere considerato come un
sistema di aziende da responsabilizzare sui propri livelli di economicità
,questo sistema si basa sul presupposto di una pluralità e di un equilibrato
peso delle diverse fonti di finanziamento ,al contrario del sistema accentrato
che invece si fonda sul peso dominante dei tributi e/o del ricorso al debito pubblico.
I
principali vantaggi del sistema di finanza decentrata:
- la politica
delle entrate viene considerata come una delle dimensioni della strategia
aziendale e va correlata strettamente con le scelte relative alle funzioni
da svolgere e ai servizi da erogare. Si ha la necessità di adottare una
prospettiva secondo la quale ci si deve concentrare sul buon funzionamento
dell’azienda pubblica e sul perseguimento di soddisfacenti livelli di
economicità. Il sistema decentrato consente una maggiore flessibilità di
risposta ai fabbisogni della gestione sia in termini di dimensionamento
delle entrate,sia in termini di gestione dei tempi, dei flussi di entrata
rispetto ai flussi di spesa;
- si può
adottare una più elevata differenziazione qualitativa delle entrate in rapporto
alle caratteristiche della gestione,poiché il sistema di autonomia
finanziaria consente gli enti loclai una più vasta gamma di alternative
per far fronte al fabbisogno finanziario della gestione;
- anche per
quanto riguarda i fabbisogni finanziari correlati agli investimenti il
sistema di finanza decentrata prevede una più ampia flessibilità di scelta
autonoma tra smobilizzo del patrimonio e ricorso al prestito senza la
necessità di ottenere pareri e di rispettare vincoli e obblighi;
- la
possibilità di differenziazione della struttura delle entrate è legata al
fatto che esistono solo criteri e vincoli di ordine generale della
struttura di finanziamento rispetto alla struttura della spesa;
- possibilità
di mantenere un più stretto collegamento tra scelte di politica di
finanziamento da parte degli organi istituzionali e loro applicazione da
parte degli organi aziendali ,il che consente un’immediata valutazione
degli effetti delle politiche;
- si possono
semplificare le procedure e ridurre i costi connessi al prelievo dei
tributi locali e alla gestione delle entrate,infatti questo aspetto deve
essere valutato a due livelli: a livello del singolo ente,per il quale
sicuramente i vantaggi della semplificazione prevalgono su quelli della
più limitata possibilità di applicare i principi della specializzazione; a
livello dell’intero sistema pubblico,per il quale si ritiene che la
necessità di riprodurre in ogni ente gli organi addetti alla funzione di
raccolta delle entrate e l’impossibilità di sfruttare economie di dimensione
ed economie di specializzazione possono determinare costi più elevati;
- il
vantaggio maggiore del sistema di finanza decentrata è collegato
all’effetto di responsabilizzazione. Data la possibilità di stabilire
correlazioni dirette tra tributi e prezzi dei servizi e qualità
dell’azione amministrativa e tra dimensioni e struttura delle e entrate e
dimensioni e struttura delle spese,il sistema attiva una diffusa e
capillare convenienza di ogni ente titolare di poteri.
Il
riconoscimento di un più elevato grado di autonomia tributaria e finanziaria
,consente una più forte e una più diffusa responsabilizzazione sia a livello
delle scelte politiche sia a livello delle scelte amministrative ,in quanto
evidenza che la qualità dei risultati è riconducibile in modo immediato alla
qualità delle scelte adottate da ogni ente.
Il
federalismo fiscale
Rappresenta
la forma più accentuata di autonomia finanziaria e si fonda sui seguenti
presupposti:
- nel modello
di stato federale le funzioni del livello centrale di governo devono
essere ridotte al minimo o all’essenziale poiché si ritiene che la delega
di poteri da parte della comunità debba essere riferita alle entità
federate;
- in
particolare si ritiene che siano attribuibili originariamente agli enti
federati i poteri di intervento nel campo economico e le funzioni di
sostegno dello sviluppo;
- tra questi
poteri è qualificante quello del prelievo coattivo di ricchezza tramite
tributi e la sua redistribuzione tramite le scelte di spesa pubblica;
- perciò la
quota rilevante e qualificante dei tributi deve essere attribuita al
livello degli enti federati:
il
federalismo si differenzia dalla semplice autonomia finanziarie e tributaria
per alcuni elementi tra cui:il riconoscimento agli enti federati di poteri
legislativi in campo tributario ,cioè poteri di stabilire le regole nel campo
del prelievo della ricchezza e non solo di applicare regole stabilire dal
governo centrale;e la possibilità di differenziare la struttura del sistema
fiscale tramite l’autonomia di applicare o non applicare certi tributi.
Il
federalismo fiscale ha un presupposto analitico ,cioè si considerano enti
federati realtà strutturalmente dotate di forte interdipendenza e di elevata
autosufficienza economica e si ritengono gli interventi pubblici
Sostanzialmente
fonte o causa di distorsioni dei meccanismi economico, ed un obiettivo di
politica economica quando si ritenga che la riduzione degli interventi di
riequilibrio a livello nazionale e di incentivi e l’attivazione di elevati
livelli di competitività tra enti siano condizioni essenziali per stimolare la
ricerca di condizioni di economicità aziendale. L’obiettivo del federalismo
fiscale può determinare i seguenti scenari:
- compattamento
degli interessi economici che si sono sviluppati e consolidati nel sistema
di finanza accentrata e che possono coalizzarsi per bloccare un processo
di cui non sono in grado di prevedere e di valutare le conseguenze;
- oppure
possono creare una discontinuità e una rottura delle relazioni economiche
tra le diverse aree socio-economiche con conseguente attivazione di
processi istituzionali politici:
Logiche
e criteri dei trasferimenti di fondi nel sistema accentrato
Il
sistema di finanza accentrata presenta alcuni problemi di funzionamento che
sono riconducibili:
- alle
relazioni tra i diversi livelli di governo;
- alle
logiche sottostanti i trasferimenti di fondi ;
- ai criteri
di determinazione dei trasferimenti.
Per
quanto riguarda il primo punto si sottolinea che il sistema genera:
·
relazioni
di contrapposizione e di conflittualità tra stato che trasferisce i fondi e
regioni ed enti locali collegate alla specularità delle reciproche convenienze;
·
relazioni
di solidarietà tra gli enti destinatari di trasferimento per quanto riguarda la
definizione del loro ammontare complessivo,più esso è elevato tanto più elevata
è la somma attesa per ogni ente;
·
relazioni
di contrapposizione e di conflittualità tra gli enti destinatari dei
trasferimenti per quanto riguarda la definizione dei criteri di trasferimento e
per quanto riguarda la determinazione della quota attribuita ad ogni ente.
Le
relazioni verticali tra i diversi livelli di governo sono a loro volta
influenzate,non solo dall’ammontare complessivo dei trasferimenti ,ma anche
dalle diverse logiche con cui sono governati i trasferimenti stessi. Le logiche
possono essere classificare come:
1. fondi
indistinti: servono a
finanziare genericamente e in modo indistinto l’attività dell’ente che li
riceve e,sono quelli più rispettosi dei principi dell’unitarietà e
dell’autonomia aziendale. Si basa sull’analisi dei bisogni; definizioni di
priorità; livelli di efficienza nei diversi settori di attività;
2. fondi
a finalizzazione generale: sono
quelli destinati al perseguimento di scopi definiti che però non identificano
precisi impieghi,possono essere: il sostegno allo sviluppo economico-sociale
delle comunità; la perequazione tra diversi enti-comunità locali; il sostegno
all0innovazione dei servizi e all’innovazione gestionale. Il problema
fondamentale è connesso alla qualificazione dello scopo e alle modalità scelte
per correlare lo scopo a specifiche attività o a una serie di impieghi. La
qualificazione dello scopo dipende dalla precisione delle teorie di riferimento
e può essere demandata a meccanismi quali: la specificazione ,nella legge
istruttoria di tali fondi,di una lista di attività o di impieghi possibili,che
a sua volta può essere esaustiva o solo indicativa; l’attribuzione del potere
di effettuare tale specificazione a organi di controllo preventivo o di
controllo successivo o di semplice sorveglianza sulla spesa pubblica; semplice
imposizione agli enti destinatari dei fondi dell’obbligo di motivare il loro
impiego in relazione allo scopo per i quali essi sono stati attribuiti. se gli
scopi sono in termini ampi i fondi a destinazione generale assumono una natura
simile a quella dei fondi indistinti,nel caso contrario essi assumono la natura
dei fondi a specifica destinazione.
3. fondi
a destinazione specifica e vincolata: sono
correlati a puntuali e ben identificati impieghi quali : la costruzione o la
gestione di opere pubbliche o di specifiche infrastrutture; la realizzazione di
determinati programmi; l’ avvio di nuovi servizi. Essi consentono di evitare le
ambiguità intrinseche dei fondi a finalizzazione generica e un puntuale e ed
efficace controllo da parte dell’ente che conferisce i fondi,i tipici problemi
generati dal trasferimento di fondi finalizzati possono essere:
·
spesso
sono finanziati i costi diretti delle opere o dei programmi ma non i costi
indiretti ,il che può generare difficoltà nel mantenere le condizioni di
economicità complessiva degli enti destinatari dei fondi;
·
le
dimensioni e i tempi dei trasferimenti sono correlati alle politiche,alla
situazione finanziaria e alle procedure amministrative dell’ente che assegna i
fondi,che non sempre corrispondono ai bisogni dell’ente destinatario;
·
la
mancanza di coordinamento tra attività finanziate con i fondi specifici e il
resto della gestione finanziaria con i fondi comuni e con entrate proprie può
generare una dinamica squilibrata della gestione con la manifestazione di
sprechi.
La
terza aerea problematica che riguarda la determinazione dell’ammontare dei
trasferimenti che si traduce in un processo a due fasi:
1.la determinazione dell’ammontare
complessivamente trasferito dallo Stato agli enti di livello inferiore per le
differenti tipologie di fondi;
2.il riparto della somma tra i diversi enti
destinatari dei fondi.
Per
quanto riguarda il primo aspetto del problema si possono elencare i seguenti
criteri:
·
determinazione
per legge di uno stanziamento preciso e definito per uno o più anni: i fondi
indistinti e quelli a finalizzazione generica sono in genere definiti
annualmente con legge finanziaria; i fondi settoriali sono a volte definiti per
periodi pluriennali da leggi collegate o non a effettivi processi di
programmazione e all’approvazione formale di piani di settore; i fondi a
destinazione specifica sono spesso definiti da leggi per periodi pluriennali
anche più lunghi;
·
determinazione
di un ammontare per un anno iniziale con fissazione tramite legge di una
percentuale di aumento per gli anni successivi;
·
ammontare
calcolato sulla base della spesa rilevata nell’anno precedente incrementata o
diminuita di una certa percentuale in ragione di politiche e di provvedimenti
di contenimento della spesa in termini assoluti o di suo tasso d incremento;
·
ammontare
dei trasferimenti definito come percentuale del totale dei tributi raccolti
dallo stato o del prodotto nazionale definito in vario modo.
