“Dalla povertà all’esclusione sociale”
Il più grave problema della
società odierna è la povertà che concorre all’esclusione di individui, famiglie
e gruppi, rappresenta un fenomeno complesso che si è modificato nel corso degli
anni ed attualmente il fenomeno è difficile rilevarlo in quanto venendo meno il
rapporto tra posizione economica e sociale mancano quindi quei parametri
essenziali che posso mettere appunto delle lotte efficaci contro la povertà
stessa. A partire dagli anni 80 il fenomeno povertà si è messo in luce in
molteplici aspetti :
-1° aspetto dove essa non è più un fenomeno unilaterale
ma multidimensionale cioè che comprende una pluralità di fattori es. assistenza
sociale, istruzione, cibi, casa…;
-2° aspetto pone in risalto la
cosiddetta povertà relativa( che tiene conto del rapporto tra gli individui e
del livello medio di vita il PIL) con il superamento della povertà
assoluta(basata sul valore monetario per l’acquisto di beni e servizi ritenuti
essenziali per condurre una vita dignitosa il reddito : consumi);
-3° aspetto pone invece il superamento
della povertà statica (fondata su criteri predefiniti come il reddito, le
condizioni abitative, le condizioni alimentari…) nei confronti della povertà
dinamica( incentrata su processi di impoverimento di tutti i gruppi sociali in
particolari dei disabili, anziani, donne, bambini…). Quindi la nuova povertà e
relativa - dinamica ed ha introdotto il
concetto di ESCLUSIONE SOCIALE un fenomeno che non fa riferimento alla mancanza
di reddito ma si riferisce alla mancanza di capitale sociale cioè le varie relazioni
su cui un individuo può contare per sentirsi integrato in una società. Il
termine esclusione sociale è stato utilizzato per la 1° volta in Francia nel 1974 dal sociologo Renè Lenoir che constatò per la prima volta l’estensione
della povertà sociale non solo ai poveri ma anche ad individui di differente
estrazione sociale, egli comprese nel grande paniere degli esclusi i portatori di handicap, anziani, tossici,
vagabondi, prostitute….tutti quelli che avevano bisogno di assistenza
istituzionalizzata (che veniva dallo stato). Venne istituito la cosiddetta soglia
di povertà un parametro che indica
quali sono i poveri e quali no in base al reddito medio familiare pro-capite
dove veniva considerato il parametro del 60% al di sotto del quale si trovano i
poveri.
Domanda: la definizione di
esclusione sociale sostituisce la nozione di povertà?
Risposta: la definizione di
esclusione sociale è più ampia ma non sostituisce la nozione di povertà, ma
alcuni sostengono che la povertà si riferisce alla mancanza di mezzi che rende
il soggetto incapace di reagire di fronte a tale situazione mentre l esclusione
si riferisce alla mancanza di risorse sociali cioè di relazione che impediscono
agli esclusi l esercizio dei propri diritti.
Si è cosi sviluppato un dualismo
tra INSIDE ed OUTSIIDE che sposta l attenzione non più sulle persone povere
(fenomeno di inside) ma sulle istituzioni che non sono capaci di attuare
meccanismi validi di inclusione (fenomeno outside). Un altro concetto che si
sviluppa negli anni 60 è UNDERCLASS che evidenzia la condizione
particolare di gruppi come le
popolazioni di colore delle grandi città collocate ai margini di una società,
questo termine fu introdotto da Myrdal per attrarre l’attenzione pubblica sulle
strategie di sopravvivenza attivate da individui esclusi dagli standard della
società. Negli anni 90 viene invece abbandonato il termine povertà mentre viene
sempre + utilizzato il termine di esclusione sociale e molti sociologi dico le
loro impressioni sul fenomeno dell’esclusione
tra questi troviamo: De Fucal e Afficart che dichiarane che l’esclusione è
rappresentato dall’effetto di alcuni fattori di rilievo quali la povertà
materiale, le malattie, analfabetismo….; per Paugam invece l esclusione è
connessa alla desqualification sociale cioè la fragilità sociale, mancanza di
lavoro, rottura dei legami familiari….tutto questo determina la cosiddetta
spirale della precarietà dove l esclusione interessa un gruppo eterogeneo di
persone ed è per questo che determina un approccio non più statico ma dinamico
non più basato sul reddito ma su caratteristiche fisiche e sociali. E negli
anni 90 che tutti i paesi del mondo tra
cui Stati Uniti e Unione Europea concorrono creando strategie per eliminare l
esclusione sociale creando delle politiche sociali capaci di abbattere questo
fenomeno, l’ esclusione sociale e l’ integrazione sociale sono diventate i problemi importanti che
furono affrontati nel Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale di Copenaghen
organizzato dalle Nazioni Unite nel 1995 dove i capi di stato e di governo di
ben 186 paesi si sono riuniti per discutere definendo gli obiettivi che
riguardano la lotta alla povertà e all’esclusione sociale analizzando le cause
e mettendo a punto gli strumenti di lotta per contrastare questo fenomeno
attraverso l integrazione sociale.
A Copenaghen fu adottata una
DICHIARAZIONE e un PROGRAMMA D’AZIONE.
-La Dichiarazione non è
vincolante per gli stati firmatari ma
essi stessi si sono impegnati a risolvere i relativi problemi di :
malnutrizione, corruzione, criminalità organizzata, terrorismo…attraverso un
coordinamento nazionale regionale internazionale rispettando i diritti umani
quali l’uguaglianza, libertà…Nel vertice di Copenaghen aveva messo in risalto
che i più colpiti dalla povertà sono donne, bambini, anziani, disabili….distinguendo
così la povertà estrema caratterizzata dalla totale privazione dei
bisogni umani di base quali cibo, acqua potabile, strutture sanitarie, alloggi,
istruzione…dalla povertà urbana con problemi sociali come il sovrappopolamento,
l’inquinamento delle acque, la criminalità….