Nella
seconda fase del processo,quella della ripartizione tra i diversi enti,possono
essere applicati i seguenti criteri:
- riferimento
a parametri oggettivi quali popolazione,estensione
territoriale,caratteristiche geografiche,sono in genere applicati per i
fondi indistinti;
- riferimento
a parametri espressivi di politica economica,per es. assegnazione
inversamente proporzionale a indicatori di benessere economico o
inversamente proporzionale al livello di spesa,parametri utilizzati per
fondi a finalizzazione generica,ma anche per ai fondi indistinti;
- riferimento
alla spesa storica o alle assegnazioni dell’anno precedente per cui a ogni
ente spetta una quota pari a quella consolidata rispetto al totale,è
spesso applicato per i fondi settoriali o per quelli a destinazione
specifica;
- riferimento
a parametri specifici ritenuti espressivi di bisogni di servizi e di
conseguenza di fabbisogno finanziario ,è in genere applicato per fondi a
destinazione specifica,ma anche per fondi settoriali;
- riferimento
a specifici programmi di utilizzo si applica quasi esclusivamente per i
fondi a destinazione specifica e premia la capacità degli enti di
progettare e sottoporre per il finanziamento programmi tempestivi;
- riferimento
alla spesa effettivamente sostenuta quando lo stato attua interventi di
controllo sull’attività e poi finanzia la spesa sostenuta intervenendo
anche con trasferimenti a consuntivo,non si tratta di un vero e proprio
criterio,ma di uno strumento che stabilisce uno stretto controllo sulla
gestione e sul conseguente fabbisogno finanziario.
L’effetto di
competizione nel modello di finanza decentrata
Il sistema di
finanza locale autonoma produce effetti di responsabilizzazione ed effetti di
competizione delle relazioni tra enti. Questo secondo aspetto riguarda la
possibilità per il singolo ente di utilizzare l’autonomia riguardante i livelli
dei tributi locali e dei prezzi dei servizi per modificare le convenienze delle
famiglie e delle imprese a localizzare le proprie attività nell’ambito
territoriale di sua competenza piuttosto che in territori di altri enti.
Alcune scelte possono
agire più direttamente sulle convenienze delle famiglie in quanto incidono sul
loro reddito disponibile per consumi privati,altre invece sono finalizzate a
modificare le convenienze delle imprese.
L’effetto di
competizione può essere analizzato sul piano della teoria economica,indagato
sul piano empirico e valutato sul piano politico e sociale secondo due
differenti catene di relazione.
La prima assume che
più razionali scelte politiche miranti a dotare la comunità di adeguate
infrastrutture sociali ed economiche e più elevati livelli di efficienza
amministrativa:
- consentono di raggiungere livelli di
economicità della gestione mantenendo più bassi il livello dei tributi e
dei prezzi dei servizi;
- consentono più elevati livelli del
rapporto benefici-costi per i soggetti privati.
In ogni ente
sottoposto alla competizione di altri enti si determinano stimoli forti alla
ricerca di più elevati livelli di efficienza e di qualità collegato alla
riduzione del costo.
La seconda catena
logica di relazioni interpreta la realtà di comunità più ricche:
- presentano minori fabbisogni di servizi
pubblici poiché molti bisogni sono soddisfatti privatamente;
- hanno una base imponibile più estesa e
quindi maggiori fonti di entrate;
- possono raggiungere l’equilibrio
economico con maggiore facilità e possono tenere bassi i livelli dei
tributi;
- e,soprattutto, possono investire in
infrastrutture e in servizi pubblici con l’effetto di attrazione di altre
attività economiche .
questa seconda
interpretazione sottolinea l’esistenza di un differenziale competitivo tra gli
enti derivante da condizioni di ambiente esterno ,che porta inevitabilmente a
una progressiva divaricazione tra sistemi locali economicamente avanzati e
sistemi locali arretrati.
Con riferimento al
primo modello di interpretazione,l’effetto di competizione che si genera con il
sistema di finanza decentrata deve essere considerato positivamente:
- sul piano economico,poiché stimola più
elevati livelli di efficienza in una parte del sistema economico,composto
dalle aziende pubbliche che gestisce ingenti risorse;
- sul piano politico,poiché stimola le
comunità locali a selezionare in modo migliore gli amministratori pubblici
di carica elettiva introducendo la capacità amministrativa tra i fattori
di scelta;
- sul piano sociale e culturale,poiché
contribuisce a superare la dicotomia tra istituzioni e società,tra
politica ed economica,tra pubblico e privato mettendo in rilievo i
rapporti di stretta interdipendenza tra soggetti economici,politici e
sociali.
Con riferimento al
secondo modello interpretativo,l’effetto di competizione deve essere
considerato negativo:
- sul piano economico,poiché accentua le
dinamiche tipiche dello sviluppo squilibrato che vede i benefici della
maggiore efficienza bilanciati in senso negativo;
- sul piano politico, poiché la
competizione richiede l’ottenimento di risultati di breve periodo e quindi
potrebbe produrre una selezione che premia amministratori con visioni di
breve periodo rispetto ad amministratori con visioni di lungo periodo;
- sul piano sociale e culturale,poiché
comporterebbe il rischio di passare da una concezione di autonomia delle
comunità locali a una concezione di autarchia e di contrapposizione ad
altre comunità locali.
Gli influssi dei
sistemi sullo spazio di azione dell’azienda pubblica
Le relazioni di
sistema rappresentano infatti per le aziende pubbliche una condizione-vicnolo
allo svolgimento dell’attività aziendale e quindi al perseguimento di livelli
accettabili di economicità.
L’azienda di
produzione si posizione strategicamente rispetto al suo ambiente economico in
funzione delle sue valutazioni di convenienza,la cui azione combinata determina
l’efficacia della tutela dell’interesse collettivo.
Nel caso
dell’azienda pubblica le relazioni interaziendali, ovvero il tipo di sistema
pubblico in cui è inserita dipendono:
- dal modello di stato in essere;
- dalle modalità di esercizio delle
funzioni;
- dai meccanismi di integrazione e
coordinamento interistituzionali presenti;
- dalla distribuzione tra i diversi
livelli di governo dei poteri decisionali sulla fonti di finanziamento.
Le relazioni
interaziendali rappresentano un dato istituzionale funzionale alle esigenze di
sistema e quindi ,condizione-vincolo per il perseguimento dell’economicità
aziendale,cioè solo l’ordinato agire di tutti gli istituti,in una logica
complessiva di sistema ,garantisce la tutela degli interessi pubblici.
Attraverso i
processi di riforma istituzionale si intende sviluppare il binomio
autonomia-responsabilità nelle singole aziende pubbliche,cercando di assegnare
tutte le leve necessarie per assolvere le funzioni pubbliche di cui sono
assegnatarie,potendo contemperare questo accresciuto potere con una forte
responsabilizzazione sui risultati,il più possibile monitorati da incisivi
meccanismi di accountability istituzionale.
CAMBIAMENTO
E RIFORME
Il
cambiamento
Tutti
i fenomeni sono soggetti al cambiamento,soprattutto i sistemi sociali ,ma non
vi è differenza tra aziende pubbliche e aziende private ,tra amministrazione
pubblica e privata,tutte cambiano a seguito del susseguirsi di
decisioni,azioni,verifica dei risultati,nuove decisioni a seguito delle
valutazioni sui risultati. Anche le amministrazioni pubbliche cambiano in
continuazione e a volte cambiano anche più rapidamente e profondamente delle
aziende che operano sul mercato.
Il
cambiamento delle e nelle amministrazioni pubbliche spesso non si traduce in
modifica delle quantità e qualità dei risultati ottenuti, nella capacità di
seguire l’evoluzione dei bisogni delle comunità di riferimento
,nell’adattamento /reazione a stimoli nei confronti dell’ambiente economico e
sociale. La proposizione secondo cui le amministrazioni pubbliche e le
burocrazie non cambiano o cambiano con estrema lentezza e in tempi storici o
biblici mette in evidenza la presenza di un fenomeno di entropia organizzativa.
Teorie
e modelli di cambiamento
La
staticità,la stabilità e la lentezza dell’adattamento delle amministrazioni
pubbliche alla loro natura istituzionale hanno fatto prevalere tra principali
filoni teorici,ritenuti idonei a rompere questa situazione e a introdurre
maggiore dinamicità nel settore pubblico:
- quello
secondo cui occorre ridurre gli ambiti delle funzioni potestative e
sovraordinate legate al concetto di sovranità e privilegiare il principio
di sussidiarietà che nelle politiche riduce le sfere di intervento
pubblico,di privatizzazione e liberalizzazione di attività,di apertura
alle regole del mercato;
- quello
secondo cui occorre attivare,promuovere e sostenere processi sociali
capaci di cambiare la classe politica come condizione necessaria per
consentire un cambiamento dell’amministrazione ,nella comunità di
comportamenti e di sistemi di selezione della classe politica idonei a far
emergere coloro che interpretano tale funzione come servizio alla comunità
e non come condizione stabile tramite cui si persegue l’esercizio del
potere per fini personali o di
parte;
- quello
secondo cui è necessario ridurre drasticamente il numero e la rilevanza
delle norme giuridiche formali che guidano/ vincolano l’amministrazione
pubblica,ciò consentirebbe di riportare equilibrio tra dimensione
sostanziale e formale.
In
riferimento al modello logico-interpretativo aziendale che consente una
maggiore articolazione delle teorie sul cambiamento del settore
pubblico,bisogna aggiungere alcuni fattori che stimolano il cambiamento
sostanziale e sono:
- in una
realtà in cui si riduce il peso delle concezioni totalizzanti,integraliste
e ideologiche ,la capacità di dare risposte concreti e reali ai bisogni
diventa elemento sempre più rilevante del consenso politico-elettorale.
Chi non condivide il predominio del pragmatismo sull’idealismo e sui
valori trascendenti, né la previsione secondo cui le società pragmatiche e
basate sul pensiero scientifico siano destinate a prevalere sulle società
legate ai valori religiosi. Nelle società in cui vi è una maggiore
capacità di tenere distinti e separati i due livelli ,può essere più
agevole riconoscere l’autonomia delle scelte amministrative da quelle
politiche e di governo;
- il modello
aziendale,fa prevalere interpretazioni delle norme formali secondo cui
tutto ciò che non è esplicitamente vietato,è consentito che sono
contrapposte e alternative alla logica secondo cui tutto ciò che non è
esplicitamente previsto dalle norme non rientra nei poteri
dell’amministrazione. Nel modello interpretativo aziendale ,il rischio è
elemento intrinseco del cambiamento e dell’innovazione rispetto al
passato,va accettato quando esiste una ragionevole attesa che gli effetti
positivi siano maggiori di quelli negativi;
- corollario
del punto precedente è l’indicazione secondo cui la normativa non può e
non deve riguardare gli aspetti puntuali e di dettaglio
dell’amministrazione ,ma deve limitarsi a definire principi,criteri
,regole di condotta generale e strumenti per farli rispettare;
- il cambiamento
è un processo che può essere avviato o innescato con certe decisioni ,può
proseguire o può arrestarsi ,può avere fasi di involuzione ,può
addirittura essere gestito in modo strumentale.
I
diversi modelli:
quello
meccanicistico o deterministico che
assume come accettabile,l’ipotesi di una correlazione di causa-effetto tra
certi fenomeni o variabili e altri fenomeni o variabili. Nel caso delle
amministrazioni pubbliche a tele modello si richiama implicitamente chi ritiene
che vi siano relazioni forti tra decisioni/azioni e risultati.
Tale
modello può essere significativo e accettabile per alcune decisioni,quali
eliminazioni di finanziamenti agevolati o ricalcalo delle pensioni,o aumento
delle tasse a seguito di modifiche di aliquote su una base imponibile certa.
Il
modello probabilistico qualifica i
processi di cambiamento quando certe dimensioni/azioni possono determinare o
far prevedere differenti effetti a ognuno dei quali può essere correlata una
determinata probabilità con metodi vari. Si tratta di un modello applicabile a
molte situazioni delle amministrazioni pubbliche,esso non è ancora molto
diffuso nella amministrazioni pubbliche in quanto:
- spesso gli
amministratori di carica politica sono restii a utilizzare queste
conoscenze ,specie quando esse potrebbero avere effetti negativi sul
consenso;
- non sono
ancora molto diffuse le professionalità che consentono di utilizzare
questo modello nelle analisi dei problemi ;
- anche
quando tale modello è utilizzato,molte volte le probabilità sono stimate
con metodi inadeguati,poiché sono limitate le conoscenze gestionali
,organizzative e quindi si stimano le probabilità sulla base di variabili
inadeguate.
Il
modello evolutivo lineare si applica
quando non è possibile o non è conveniente dato il rapporto vantaggi/costi,stimate
la probabilità degli eventi ,ma il tipo di cambiamento è fortemente influenzato
dal passato e dalla situazione presente. È il modello forse più coerente con la
logica politica,che si fonda sulla capacità di raggiungere compromessi,ed è il
modello coerente anche con la logica cosiddetta incrementale .
Infine
il modello evolutivo non lineare
caratterizzato da discontinuità è quello che caratterizza in misura sempre
più significativa la realtà delle amministrazioni pubblica a seguito dei seguenti
fenomeni:
- cambiamenti
non prevedibili e discontinui nella società;
- progressiva
perdita di legittimazione delle istituzioni pubbliche;
- aumento
della cosiddetta schizofrenia legislativa o decisionale, che determina l
susseguirsi in tempi rapidi di leggi e decisioni tra loro non coerenti.
I
processi di riforma
Le
riforme possono essere definite come modificazioni esplicite delle regole di
funzionamento dei sistemi o di singoli enti/istituti/aziende. Esse sono
finalizzate e preordinate a influenzare il cambiamento delle regole e dei
comportamenti individuali e collettivi consolidati.
Le
riforme delle amministrazioni pubbliche,hanno lo scopo di ridurre la
divaricazione tra fini istituzionali e fini realmente conseguiti ,tra obiettivi
dichiarati dagli organi di governo e obiettivi effettivamente ottenuti,esse
sono ritenute necessarie quando si valuta che la velocità e la qualità del
cambiamento delle amministrazioni pubbliche sono molto diverse rispetto alla
velocità e alla qualità dei cambiamenti avvenuti nella società in generale e
nel sistema economico.
Le
riforme modificazioni di regole all’interno di una determinata società si
distinguono dalle rivoluzioni ,le quali
indicano modificazioni più profonde ,radicali, che cambiano il modello di
sistema sociale ed economico.
A
volte le riforme possono essere strumentali,ossia sono proposte per ottenere
obiettivi diversi da quelli dichiarati o per modificare le regole formali
dell’amministrazione senza modificare il suo funzionamento sostanziale.
Con
riferimento al loro oggetto e contenuto le riforme del settore pubblico possono
essere classificate in:
- istituzionali;
- del sistema
amministrativo ;
- del
management.
Le
prime riguardano la struttura politica istituzionale,ossia la distribuzione
delle funzioni tra i diversi livelli di governo, i rapporti tra i poteri dello
stato ,i sistemi di bilanciamento dei poteri tra organi e tra livelli di
governo,la composizione degli organi,i sistemi di elezione e/o di nomina.
Le
seconde riguardano le regole generali del sistema delle amministrazioni
pubbliche o di settori di esse e in particolare aspetti quali la distinzione
tra funzione di indirizzo e
controllo,funzioni di gestione e norme per l’assunzione di atti formali
,assunzione delle persone.
Le
terze ,riforme del management,riguardano l’introduzione nelle singole
aziende/amministrazioni pubbliche di principi e strumenti funzionali al
conseguimento dei fini e all’ottenimento dei risultati e non finalizzati ad
affermare l’identità istituzionale e l’esercizio di poteri sovraordinati.
Le
relazioni tra le tre tipologie di riforma ,che peraltro esprimono tra livelli
logici ,possono essere interpretate secondo due paradigmi:
- quello
della sequenzialità lineare sulla base della gerarchia logica dei livelli;
- quello
della con testualità, che si richiama alla concezione di interdipendenza
delle decisioni di vario livello.
Secondo
il primo paradigma ,esiste una gerarchia logica tra fini e mezzi,tra organi
competenti e responsabili per il loro conseguimento. Secondo tale impostazione
non può realizzarsi,il cambiamento del funzionamento delle singole aziende se
non si modificano le regole generali del sistema di aziende e se ancor
prima,non si modificano le regole tramite cui il sistema degli organi
rappresentativi interpreta e decide i fini e le politiche degli enti e istituti
pubblici.
La
seconda impostazione,sottolinea il fatto che nei sistemi complessi il
funzionamento dipende in misura rilevante dalle relazioni di
interdipendenze,dalle reciproche influenze tra i diversi livelli decisionali.
Quando si richiama la con testualità si fa riferimento a una dimensione del
tempo coerente con la natura del fenomeno. Con testualità significa che in
questo arco temporale(una legislatura o al massimo due) deve permanere in un
paese una forte attenzione e tensione al cambiamento.
I
processi di riforma,sono fortemente influenzati dal modello di stato o del
sistema giuridico esistente.
Tali
processi,col paradigma generale della new public management,hanno avuto la
possibilità di sfruttare gli ampi margini di autonomia lasciati ai singoli
enti/istituti/aziende della mancanza di migliaia di leggi e di regole formali
codificate di tipo istituzionale e amministrativo come accade tuttora nei paesi
di diritto civile e formale.
Nei
paesi della common law, dopo i primi successi delle riforme del management e
del paradigma del new public management si è dovuto riconoscere che i successi
sono stati di breve periodo e spesso solo marginali in assenza di un nuovo
sistema politico istituzionale capace di produrre coerenti e chiare decisioni
di governo e di indirizzi del sistema amministrativo.
La
gestione del cambiamento o istitutional change management
Nell’ambito pubblico
è stato dimenticato o scarsamente recepito ,il principio fondamentale secondo
cui i cambiamenti continui ,naturali e inerziali dei sistemi sociali sono
guidati da relazioni interne causa-effetto o di interdipendenza tra i diversi
elementi che la compongono ,mentre i cambiamenti desiderati o provocati proprio
per modificare le dinamiche interne devono essere progettati,preparati e
gestiti.
Si pongono di
conseguenza due questioni:
- quali sono i soggetti che hanno la
funzione e la responsabilità di promuovere,progettare,preparare e gestire
il cambiamento?
- Quali sono le leve del cambiamento i
fattori su cui agire per avere la più elevata probabilità di successo?
È possibile dare
risposte differenti a seconda del paradigma di cambiamento cui si fa
riferimento, se si privilegia il paradigma sequenziale lineare,prima le riforme
istituzionali poi quelle del sistema amministrativo,infine quello del
management delle singole aziende ,la risposta è obbligatori,soggetti
privilegiati del cambiamento sono i politici.
Nei paesi nei quali
vige la common law, la stessa impostazione sequenziale lineare è stata
interpretata in senso inverso,in mancanza di norme formali specifiche per
l’amministrazione pubblica,si è ritenuto che i soggetti privilegiati delle
riforme fossero o potessero essere persone dotate di nuove competenze e
professionalità.
Se invece si accetta
il paradigma della con testualità coerente i soggetti privilegiati del
cambiamento sono persone che hanno caratteristiche e orientamento personali
all’innovazione,che hanno la volontà di migliorare l’amministrazione.
Affinché si
realizzino reali processi di riforma sono quindi necessarie le seguenti
condizioni:
- La presenza di innovatori per
convinzione o per convenienza mai per imitazione;
- La messa a punto di una chiara visione e
di una strategia di cambiamento e riforme che tenga conto delle difficoltà
reali e abbia una prospettiva di lungo periodo;
- La diffusione di una cultura di
cambiamento;
- Il coinvolgimento di un numero elevato
di persone agendo sulle differenti motivazioni di cambiamento di ognuna;
- L’utilizzo degli strumenti ritenuti più
efficaci per ottenere risultati positivi in breve tempo.
Quest’ultimo
punto introduce il tema delle leve del cambiamento,esse possono essere definite
come quei fattoti ai quali si attribuisce una priorità logica con riguardo alle
capacità di diffondere il cambiamento.
- Le leve principali del cambiamento
,utilizzabili per gestire le riforme possono essere identificate cosi:
- Il rinnovamento della classe politica,
- La modificazione delle norme;
- La tecnologia,specie quando essa è
innovativa;
- L’introduzione di sistemi di
programmazione e di controllo;
- La responsabilizzazione finanziaria e di
bilancio;
- La formazione del personale;
- L’introduzione di nuove
funzioni,ruoli,figure professionali volte a stimolare il cambiamento;
- L’introduzione di sistemi di
incentivazione economica,di carriera o di altro tipo;
- L’introduzione di sistemi competitivi
con l’estero.
Non si può dire che
vi sia in assoluto una leva ottimale o migliore delle altre.
I
processi di riforma degli ultimi decenni: il new public management e le riforme
amministrative in Italia
Nell’ultimo quarto
del secolo scorso,appare utile ricordare due principali filoni di riforma
quello del new public management che ha caratterizzato molti paesi soprattutto
di common law e quello delle riforme del sistema amministrativo,analizzato con
riferimento alla realtà del nostro paese.
L’approccio del new
public management si è sviluppato nella seconda metà degli anni 70 in Gran
Bretagna a seguito del cambiamento politico avvenuto con l’affermarsi del
governo conservatore ,esso può essere qualificato come approccio di tipo
pragmatico fondato su presupposti molto semplici come il rilancio del sistema
economico che richiede il contributo di più elevati livelli di efficienza e
produttività del settore pubblico,i quali possono essere ottenuti solo introducendo
manager provenienti dal privato,capaci di portare nel settore pubblico metodi e
tecniche innovative.