-Programma d’azione fu fatto a
favore dello sviluppo sociale e del benessere assumendosi tutti e 186 paesi 10
impegni a noi interessano solo il 2 e 4
impegno.
Il secondo impegno
finalizzato alle eliminazione della povertà nel mondo entro un periodo di tempo
questi sforzi dovrebbero comprendere l eliminazione della fame e della
malnutrizione, la sicurezza alimentare, l’istruzione, l’occupazione, i servizi
sanitari di base, acqua potabile, miglioramento condizioni igieniche sanitarie,
costruzione di alloggi….e gli stati partecipanti a Copenaghen
si sono impegnati a incoraggiare tutti i donatori internazionali, le
banche internazionali a sostenere i programmi volti a realizzare lo sviluppo
dei paesi poveri in particolare dell’Asia del sud.
Il quarto impegno mira a
promuovere l integrazione sociale che si concretizza con la realizzazione di
una società per tutti dove ogni individuo con i propri diritti e proprie
responsabilità abbia un ruolo attivo basato sul rispetto dei diritti e delle
libertà fondamentali, delle diversità culturali e religiose, della giustizia
sociale, e delle particolari esigenze dei gruppi più svantaggiati. A livello
Nazionale gli stati devono eliminare la
discriminazione in tutte le sue forme e
raggiungere
l integrazione sociale attraverso l
istruzione, l’uguaglianza sia formale
che sostanziale; mentre a livello internazionale gli stati si sono impegnati nell’applicazione di
strumenti relativi alla protezione dei diritti umani, sviluppo economico
umanitario….attraverso i vari trattati internazionali che divengono vincolanti
per gli stati firmatari.
Il programma d’azione non è altro
che la traduzione in termini
pratici (la pratica, la messa in
opera) degli intenti assunti dalla dichiarazione, ma entrambi non hanno
prodotto effetti esaltanti e fino al 2000 molti paesi non sono stati in grado
di formulare strategie e superare i limiti della dichiarazione e dopo 5 anni
nel 2000 è stato fatto a Ginevra un altro vertice chiamato
Copenaghen + 5 , nel quale
fu affrontata la questione del debito estero che gravava su quasi tutte
le nazioni del sud del mondo e i paesi interessati (sud africa) si
trovavano in grave difficoltà nel
restituire il loro debito ogni anno costretti a pagare gli interessi che a
volte superavano il costo del debito stesso, tutto ciò comportava che questi
paesi non erano in grado di svilupparsi al loro interno in modo adeguato
dovendo pagare il loro debito alle nazioni più ricche.
A Ginevra fu stilato un documento di revisione di quanto
stabilito durante il vertice di Copenaghen avanzando nuove proposte con
iniziative destinate a rendere effettivi gli impegni sociali assunti, con una
particolare attenzione al debito estero dei paesi più in via di sviluppo, e si
decise che entro il 2015 si doveva
eliminare la cosiddetta povertà estrema
considerando che un quinto della popolazione mondiale vive con un dollaro al giorno, per rispettare
questa data c’era bisogno della
partecipazione globale di tutti i paesi coinvolti più ricchi e più poveri in una serie precisa
di responsabilità :
- I paesi poveri dovevano riformare le loro politiche
destinando le proprie risorse al raggiungimento dei primi 7 obbiettivi quali la
fame, l’istruzione, l’uguaglianza, ridurre la mortalità infantile, migliorare
la maternità, ridurre HIV, le varie
malattie, sostenere l ambiente;
- I paesi più ricchi si
impegnarono a raggiungere 8 obiettivo cioè garantire la riduzione del debito
dei paesi in via di sviluppo attraverso la garanzia di migliori opportunità
commerciali, regole di mercato più eque. Per gli Stati Uniti attuare tutto
questo è stato facile perchè al suo
interno già c’era la carta Costituzionale dell’ONU che lo prevedeva, ma per
L’Europa non è stato facile perché ha
dovuto superare una serie di ostacoli perchè la comunità Europea nasce nel 57
come organo sopranazionale e con entità economica e non sociale ed infatti il
termine di esclusione entra a far parte nella normativa europea solo nel 1989 nella Risoluzione dei Ministri degli Affari
Sociali dove la comunità volle sottolineare l importanza dell’impegno contro il
fenomeno in questione, ed è in questo periodo che Jack Delors con la sua
presidenza diede una svolta
decisiva in un ottica fatta solo di
economia di mercato attraverso ATTO UNICO EUROPEO 1987 non vincolante per i
paesi ma è un atto politico importante perchè traccia la strada alle future
norme comunitarie, viene nominato il termine di esclusione anche nella Carta
Comunitaria dei diritti sociali dei lavoratori 1989 che afferma che i lavoratori esclusi dal lavoro devono usufruire di adeguate risorse per un buon proseguimento
ella loro vita. Nonostante però la frequenza
dell’utilizzo del termine esclusione esso però non ha assunto dignità
costituzionale sino al trattato di Nizza 2001 dove la parola esclusione entra
nel gergo comunitario assumendo una
dignità costituzionale trovandosi nel trattato documento vincolante per
tutti, ne parla art. 34 dicendo “ l unione riconosce il diritto alla protezione
contro esclusione sociale e la povertà
con l’obiettivo di garantire un esistenza dignitosa a tutti coloro che non
dispongono risorse sufficienti”.
L’ultima tappa dove possiamo
trovare la parola esclusione è nel trattato sulla costituzione 2004 nella parte
I art. 3 che contempla tra gli obiettivi dell’ unione la lotta all’esclusione
sociale.
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