I principali
contenuti del new public management sono riassumibili dei seguenti termini:
1. nelle aziende di grandi dimensioni,specie in
quelle che svolgono attività amministrativa quali sono i ministeri,prevalgono
le diseconomie di dimensione rispetto alle economie di dimensione che
caratterizzano la produzione di beni materiali standardizzabili. Una prima
azione di miglioramento consiste nel downsizing ,ossia nella suddivisione dei
Ministeri in unità più piccole dotate di autonomia e responsabilità;
2. introduzione in modo esteso di logiche di
mercato. Ciò avviene ricorrendo a forme di gare competitive per i servizi
pubblici che sono molto diverse dalle fare pubbliche del nostro
paese,infatti,le riforme di competitive tendering che caratterizzano il new
public management privilegiano criteri sostanziali e non elementi formali come
invece accade nelle gare pubbliche dei paesi europei;
3. esteso ricorso a forme contrattuali in base
alle quali i servizi non sono erogati da dipendenti dell’amministrazione ,ma da
soggetti esterni tramite contratti che indicano qualità,quantità e altre
condizioni dei servizi,il costo ,i sistemi di controllo,le pensali. In verità si
hanno due forme di contratti: contracting
out,nelle quali i servizi sono affidati a soggetti esterni
all’amministrazione,a soggetti privati o misti; contracting in , nelle quali i servizi sono affidati a dipendenti
delle amministrazioni o a unità organizzative della stessa o di altre
amministrazioni,ma sono sempre definiti a priori qualità,quantità e condizioni
dei servizi e costi;
4. introduzione di sistemi di misurazione e
valutazione delle performance;
5. diffusione dei sistemi di reporting tramite
cui si supera una delle tradizionali debolezze delle amministrazioni pubbliche,
l’uso esteso di reporting consente di acquisire informazioni su ciò che è
effettivamente avvenuto,sugli scostamenti rispetto ai programmi e quindi
consente di intervenire più tempestivamente ;
6. introduzione di sistemi di gestione del
personale caratterizzati da flessibilità,da mobilità e da retribuzione
fondata,su incentivi di merito e di professionalità collegati ai risultati.
Le riforme che si
richiamano alla logica del new public management hanno creato oggetti di studio
sempre più numerosi cha hanno stimolato il dibattito sulle due alternative:
·
il new
public management deve considerarsi semplicemente come individuazione delle
soluzioni migliori da diffondere;
·
oppure
costituisce un nuovo paradigma teorico di tipo interdisciplinare ne quale
confluiscono le conoscenze di management,di public policy, di public affaire,di
public administration.
Con riferimento al
secondo filone quello delle riforme del sistema amministrativo del nostro
paese,è opportuno sottolineare che essere sono state caratterizzate:
·
da prime
sperimentazioni di riforme con risultati non troppo soddisfacenti(382/1973 e
616/1977)
·
da una
lunga e controversa fase di dibattito e di proposte;
·
dall’approvazione
di leggi organiche di riforma (142/1990 e la riforma bassanini).
I principali
contenuti di tali riforme ,che hanno riguardato comparti di amministrazioni e
di diversi settori,sono riassumibili nei seguenti termini:
1. autonomia funzionale delle Regioni e degli
enti locali che comporta autonomia amministrativa,finanziaria ,organizzativa
contabile e patrimoniale. Si tratta di una riforma di tipo amministrativo
(142/1990) che poi ha via via assunto le connotazioni di riforma istituzionale;
2. riconoscimento della distinzione tra funzione
di indirizzo e di controllo e della funzione di gestione riconosciuta come
ambito di autonomia della dirigenza,a essa di aggiunge l’esplicita definizione
di alcuni contenuti della funzione dirigente. Tali principi hanno lo scopo di
favorire una maggiore chiarezza tra responsabilità nel definire gli obiettivi e
responsabilità nella scelta delle migliori alternative gestionali e
organizzative per raggiungerli. La distinzione l’obiettivo di ridurre le forme
di interferenza e condizionamento degli organi elettivi sull’amministrazione e
viceversa,di evitare comportamenti di deresponsabilizzazione da parte dei
dirigenti;
3. esplicito riconoscimento dell’applicabilità
del modello aziendale e dei suoi principi alle amministrazioni pubbliche;
4. eliminazione di una parte significativa di
controlli preventivi di legittimità e di merito sostituiti da controlli
successivi prevalentemente di merito;
5. eliminazione o forte riduzione, di controlli
sugli atti ed esplicito richiamo ai controlli sui risultati e sul
raggiungimento degli obiettivi;
6. introduzione di forme alternative di gestione
dei servizi pubblici,cioè spesso quando il sistema pubblico non riesce a
gestire i servizi è auspicabile l ‘introduzione della privatizzazione;
7. introduzione di forme di flessibilità del
personale che rompono il modello del sistema pubblico impiego chiuso e lo
rendono più permeabile al sistema privato;
8. introduzione di forme di retribuzione mista
in parte legata alla qualifica ,in japarte legata alle posizioni organizzative
attribuite ,in parte ai risultati ottenuti;
9. applicazione sempre più rigorosa delle
responsabilità sui risultati di bilancio.
Dopo circa quindici
anni di riforme ,si può fare una prima valutazione che può essere cosi
riassunta: è stato positivo il fatto che essere abbiano coinvolto i tre
livelli(istituzionale, sistema amministrativo, management), ma esse non hanno
prodotto i risultati positivi sperati per una serie di cause,la principale
delle quali va però individuata nella carenza di una cultura di gestione del
cambiamento in contesti pubblici,ossia la mancanza di una cultura di
istitutional change management.
L’ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E IL SISTEMA DI IMPIEGO PUBBLICO
Il modello
organizzativo burocratico
L’essere
umano è inserito in una serie di relazioni :
-relazioni
sociali che sono in genere quelle che normalmente abbiamo con gli altri nei
vari ambiti di vita es. relazioni del tipo familiare, relazioni con il collega
d’ufficio..
-relazioni
giuridiche o rapporto giuridico che comportano diritti e doveri reciproci che
vanno al di la delle relazioni sociali e che da esse sono distinte
-relazioni
di lavoro o rapporto di lavoro che senz’altro è un rapporto giuridico perché da una parte vi è l’obbligo della
prestazione lavorativa che serve all’azienda per il perseguimento del suo fine
e dall’altra c’è l’obbligo di una controprestazione di natura economica cioè
retribuzione.
In
ogni azienda pubblica o privata che sia noi abbiamo3 fattori fondamentali:
-
i beni
-
le persone ( cioè i lavoratori sia dipendenti che non es. liberi
professionisti)
-
l’organizzazione intesa sia come suddivisione delle attività da
svolgere es. compiti, mansioni, funzioni attribuiti ad organi… e sia come
rapporto di impiego tra l’azienda e le persone che vi lavorano
all’interno, infine organizzazione è
intesa anche come sistema operativo cioè
le regole in base alle quali le persone
decidono o operano all’interno dell’azienda.
Organizzazione del
lavoro
L’organizzazione
del lavoro è quella attività interna di qualunque azienda sia pubblica che
privata finalizzata a rendere possibili o la produzione di beni (azienda
privata) o l’erogazione di servizi (azienda pubblica). Quindi l’organizzazione
del lavoro può essere :
-organizzazione
del lavoro nell’azienda privata che mette insieme beni + persone per il
raggiungimento di un fine prendendo in
considerazione i 3 fattori
-organizzazione
del lavoro nell’azienda pubblica che
viene definito pubblico impiego “che regola i rapporti con soggetti
giuridici pubblici es. enti pubblici”.
L’organizzazione
del lavoro può essere divisa in:
1)oggettiva riguardante la struttura es. numero di organi
del comune (sindaco, giunta comunale, consiglio comunale); numero di organi
dello stato ( consiglio dei ministri, presidente del governo, ministri…);
numero di uffici (sociali, demografici…); tipo di organi ( collegiali,
monocratico..); tipo di uffici (direzionali=dirigenti, esecutivi=impiegati);
funzioni ( attività alle quali si attribuisce un significato); mansioni (
elenco compiti correlate alle diverse attività es. contabilità…);
posizioni
(dei dipendenti nelle P.A.); ruoli (elenco dei dipendenti nella P.A. specificando quale lavoro
svolgono); dotazione organica del personale (il numero e il tipo di
dipendenti).
La
struttura organizzativa oggettiva si può dividere in:
-Amministrazione attiva che è l’amministrazione di quegli
uffici che adottano provvedimenti ed altri atti amministrativi che hanno
efficacia verso l’esterno, attiva perché produce atti positivi o negativi sui
destinatari es. concessioni amministrative, licenze…
-Amministrazione e di controllo che fa
capo ad un ufficio che svolge funzione di
controllo
sull’amministrazione attiva ciò significa che un altro organo controlla un
altro organo, mentre il controllo di legittimità e sull’atto o sul
provvedimento stesso per la verifica della conformità alla legge
-Amministrazione consultiva viene
effettuata da alcuni uffici che attuano
funzioni consultiva cioè di pareri su alcuni provvedimenti o atti
Queste
funzioni dell’amministrazione sono separate tra loro infatti gli organi
preposti a queste funzioni non posso
svolgerle insieme ma separate es. che fa attività consultiva non può svolgere
attutiva attiva o di controllo …e viceversa.
2)soggettiva
riguarda
il rapporto di impiego dei
lavoratori della P.A. comprende es. diritti e doveri dei lavoratori; diritto
alla retribuzione; diritto al titolo; diritto alla posizione; diritto al
ruolo….
Pubblico Impiego
Le
caratteristiche del sistema di pubblico impiego sono:
1) distinzione tra 2
categorie di personale che operano
all’interno della P.A. :
-coloro che sono lavoratori dipendenti che
sono preposti da un lavoro professionale retribuito, comprende tutti i
lavoratori dal + alto in grado al + basso
- coloro che fanno quell’attività in senso
scientifico es. sindaco, parlamentare…
2) il rapporto di
lavoro all’interno della P.A. è disciplinato da varie leggi art. 97 e 98 della
costituzione, ma la prima legge che si occupò veramente di pubblico impiego fu
quella del 1957 “testo unico degli impiegati civili dello stato”, da qui poi
vengo fuori successivamente altre leggi
fino ad arrivare alla legge quadro 421/1992 dove si elaborarono i principi di
pubblico impiego che il governo tramite decreti doveva elaborare, si arrivo dunque al D. legislativo 165/2001 “norme generali
sull’ordinamento del lavoro alle discipline della P.A”. Questi testi ci
danno il quadro di riferimento della dinamica delle prestazioni di lavoro e le
loro relazioni, inoltre i rapporti di lavoro dal punto di vista
giuridico(diritti e doveri) economico ( retribuzione) organizzazione (le varie posizioni di lavoro)
relazioni sociali ( intercorrenti tra il capo e i subordinati) tutti sono
disciplinati :
- dalla legge ( quella
ordinaria fatta dal parlamento o anche dalla
regione)
-
contratti collettivi nazionali di lavoro, ciascuno
per il suo comparto
scientifico
-
contratto collettivo aziendale valido per il singolo
ente che è integrato in
quello nazionale.
3) il sistema
aziendale è caratterizzato dal modello BUROCRATICO questo termine scientifico viene
dall’unione di 2 parole greche che
significano governo dell’ufficio cioè governare gli uffici pubblici. Il modello
burocratico equivale a quello dell’organizzazione scientifica del lavoro che ha
caratterizzato la prima fase di sviluppo dell’impresa moderna nata dalla
rivoluzione industriale, esso pone l’attenzione su :
-compiti e mansioni più che sulle relazioni
tra gli stessi
-privilegia il criterio di
specializzazione tecnico-operativa per
cui i processi amministrativi sono divisi in fasi
-determina la responsabilità per
organi/uffici/persone titolari degli atti
che emanano
-struttura gerarchica detta a “canne
d’organo” dove compiti, mansioni e
operazioni sono considerate
autonome e autosufficienti e si
coordinano con altri compiti e mansioni solo attraverso il coordinamento di un
organo che rappresenta il vertice comune al quale è demandato il potere di
realizzare, consentire o imporre il coordinamento. Ma questa struttura è però causa di un allungamento di tempi e
molte altre disfunzioni, dovute alla necessità di percorrere tutta la catena
gerarchica ogni volta che si presenta un problema di coordinamento non previsto
e non codificato nelle procedure formali.
Da
ricordare che il rapporto di pubblico impiego
risale all’origine storica al cosiddetto “pubblico ufficiale” ossia colui che era chiamato a ricoprire un
pubblico impiego inteso come insieme di poteri sovraordinati, esso veniva
selezionato in base ad un procedimento che nelle diverse età storiche cambiava
es. appartenenza a certe classi sociali, discendenza…Il pubblico ufficiale
doveva esercitare i poteri con piena autonomia di giudizio, indipendenza dai
possibili condizionamenti, neutralità nei confronti della comunità, ma inoltre
egli nell’esercizio dei suoi poteri attuata la cosiddetta segretezza per gli
atti, rispetto delle norme, senso del dovere e giuramento di fedeltà. Oggi
invece le cose sono cambiate il pubblico impiego è visto come espressione di
tutta la comunità e al pubblica amministrazione
è realizzata con il contributo economico (pagamento delle tasse) di tutti e le
opportunità occupazionali devono essere garantite a tutti a pari condizioni
attraverso concorsi indetti dalla P.A. rispettando la trasparenza e la selezione tramite la verifica di
conoscenze inerenti alla posizione di lavoro da ricoprire.
Inoltre in Italia nella P.A. è stato introdotto UFF. RISORSE UMANE prima si chiamava uff. del
personale e provvedeva all’organizzazione del lavoro e retribuzione, mentre uff
risorse umane svolge 3 funzioni fondamentali:
1- scelta dei tipi di
professioni previste nelle P.A.
2- come gestire ed
organizzare il lavoro.
3- Introduzione di un
sistema di retribuzioni.
Esso
ha competenza in programmazione( lavoro,
riqualificazione professionale..),
in
economia (retribuzioni, prevenzioni…), in relazioni sindacali (rapporti tra
lavoratori e datori di lavoro al di la dei diritti e doveri).
Sistemi di impiego
pubblico Aperti Chiusi
Nel
tempo le relazioni tra aziende pubbliche e il proprio personale hanno
determinato la divisione in sistemi APERTI o CHIUSI.
I
sistemi CHIUSI non consentono
l’interscambio con altri sistemi occupazionali sono differenti tra loro in
relazione ai seguenti fattori:
-sistema
di selezione
-il
percorso formativo nei vari livelli
gerarchici
-livelli
retributivi diversi nei vari livelli gerarchici
-diverse
opportunità di carriera e sviluppo
professionale
-responsabilità
legata la livello delle funzioni
-natura
dei controlli sull’attività, sui risultati…
In
funzioni di queste combinazioni di fattori che si determina un diverso livello
di efficaci, efficienza ed economicità del pubblico funzionario e del pubblico
dirigente quindi nei sistemi chiusi sono
presenti varie norme formali che impediscono la mobilità del personale con aziende
private o addirittura nei con aziende di altri settori pubblici es.
amministrazioni centrali e locali….
I
sistemi APERTI
Sono
quelli che prevedono l’interscambio con altri sistemi occupazionali favorisco
la mobilità di personale o perlomeno non l’ostacolano in modo incisivo è il
caso dello SPOILT SYSTEM che prevede la
possibilità per gli amministratori eletti
di carica pubblica di nominare
discrezionalmente ( ovviamente nel rispetto del diritto e del comportamento
sociale ) in posizioni di elevata responsabilità nell’amministrazione persone
di propria fiducia provenienti anche dal settore privato. I sistemi aperti si
fondano sul presupposto che c’e una professionalità convergente tra aziende private e pubbliche,
essi si distinguono in :
-quelli
che ammettono la nomina dei dirigenti
pubblici sulla base della condivisione del progetto politico o almeno del
programma di governo
-quelli
che perseguono e prefigurano una realtà
in cui la nomina dei dirigenti politici possa essere guidata da sistemi
di selezione capaci di far emergere quelli dotati di più elevata
professionalità, in relazione ai compiti e alle posizioni di responsabilità da
ricoprire.
Le selezioni del
personale Merit System e Spoil System
I
processi di selezione e di assunzione
nelle P.A. hanno una particolare rilevanza essi infatti si dividono in 2 grandi modelli:
-Merit system che prevede principi, strumenti
e processi che hanno lo scopo di selezionare
le persone dotate di professionalità e competenza richiesta per
garantire che l’amministrazioni funzioni
rispettando i suoi principi fondamentali legalità, imparzialità, correttezza,
equità, efficacia, efficienza. Questo modello è basato sul merito delle persone
che hanno capacità professionali in grado di svolgere funzioni amministrative,
è un modello fondato sui concorsi selettivi di cui parla anche art.97 della
cost. dove vengono considerati i vari titoli formali e professionali di una
persona.
-
Spoil System o selezione su base
fiduciaria che ha lo scopo di
garantire un’attuazione di politiche di
intervento pubblico coerente nella sostanza e non nella forma. L’obiettivo è
quello di rendere più forte la coerenza tra scelte di governo e qualità
dell’amministrazione, inoltre la nomina su base fiduciaria può essere
utilizzata per scegliere : persone ritenute dotate di una certa professionalità
sostanziale per attuare le scelte di governo; persone dotate delle
professionalità richieste che condividono le scelte politiche; persone non
dotate di professionalità richieste ma hanno una buona conoscenza
dell’amministrazione.
I
due modelli non vanno considerati contrapposti
ma devono essere valutati in base alle modalità concrete con cui sono
applicati ciò dipende dalla credibilità, correttezza di comportamento, etica di
chi governa…
IL
SISTEMA DELLE RILEVAZIONI
Oltre
all’organizzazione del lavoro c’e anche l’organizzazione della GESTIONE che è
il sistema operativo di un ente pubblico.
Un
sistema operativo si divide in :
1) struttura organizzativa direzionale nella quale ci sono tutti quelli che hanno
una funzione di indirizzo, orientativo, decidono per l’ente pubblico ed è il
livello più alto es. comune, sindaco, giunta…
2) struttura organizzativa operativa o unità operativa è l’organizzazione
all’interno dell’ente es. ufficio anagrafe ..
Quindi
la gestione comprende le funzioni svolte in parte dalla struttura organizzativa
direzionale ed in gran parte dalla struttura organizzativa operativa. La
gestione può essere osservata sotto molteplici aspetti ma ha noi quello che interessa è il sistema
delle rilevazioni economiche che raccoglie tutti i dati , li elabora ed
evidenzia infine i risultati economici
conseguiti dalla P.A. .
Da
tener presente che nella azienda privata
l’equilibrio economico dipende
dai valori generali delle operazioni di
scambi detti “valori di scambio” cioè
acquisto di materie prime, attrezzature.., loro trasformazione ed infine
vendita dei prodotti quindi nella azienda privata la gestione riguarda : i
valori di scambi ed il loro effetto sul reddito
d’esercizio aziendale.
La
gestione finanziaria nella P.A. si ispira ad aspetti aziendali poiché abbiamo 3
tipi di contabilità:
1) contabilità generale (le entrate)
2) contabilità economica (valutazione di 3
fattori : costi (es. retribuzioni del lavoro); fattori economici ( es.
inflazioni che incidono sull’economia e sul patrimonio); ricavi ( es. guadagno
nell’azienda di produzione ed erogazione di servizi nella P.A.).
3) contabilità finanziaria (entrate-uscite)
I sistemi di
rilevazioni
Questi
sistemi di contabilità sono previsti nella P.A.
attraverso i 3 tipi di rilevazioni:
1) rilevazioni finanziarie (contabilità
finanziaria) che si fa attraverso la rilevazione consuntiva ( fine esercizio
finanziario)
2) rilevazioni di contabilità generale (contabilità
generale) che si fa attraverso la rilevazione concatenante (durante l’esercizio
finanziario)
3) rilevazioni economiche (contabilità
economica) che si fa attraverso la rilevazione preventiva/previsionale ( prima
che cominci l ‘esercizio).
Quindi
avremo :
-
Bilancio di
previsione
che comprende il piano delle attività, i finanziamenti per le suddette attività
previste es. per lo stato il bilancio di previsione è la legge finanziaria
-
Bilancio di
gestione
si fa durante l’esercizio e si ha la rilevanza dei fatti ed atti della gestione
che si sta svolgendo
-
Bilancio consuntivo lo si fa a fine
esercizio per determinare un avanzo o disavanzo (perdite o profitti per l
azienda privata).
Nel
corso dell’esercizio si possono anche rilevare :
-variazioni di bilancio es. entrate che
sono state previste per un attività sono maggiori allora le si prende e si
destinano ad altre attività per lo stato nelle variazioni di bilancio occorre
una legge apposta altrimenti quelle somme non posso essere usate.
-storno sono degli aggiustamenti alle
entrate o uscite sui vari capitoli ma la somma totale non varia. La rilevazione
della gestione si evince dai
documenti di contabilità pubblica
(bilanci) che contengono:
-
la rilevazione dei dati di ogni singola unità
lavorativa
-
riscontro da parte dell’organo preposto alla
contabilità e al controllo per verificare il suo operato
I
sistemi di rilevazione inoltre
consentono una serie di analisi
sui suddetti documenti per rilevare:
-equilibrio
finanziario complessivo di tutto l’ente
( pareggio tra entrate / uscite o ci sono squilibri con debiti…)
-entità
è complessità delle entrati correnti sono le entrate ricorrenti cioè quelle che
si ripropongono ogni anno, entrate stabili e non variabili
-entità
e composizione delle entrate in conto capitale quelle che derivano dagli investimenti
-entità
e composizione delle spese correnti in
conto capitale cioè spese che derivano dalle entrate in conto capitale poiché
esiste una regola in quanto le entrate in conto capitale devono essere
riversate in spese in conto capitale es. un mutuo per costruire una scuola deve
essere utilizzato tutto per la scuola e non per un altro scopo
-entità
e composizione delle spese correnti sono spese ricorrenti cioè quelle che si
ripropongono ogni anno
-relazione
tra diverse tipologie di entrate e spese per controllare il processo di
sviluppo delle entrate e delle uscite.
Entrate / Uscite
La
gestione delle ENTRATE passa per 3
fasi:
1) Accertamento delle
entrate cioè quando viene resa certa l’acquisizione di quell’entrato
2) Riscossione e il
momento in cui si ha la certezza che quelle es. imposte ci sono monetariamente
3) Versamento e il
momento in cui le somme riscosse vengono versate al tesoriere cioè entrano materialmente la moneta da
utilizzare per le varie attività, a livello nazionale è la Banca D’Italia
La
gestione delle USCITE passa invece
per 4 fasi :
1) Programmatica cioè
l’impegno della spesa cioè utilizzo
quella somma per un determinato scopo
2) Liquidazione è il
momento in cui la spesa diventa certa e liquida ed esigibile che deve essere
pagata al creditore
3) Ordinazione e l’ordine impartito al tesoriere di provvedere al pagamento delle somme che
sono state liquidate
4) Pagamento è il
momento in cui il tesoriere provvede al
pagamento del mandato ed in questo momento che si ha un uscita
monetaria.
I limiti del
sistema di contabilità pubblica
I
limiti del sistema pubblico sono:
1) non può essere fatta alcuna spesa senza che
sia stata preventivata cioè autorizzata attraverso un provvedimento
amministrativo di autorizzazione quindi c’e un sistema di autorizzazioni
2)
la contabilità pubblica e una contabilità semplice focalizzata sulle
variazioni numeriche delle entrate ed
uscite quindi è una prevalentemente contabilità finanziaria
3)
utilizzare la somme in entrata attraverso una certa discrezione utilizzando determinati
principi, tecniche e metodi di rilevazioni queste sono dette politiche di bilancio
4)
insufficienza utilizzo della informazione contabile in quanto le informazioni
generate dal sistema di contabilità pubblica sono scarsamente utilizzate a fini informativi interni e sono
prevalentemente impegnate per fini informativi esterni quindi sia avrà un utilizzo limitato dell’informazione
contabile.
Evoluzione della
gestione di aziende pubbliche
Negli
ultimi anni l’accentuarsi della crisi delle aziende pubbliche e la necessità del contenimento della spesa a
fronte di aspettative di innalzamento
del livello dei servizi pubblici, l emergere di nuovi problemi sociali
ha portato allo sviluppo di nuovi
strumenti e sistemi innovativi di
comunicazione e relazioni con l esterno tra i quali abbiamo :
-Bilancio di mandato è un documento che rende conto alla comunità
di riferimento sui risultati raggiunti da una determinata amministrazione nel
corso del suo proprio mandato, quindi il periodo di riferimento è quello
legislativo ma soprattutto viene fatto una valutazione di tipo comparativo tra
obiettivi e politiche definite all’inizio del mandato ed interventi
effettivamente realizzati
-Bilancio sociale è un documento che
rende conto effettivamente ai diversi portatori di interesse o stakeholder degli impatti che le scelte e le azioni
dell’azienda hanno prodotto sul benessere della collettività e sul territorio
in termini sociali, ambientali ed economici. Il concetto stakeholder è definito come l’insieme dei soggetti che sono
influenzati o che influenzano l’attività dell’azienda es. fornitori,
contribuenti, utenti…..
La
struttura dei due documenti e molto simile
e prevede 4 sezioni:
1) Introduzione al
documento (identità dell’azienda)
2) Presentazione
dell’amministrazione (obiettivi la mission)
3) Principali
risultati (produzione e distribuzione di servizi)
4) Nota metodologica
(relazione e valutazione dell’attività).
Inoltre
essi sono redatti in forma comprensibile anche per persone non esperte dato che
vengono pubblicati all’esterno
dell’azienda, e la loro compilazione ha portato a migliorare non solo i
flussi di comunicazione verso l’esterno ma anche i meccanismi di programmazione
e responsabilità e controllo dell’interno dell’azienda.
LE
RELAZIONI CON L’AMBIENTE:
IL
MARKETING NELLE AZIENDE PUBBLICHE
L’innovazione e
l’internazionalizzazione sono i 2 principi ispiratori degli ultimi 20 anni
della P.A.
L’innovazione si riferisce al
fatto che la P.A. ha subito numerose riforme anche dal punto di vista dell’organizzazione
il processo innovativo adegua la cultura, il sistema operativo, il sistema
normativo ad una buona efficacia ed efficienza della P.A. Mentre l’azienda
privata innovazione sta per consolidamento della struttura attraverso principi
e valori del sistema aziendale
L’internazionalizzazione
è
rilevante per le aziende private ma per la P.A. è diverso in quanto ad es. non
c’e la competitività con altre P.A. straniere mentre per le aziende private
accade il contrario, quindi la P.A. per essere internazionalizzata deve essere
autoreferenziale deve essere programmatica deve lavorare progetti ed obiettivi.
Questi
2 principi uniti quelli di efficaci, efficienza ed economicità introdotti dalla
riforma del 92 ci portano a parlare di Marketing nelle aziende pubbliche esso significa mercato cioè il luogo ideale
dove avviene l’incontro della domanda di servizi pubblici da parte dei
cittadini e l’offerta di servizi da parte dei soggetti pubblici (stato,regione,
enti pubblici…). E chiaro che l’obiettivo del marketing nella azienda pubblica
non ha l’obbiettivo di vendere l’immagine dell’ente o i relativi servizi che
eroga ma è uno strumento che cerca di sfruttare il contratto con l’utente al
fine di renderlo consapevole delle politiche di erogazione dei servizi in modo
da ottimizzare le risorse e ottenere una
maggiore efficace degli interventi. Infatti nell’azienda privata il marketing è
congeniale al lucro in quanto l’azienda
vuole raggiungere il massimo profitto con il minimo sforzo e finalizzata alla
produzione di un bene alla vendita e al consumo.
Il
Marketing si presenta sotto forma di 5 modalità:
1) Marketing politico
ha come obiettivo l’acquisizione e il mantenimento del consenso politico in
quanto è la politica che cura gli interessi pubblici (programma politico,
elettorale, di governo)
2) Marketing dei
servizi si occupa di definire concretamente le caratteristiche dell’offerta di
servizio sulla base dell’analisi della domanda da parte dei cittadini
3) Marketing
istituzionale ha l’obiettivo di indirizzare
in maniera + mirata esso nasce dall’analisi dei bisogni ( che nascono
dall’esigenza del singolo di risolvere i propri problemi da qui nasce l’intervento delle
istituzioni per soddisfare tali
esigenze) della collettività di riferimento, e dall’attività da parte della
P.A.
4) Marketing
territoriale ha come scopo lo sviluppo del territorio e a tal fine può
realizzare un coordinamento di soggetti pubblici e privati al fine di
indirizzare le azioni verso un obiettivo comune il territorio
5) Marketing sociale
si ha quando si utilizzano le tecniche per influenzare il comportamento di un
gruppo affinché volontariamente accetti/rifiuti/
modifichi/abbandoni una determinata condotta a beneficio di altri sia
singoli
che gruppi.
Qualunque
sia il modello di Marketing adottato il suo processo di applicazione consiste
in 3 fasi:
-Analitico/conoscitiva
(analisi delle tecnologie, analisi economiche, analisi politiche e sociali che
consentono amministrazione di valutare determinate opportunità per l’offerta
dei propri servizi e le proprie attività)
-Decisionale/operativa
(prendere delle decisioni sulle offerte
da erogare e le domande di servizi che vengono fatte all’amministrazione)
-Verifica
ed efficacia delle politiche e degli strumenti
Gli strumenti delle
relazioni : Comunicazione, URP, Carta servizi
All’ interno della P.A. le spinte al rinnovamento dei rapporti con il
cittadino/utente si sono tradotte in
molteplici casi nell’impiego di specifici strumenti, in particolare nel nostro
paese tra i vari strumenti di Marketing un
ruolo importante lo assumo quelli relativi all’informazione
e comunicazione per il cittadino.
Infatti la P.A. deve informare e
comunicare con gli utenti in modo chiaro ed accessibile sulle modalità di erogazione di un servizio,
sulle condizioni di accesso, sulle finalità del servizio sociale sono attività
fondamentali per la P.A. . Ma le attività di informazione e comunicazione si
differenziano in quanto nelle prime
prevale una relazione unidirezionale cioè centralità del soggetto, mentre nella
seconda prevale una relazione bidirezionale. Infatti gli strumenti di
informazione danno numerose, corrette e
precise conoscenze su ciò che l’azienda pubblica sa, mentre gli strumenti di
comunicazione per le quali è centrale non solo dare le informazioni ma essere
sicuri che esse arrivino alle persone giuste e siano correttamente intese.
Gli
strumenti della P.A. sono:
1) trasparenza
amministrativa che è il dovere da parte dell’amministrazione di comunicare e il
diritto da parte dell’utente di conoscere, gli aspetti rilevanti del processo
amministrativo quali: - provvedimenti amministrativi
-
responsabili di ogni procedimento
-
tempi di attesa per ogni procedimento
2)relazioni con il pubblico recenti normative
hanno previsto l’obbligo di istituire appositi
uffici con il compito di gestire
le relazioni con i soggetti economici e sociali che per varie ragioni
entrano in contatto con l’amministrazione
gli uffici dell‘ URP (uff. relazioni con i pubblico). Essi rappresentano
strutture attraverso le quali le amministrazioni pubbliche non solo
garantiscono l’esercizio dei diritti di informazioni, di accesso e di
partecipazione ai procedimenti amministrativi, ma svolgono anche una funzione
di ascolto dei cittadini, di monitoraggio della loro soddisfazione e di verifica
della qualità dei servizi.
3) carta servizi è un documento nel quale
l’amministrazione esplica le condizioni di erogazione dei servizi che si
impegnano a rispettare. Quindi le amministrazione attraverso la carta dei
servizi che descrive i servizi erogati sul
territorio, gli orari, i vari sportelli di accesso…si impegnano a definire e
controllare la qualità dei servizi tramite sistemi interni, ma consentono che
di controllare l’esercizio di tali facoltà direttamente ai destinatari dei
servizi.
PROCESSO DECISIONALE E SISTEMI DI PROGRAMAMZIONE
Sia
il provvedimento che il procedimento
amministrativo sono processi decisionali cioè una manifestazione
di volontà della P.A. (in particolare dell’ amministrazione preposta) cioè esso
è un fare qualcosa per rispondere alle domande dei cittadini. Il provvedimento
amministrativo è una decisione che viene preso alla fine di un procedimento
amministrativo tutto nel sistema di programmazione. Distinguiamo i vari tipi di
atti amministrativi:
-deliberazioni
che è un atto prodotto dall’organo collegiale es. consiglio comunale ed è di
livello elevato in quanto è di portata generale cioè riguarda tutta la
popolazione es. del comune
-decreto
è un atto prodotto da un organo monocratico es. un ministro e può riguardare anche una sola persona
-ordinanza
è un atto prodotto da un organo monocratico es. un sindaco sono tutti quegli
atti che creano obblighi o divieti ed in sostanza impongono ordini
Quindi
la P.A. esiste in funzione del soddisfacimento dell’interesse pubblico cioè
della popolazione, in essa vi sono dei sistemi che facilitano l’adozione sia
dei provvedimenti che dei procedimenti essi sono “sistemi di programmazione”
che sono rilevanti in quanto se non esistono
questi sistemi nell’ente pubblico non è possibile avere procedimenti
amministrativi dal quale poi scaturiscono provvedimenti amministrativi. Bisogna
ricordare che la programmazione non
è l’organizzazione ma fa parte di essa, infatti per programmazione intendiamo
l’insieme di decisioni e di azioni idonee
a influenzare attivamente la dinamica di un sistema complesso
orientandolo verso determinati fini quindi è un insieme di attività, di motivazioni e di fasi della
P.A. . Bisogna distinguere la programmazione dalla pianificazione che è di un livello più ampio essa è un piano che l’
ente pubblico fa comprende programmi e progetti esecutivi,
può
essere di 3 anni o di più addirittura
può arrivare ad un piano ventennale es. PUC piano urbanistico comunale.
Programmazione
A
seconda degli obiettivi , dei contenuti e degli strumenti perseguiti la programmazione si caratterizza come
programmazione economica se considera
solo le variabili strettamente economiche o programmazione economico-sociale
se estende l’oggetto del proprio interesse anche a variabili non economiche ma
sociali.
I
contenuti della programmazione fanno riferimento:
-
all’ambito territoriale es. nazionale, regionale, provinciale…
-
ai vari fenomeni considerati es. piani economici, piani di sviluppo per aree
arretrate o montane…
-
ai vari piani settoriali es. per l’agricoltura , per i trasporti…
-
alla natura delle decisioni adottate e
agli strumenti utilizzati per cui si
distingue la programmazione coercitiva simile alla pianificazione, dalla
programmazione di indirizzo che rispetta la logica del mercato e si
realizza tramite interventi che modificano le convenienze di soggetti
economici di cui viene però rispettata
la piena autonomia decisionale.
La
manovra della spesa pubblica, il prelievo tributario e in generale le politiche
delle entrate dello stato sono variabili rilevanti della programmazione
economica dove si sono sviluppati
soprattutto in Italia una serie di strumenti di programmazione del settore
pubblico o della finanza pubblica e sono:
-
relazione generale sulla situazione economica del paese
-
relazione sulla stima del fabbisogno dei cittadini
-
documento di programmazione economiche che contiene le linee guida della
politiche economica per il triennio
-
relazione previsionale economica documento di previsione economica
-
programma di stabilità e crescita per l’Italia
-
legge finanziaria strumento di programmazione finanziaria di breve periodo circa 1 anno.
Prima
degli anni 70 esisteva un programmazione prevalentemente economica basata sul modello incrementale di tipo decisionale questo modello riguardava problemi di risorse finanziarie, dotazione di
personale, assegnazione di spazi… era basato
su decisioni che si prendevano in
rapporto alla situazione di partenza e non in ragione degli equilibri
futuri che si intendevano raggiungere o
che erano imposti dal cambiamento esterno esso privilegiava aspetti istituzionali e consenso politico,
quindi questo era un modello molto limitato infatti dopo gli anni 70 si sviluppo
un modello di programmazione di
gestione chiamato modello razionale che nasce in alternativa e in contrapposizione alla “mano invisibile dello Stato” che prendeva
decisioni per affrontare i vari problemi es. servizi da erogare, tecnologia da
adottare… ma che però provocavano un
progressivo allontanamento dei risultati
effettivi dell’amministrazione da quelli desiderati ed attesi infatti nasce
un crescente grado di insoddisfazione
nei cittadini per la non efficacia ed
efficienza della P.A., così si penso al modello razionale che parte dall’analisi del sistema economico sociale
e di intervento pubblico che sono semplici previsioni oppure interventi di
programmazione economica, poi si passa alla fase successiva cioè individuare
gli obiettivi quindi effettuare un
analisi tecnica ed organizzativa di possibili alternative fino ad arrivare ai
piani e programmi delle attività a cui vengono attribuite nei bilanci
preventivi le varie risorse necessarie per lo svolgimento della gestione di varie prestazione e servizi da effettuare,
è solo alla fine c’e il monitoraggio dei risultatati cioè il grado di
soddisfacimento dei bisogni da parte dei cittadini. Quindi questo modello era
basato su aspetti tecnici organizzativi
ed economici.
Ma
nonostante ciò il modello razionale non
ha portato un significativo miglioramento della gestione e della sua capacità
di adeguarsi all’evoluzione dell’ambiente, del grado di successo nel
raggiungere determinati obiettivi della P.A. Quindi per ripristinare un
corretto rapporto tra contenuti e logica di programmazione e sistemi si è
sviluppato il cosiddetto approccio di pianificazione
strategica nella quale ed è qui la differenza si definiscono le regole da decidere ossia si
definisce il ruolo che azienda pubblica
intende svolgere nel futuro e l’orientamento di fondo che deve guidare
l’azione. Pertanto è necessario definire:
- strategia
degli interventi delle aree in cui deve realizzarsi l’intervento pubblico,
delle funzioni e dei servizi da svolgere;
- strategia
organizzativa ossia di intervento sull’organizzazione per renderla coerente
con la strategia dei servizi;
- strategia
istituzionale ossia delle modifiche
da apportare per rendere possibile un’amministrazione seconda la
logica aziendale;
- strategia di
relazioni o di alleanze con soggetti economici o sociali che possono
influenzare la realizzazione delle strategie aziendali.
Quindi
questo modello strategico privilegia le
relazioni con l’esterno e focalizza gli interventi selezionando l’azione di
governo.
Così
l’azienda pubblica non potendo più intervenire in modo soddisfacente su tutte
le aree è costretta a scegliere i
settori dia attività sui quali è opportuno intervenire e concentrare le risorse
finanziarie e umane. Nel settore pubblico il processo di programmazione
strategica si realizza in 3 fai:
1)
individuare le aree di analisi
2)
identificare le aree di intervento
3)
formulazione delle politiche per le aree
IL
SISTEMA DI CONTROLLO
Il
problema del controllo è associabile all’esigenza di verificare i risultati
raggiunti o in corso di realizzazione e
di porre le condizioni per un loro conseguimento duraturo, esso è un insieme dia attività amministrative questo principio di controllo è contenuto
anche nell’art. 97 della costituzione, ma anche nel decreto legislativo
289/1999 che disciplina “il sistema di controllo unitario e sistematicamente
organizzativo”.
Il sistema di controllo viene studiato da
approcci diversi ed abbiamo:
1)
approccio macroeconomico consiste nel controllo della spesa pubblica cioè il risultato dei mezzi, degli strumenti, dei beni della
P.A…. quindi costi, ricavi, entrate, uscite….. riguarda quindi tutta la
gestione finanziari dell’Ente Pubblico
2)
approccio politico-sociale non è inteso nel senso partitico ma nel senso
di polis=città, esso ha per oggetto specifico l’indagine dei bisogni espressi dalla
cittadinanza di riferimento sia a
livello nazionale che territoriale
3)
approccio giuridico è quello più consolidato nelle
pubbliche amministrazioni esso è indicato con l’espressione di “controllo
burocratico” e si concentra sulla
verifica della legittimità dell’azione
amministrativa cioè sulla conformità degli atti alle norme di legge es. il
controllo di legittimità sugli atti e sui bilanci di previsione da parte
dell’organo regionale di controllo risale al 1915
4)
approccio economico-aziendale riguarda la gestione economica delle
P.A. il controllo può essere definito
come l’attività che si basa su un continuo confronto tra obiettivi e risultati
e tende ad assicurare la realizzazione delle finalità aziendali. Quindi da un lato è strettamente
economico mentre dall’altro è organizzativo
poiché cerca di incidere sul comportamento degli operatori aziendali
inducendoli al conseguimento degli obiettivi assegnati.
Si
può affermare che i prime 3 approcci
tendono a considerare la P.A. come un sistema unitario mentre il 4 considera la
P.A. come un sistema di realtà autonome
che cercano un equilibrio nella complessità della P.A. .
Abbiamo
due tipologie di controllo:
- controllo
burocratico
- controllo
manageriale o gestionale
Il
controllo burocratico consiste nel
verificare la conformità dell’atto amministrativo posto in essere alle norme di
legge senza quindi alcun riferimento all’aspetto dei bisogni e della domanda è caratterizzato dal modello classico
dell’amministrazione che poggia su 2
pilastri:
1)
la separazione tra la sfera politica e quella
dell’amministrazione, trae origine dalla separazione dei poteri nell’ambito
dell’organizzazione
2)
autonomia e neutralità dell’apparato amministrativo,
sottolineano il fatto che l’apparato amministrativo in quanto istituzionale e
separato e distinto dalla sfera politica e quindi deve avere un ordinamento
proprio e assume un comportamento autonomo rispetto alle forze politiche
Possiamo
avere:
·
controllo formale cioè la verifica della rispondenza
dell’atto amministrativo alle norme di legge
·
controllo gerarchico fondato sia sul rapporto
sociale che sul rapporto giuridico cioè l’obbligo di fare determinate cose
inerenti al lavoro come es. eseguire ordini di servizio…
·
controllo tecnico rispondenza degli atti e delle
azioni ai criteri tecnici che sono stati fissati preventivamente
·
controllo successivo es. ho dato l’ordine di
servizio e dopo vado a verificare se è stato eseguito
Alcuni
effetti del controllo burocratico sono :
-
un forte sviluppo di forme di controllo poste al di fuori della struttura
organizzativa quindi esterni
-
una più incisiva attenzione posta sulla
correttezza delle procedure
-
sviluppo di maggiore professionalità
Il
controllo manageriale implica e sostiene un modello aziendale di
amministrazione intesa come sistema coordinato
di informazioni, decisioni e operazioni il cui funzionamento va valutato non in sé ma in relazione alla sua capacità
di produrre risultati utili per i destinatari dell’azione amministrativa. Il
modello aziendale è un modello aperto , funzionale ai risultati e
sostanzialmente non formale, il controllo manageriale assume il ruolo di un
sistema dirigenziale cioè insieme di
meccanismi operativi il cui scopo è quello di rendere efficiente ed efficace il
funzionamento di strutture organizzate complesse, quindi esso si
costituisce come un’attività tipica
della dirigenza che consiste
nell’effettuazione di analisi basate sui risultati parziali e globali della
gestione.
Le
caratteristiche di questo tipo di controllo sono:
§ gli enti pubblici
sono autonomi per cui c’e la responsabilità degli amministratori dell’ente
pubblico
§ questo controllo
bada molto ai bisogni, agli obiettivi prefissati e tiene conto delle attività
da svolgere nel tempo es. piani, programmi, progetti… ma soprattutto bada ai
risultati ottenuti in relazione ai fondi disponibili
Quindi
l’attività di controllo si basa su 3 variabili unite tra loro:
§ unità organizzative
§ obiettivi
§ risorse
Il
sistema di controllo manageriale è costituito all’interno delle discipline
aziendali da 3 elementi di base correlati tra loro:
- struttura
organizzativa del controllo che definisce in pratica la tipologia e
l’entità delle risorse che ogni unità organizzativa può e deve impiegare o
acquisire come risultato dei propri compiti in relazione a obiettivi dati
- struttura
informativa del controllo essa è costituita dagli strumenti di
rilevazione, di classificazione e rappresentazione che servono alla
struttura alla struttura
organizzativa del controllo stesso
e comprende sistemi contabili extra-contabili e di reporting. Questa
struttura informativa del controllo tiene conto degli indicatori che non
sono altro che fattori che si tengono d’occhio tipo dei parametri
prefissati, gli indicatori
contabili misurano della gestione tramite: - contabilità
finanziaria cioè l’ammontare di risorse
finanziarie
assegnate a ciascun servizio o ciascuna
struttura
-
contabilità
economico-patrimoniale generale cioè
la misurazione dei risultati economici
globalmente consegnati dall’azienda
-
contabilità
economico-patrimoniale analitica riferita a singole unità operative.
Mentre
gli indicatori extracontabili
tengono conto di altri indicatori quali:
-
indicatori di
attività
numero delle attività
-
indicatori di
efficienza
rapporto tra risorse assorbite e i risultati conseguiti
-
indicatori di
efficacia
misurano il grado di raggiungimento
degli obiettivi fissati in sede di programmazione essi si dividono in indicatori di gestione ( rapporto tra le
prestazioni effettuate e quelle programmate) indicatori sociali ( rapporto tra le modificazioni effettuate nell’area dei bisogni e quelle definite
attese in fase di programmazione)
-
indicatori di
qualità
si riferiscono alle caratteristiche delle prestazioni rese
-
indicatori di
equità
fanno riferimento ai criteri secondo i quali viene selezionata la domanda ed
organizzata l’offerta dei servizi
Differenze
tra controllo burocratico e manageriale
- legittimazione
-
per il controllo burocratico la P.A. si legittima in
quanto strumento operativo dello stato
-
per il controllo manageriale la legittimazione della P.A. si basa sull’effettiva capacità di
produrre beni economici secondo efficienza e secondo una certa qualità e
quantità in base alle esigenze della comunità
- oggetti e
criteri
-
il controllo burocratico si occupa di singoli atti,
separatamente considerati
-
il controllo manageriale di sistemi operativi e processi considerati nella loro unitarietà
e interdipendenza
- comportamenti
-
il controllo burocratico spinge alla ricerca di uniformità di comportamenti
rispetto alle norme
-
il controllo manageriale favorisce la creatività e
la sperimentazione di innovazioni
- ambiente
-
il controllo burocratico è coerente con un ambiente ad evoluzione lenta e lineare
-
il controllo manageriale si riferisce ad un ambiente dinamico in
continua evoluzione
I controlli
esterni
I controlli esterni sono quelli posti in
essere da soggetti inseriti nella struttura organizzativa dei vari istituti
oggetto di controllo. I controlli esterni conservano un impostazione di tipo
tradizionale e si fondono sulla distinzione tra controllore e controllato e
sulla possibilità che da un esito sfavorevole del controllo ne consegue una
sanzione per l’ente o per il soggetto controllato.
Tra i controlli esterni ricordiamo quelli:
-
controlli della corte dei conti che controlla sia
gli agenti contabili cioè quelli che a qualsiasi titolo maneggiano il denaro
pubblico o le merci dello stato, il
controllo si fa sulla ricerca di reati come l’ appropriazione indebita di
denaro pubblico o utilizzo dello stesso per finalità diverse da quelle fissate
dalla legge
-
controlli del commissario del governo che controlla
il rispetto da parte delle regioni delle norme che tutelano l’unitarietà dello
Stato, prevalentemente si tratta di controlli di legittimità che di merito
-
controlli degli organi regionali di controllo che
esercitano il controllo preventivo di sola legittimità sugli atti dei consigli
provinciali e comunali limitatamente a
materie previste dalla legge
-
controllo dei revisori dei conti negli enti pubblici
nominati direttamente dagli enti dove essi operano essi collaborano o formulano pareri con l’organo preposto,
vigilano sulla regolarità finanziaria ed economica della gestione effettuano verifiche di cassa…
Controlli
interni
Per i controlli interni si fa riferimento al
decreto legislativo 286/1999 che prevede una quadripartizione del sistema di
controllo interno:
-controllo di regolarità amministrativa e
contabile sono finalizzati a garantire la legittimità, la regolarità e la
correttezza dell’azione amministrativa, tra i più importanti ricordiamo i
controlli preventivi fatti dagli uffici di ragioneria tesi verificare al
copertura finanziaria degli atti che comportano spesa a carico dei bilanci
dell’ente
-controllo di gestione viene identificato
come un’attività preordinata a verificare l’efficacia, l’efficienza e
l’economicità dell’azione amministrativa al fine di ottimizzare il rapporto tra
costi e risultati
-valutazione della dirigenza che è compito
del responsabile dell’ufficio dirigenziale interessato
-valutazione e controllo strategico che
consente l’analisi della conformità o tra ciò che le norme intendono realizzare
a livello sociale e le risorse assegnate, esso è svolto da strutture che
riferiscono direttamente agli organi politici.
L’IMPATTO DELLE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA
COMUNICAZIONE
Il sistema informativo aziendale è uno dei
requisiti per i quali definiamo una P.A. essere un azienda, in quanto le
aziende pubbliche per essere tali devono avere 3 requisiti fondamentali:
1. requisiti strutturali
2. requisiti tecnologici
3. requisiti organizzativi
Il sistema informativo aziendale si distingue
dal sistema informatico che è costituito dagli strumenti tecnologici quali
computer e software che sono utilizzati
dall’azienda stessa per snellire le sue attività.
Il sistema informativo che è un insieme
organizzato di procedure destinate a fornire e gestire informazioni ed utilizza
le varie tecnologie del sistema
informatico, il sistema informativo è
preposto alla rilevazione, elaborazione ed archiviazione di tutti i dati in
entrata ed uscita, esso è alla base dell’attività aziendale poiché se non si
hanno i dati a disposizione non si possono prendere le decisioni, valutare la
qualità, fare una attenta programmazione dei servizi….
Le nuove tecnologie permettono approcci
innovativi in vari campi come:
-
modalità e strumenti per la gestione di contabilità
generale, analitica,pianificazione strategica, analisi della domanda dei
servizi….
-
Modalità e stili di comunicazioni come
l’introduzione nella P.A. di internet
quindi apertura di siti internet, depliant elettronici, forum, offerta
on-line….ma anche e soprattutto l’utilizzo di internet come canale di dialogo tra amministrazione
pubblica e cittadini che si caratterizza per la presenza di interattività nella
comunicazione tra essi.
-
Modalità di gestione del consenso democratico cioè lo scambio riguardanti es. campagne
elettorali, votazioni, sondaggi di opinione,
adozioni di nuove tecnologie da parte degli organismi legislativi…
Ciò che viene chiesto all’ente non è una semplice redistribuzione interna ma
l’adozione di nuove tecnologie operative da inserire in un attività quotidiana
che tiene conto della disponibilità e delle potenzialità dei nuovi strumenti,
tale cambiamento causa inevitabili ritardi nell’introduzione di nuove
tecnologie poiché questi ultimi sono percepiti come una minaccia per gli
esponenti del modello tradizionale
burocratico e statico dell’A.P. . Pertanto il cambiamento rappresenta un
importante opportunità di miglioramento e di sviluppo delle relazioni creando ad es. delle vere e proprie reti sul
territorio con le varie amministrazioni, ci
si può aprire verso gli utenti esterni es. per prenotazioni di servizi,
accesso all’ anagrafe pubblica
SOGGETTI PRIVATI E INTERESSE GENERALE
Ogni azienda sia pubblica che privata,
concorre al miglioramento del benessere sociale ed economico della comunità di
riferimento, si è sviluppato cosi l’approccio
di responsabilità sociale che
propone principi e criteri di conduzione dell’azienda che consentono di
massimizzare la soddisfazione di tutti gli interessi cercando di minimizzare gli sforzi. Sul piano
storico e pratico si hanno vari livelli
che caratterizzano l ‘approccio di responsabilità sociale e sono:
-
Primo livello consiste nel riconoscere ed accertare
che l’azienda deve essere considerata patrimonio dell’intera società che va
utilizzato come tale e va preservato per il futuro
-
Secondo livello
dove l’economia deve essere intesa al servizio della persona e non
viceversa, la responsabilità sociale in questo caso vuol dire che l’azienda
adatta le modalità organizzative più idonee a valorizzare le conseguenze, le
competenze e le capacità delle persone nonché si impegna ad aiutare e risolvere
problemi della persona e della sua famiglia es. Introducendo l’orario
flessibile per le donne che hanno bambini….
-
Terso livello riguarda i rapporti dell’azienda con
altri soggetti quali: fornitori di materie prime dove l’azienda deve essere
responsabile e rispettare le condizioni
contrattuali; finanziatori ; clienti essere leale e non utilizzare
comunicazioni ingannevoli o dare beni nocivi…
-
Quarto livello riguarda i rapporti dell’azienda con
l’amministrazione pubblica (stato, regione, comune..) es. sarebbe quello di evitare evasione fiscale come
contromossa ad una pressione fiscale ritenuta eccessiva rispetto alla qualità
dei servizi
-
Quinto livello riguarda la tutela dell’ambiente
-
Sesto livello risolvere problemi generali della
società come es. realizzare opere di pubblica utilità, partecipare a programmi
di recupero territoriale…..
Diversi sono gli strumenti dove poter
realizzare tutto questo essi sono:
-note integrative di bilancio
-documenti specifici es. rapporti sociali
-bilanci sociali
R.M.
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